20 6 17 Spazio Merini Cineforum – «La signora della porta accanto»

20 giugno ore 21.00: Spazio Merini Cineforum, a cura di Maria Ferrone. Nella rassegna “Frammenti dell’universo femminile” il film La signora della porta accanto (Francia 1981). Regia di François Truffaut.

Contributo all’ingresso € 6,00 comprensivo di calice augurale. E’ gradita la prenotazione a info@lacasadelleartiste.it

 

Titolo originale La femme d’à côté
Paese di produzione Francia
Anno 1981
Durata 106 min
Genere drammatico
Regia François Truffaut
Soggetto François Truffaut, Suzanne Schiffman e Jean Aurel
Sceneggiatura François Truffaut, Suzanne Schiffman e Jean Aurel
Produttore Les Films du Carrosse, Tf1 Films Productions
Fotografia William Lubtchansky
Montaggio Martine Barraqué, Marie-Aimée Debril (assistente)
Musiche Georges Delerue
Scenografia Jean-Pierre Kohut-Svelko
Costumi Michèle Cerf
Trucco Thi-Loan Nguyen
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali

La vita di Bernard scorre piuttosto tranquilla: una bella famiglia ed una bella casa. A rompere quest’equilibrio è l’arrivo di una coppia di vicini di casa.

Nei pressi di Grenoble, la signora Odile Jouve, che gestisce il circolo di tennis locale, senza potere giocare perché ha una protesi alla gamba destra, introduce la storia di Bernard e Mathilde, il cui dramma si è già consumato.

Dopo alcuni anni una storia d’amore folle improvvisamente riemerge, quando Philippe e Mathilde si trasferiscono nella casa di fronte a quella di Bernard, sua moglie Arlette e il piccolo Thomas. Otto anni prima una storia devastante ha segnato Bernard e Mathilde ed ora si ritrovano a vivere non in un caotico condominio tra le strade della grande città, bensì in due case di campagna isolate, luoghi in cui è impossibile fuggire agli sguardi degli altri.

Le due coppie devono per forza di cose fare conoscenza e così avviene. Mathilde cerca di ristabilire con Bernard un rapporto di amicizia, ma lui si mostra indifferente ed ostile; Bernard è sfuggente, come quando evita la cena organizzata da Arlette per festeggiare i nuovi vicini, fingendo di trattenersi sul posto di lavoro. Nell’occasione apprende dalla signora Jouve la vera ragione del suo handicap: vent’anni prima si gettò dal settimo piano per l’eccessivo amore verso un uomo partito per la Nuova Caledonia. Il turbamento e la fragilità assillano Bernard, mentre Mathilde mantiene un’apparente lucidità e nell’ossessivo ripetersi di telefonate cerca inutili giustificazioni e si dipinge un mondo nuovo fatto di serenità, buoni sentimenti e tranquillità. In più vorrebbe avere un rapporto di mera amicizia con il suo ex-amante.

Un giorno i due si incontrano in un supermercato. Prima parlano preoccupati di non intralciare il loro presente, ma poi si baciano e Mathilde sviene a terra. In una frazione di secondo il territorio è invaso dal passato. I due tornano ad essere amanti e si incontrano clandestinamente in un albergo a Grenoble. L’amore clandestino si trasforma nuovamente in passione e diventa una trappola per entrambi, l’unico modo per comunicare, visto che i due protagonisti sembrano impauriti ad affrontare il tema scottante riguardo agli anni passati insieme. Parlano clandestinamente attraverso il telefono con frasi brevi, dandosi appuntamenti figli di una patetica tensione. Non riescono a prolungare i loro discorsi, cercare un forte compromesso che li renda lucidi nell’affrontare la loro quotidianità.

Il matrimonio rappresenta per entrambi una via di fuga da una storia cruda, capace di gettare le reti nel campo sentimentale in un mare inquinato. Mathilde confesserà difatti che dopo Bernard ha sposato un giovane da cui ha divorziato immediatamente solo per cancellare la storia precedente ed ora presenta Philippe come l’uomo che l’ha tolta con i semplici gesti e un amore caldo dalla turbinosa realtà. Nessuno dei due però lo confessa con lucidità: l’ombra è sempre in preda di cacciare ed aggredire ora l’uno ora l’altro o tutti e due. Anzi, parlare del passato li trasforma in due corpi esclusivamente materiali che si uniscono, soffrono dopo l’atto sessuale, svengono. Corpi che si incontrano ma in realtà vorrebbero uccidersi.

Mathilde cerca a più riprese di allontanare il fantasma di Bernard, rifiuta di partire con lui e si mostra impaurita nel proseguire questa storia deviata, perché non vuole fare male al proprio marito. Bernard calamita le insicurezze della ragazza, tiene in mano il gioco, carpisce dalla più dettagliata espressione che dietro si nascondono altri sentimenti, se pur lacerati. Vuole egoisticamente recuperare. Il desiderio possessivo è una patologia che investe ora l’uno ora l’altra. Sembra quasi che ognuno di loro due intervenga quando l’altro cede.

Tutto ciò si avverte anche in ogni spazio dove i due si incontrano, il circolo del tennis, luogo di ritrovo e distrazione. Qui Mathilde ha occasione di conoscere Roland, un amico di Philippe, giovane editore entusiasmato dai fumetti per bambini che la ragazza disegna. Mathilde non riesce ad esprimersi sulle sue richieste di collaborazione. L’ombra la pervade e si consolida sempre più invece di cancellarsi. Il mostro del passato esplode quando Philippe prende parola ed annuncia che i due novelli sposi partiranno l’indomani per la luna di miele. La reazione di Bernard non si fa attendere ed è piuttosto violenta: segue la ragazza, la invita a non partire e poi la picchia senza controllare il lume della ragione.

Pochi giorni prima Jouve, ricevuto un telegramma da un fattorino, fugge per alcuni giorni a Parigi: il suo vecchio amante per il quale si è procurata la zoppia le ha annunciato che ben presto la verrà a trovare. Il crollo di Mathilde, ora che è stata picchiata da Bernard è totale. Se poco prima ha raccontato al marito di Bernard, descrivendolo come un uomo che aveva una relazione con la cugina ed era opportunista e ferocemente egoista, adesso è costretta a raccontare la verità. Cosa che non fa Bernard alla propria moglie, pronunciandosi come il martire di una donna che lo perseguitava e lo fa tuttora. La giovane moglie dopo il viaggio di nozze si smarrisce ulteriormente, poiché non intravede più la fiducia di Philippe. Alla presentazione del suo primo libro edito dalla casa editrice di Roland è preda di un esaurimento nervoso, cade a terra e viene ricoverata in ospedale.

I ruoli improvvisamente si invertono: Bernard mette la maschera in volto, si mostra freddo. Mathilde cerca solo lui e lo confessa al marito. Il cinismo comincia a serpeggiare nei pensieri di Mathilde, distaccata dalle parole del dottore che la definisce una donna a cui piace soffrire piuttosto che vivere o morire. Mathilde viene disegnata come un personaggio che ama la sua malattia, poiché è una difesa contro il resto del mondo. Forse è vero. La giovane eroina pervasa dai sensi di colpa ha un solo modo per uscire da questa morsa che l’ha stretta e fatta soffrire per anni: uccidere Bernard. E così avviene qualche giorno dopo, quando con il marito si è trasferita al centro di Grenoble. Durante la notte torna nella sua vecchia abitazione e lascia aperta la porta di casa affinché faccia rumore e svegli Bernard. L’uomo scende e si dirige nell’abitazione a fianco. Entra e trova Mathilde che lo aspetta sorridente, vestita in modo seducente. I due fanno l’amore, ma questa volta la giovane estrae la pistola dalla borsetta e spara al suo vecchio amante prima di uccidersi.

La signora Jouve, concludendo il racconto suggerisce un epitaffio funerario per i due amanti: ” né con te, né senza di te”, aggiungendo: “ma nessuno chiederà il mio parere”.


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