Alda Merini

fotografia di Giuliano Grittini
fotografia di Giuliano Grittini

 

Ringraziamo Valentina Di Cesare per l’articolo pubblicato su La Voce di New York il 14 gennaio 2020.

 

ALDA MERINI – Notizie biografiche a cura de La casa delle Artiste – Casa delle Arti – Spazio Alda Merini

Alda Giuseppina Angela Merini nasce il 21 marzo 1931 a Milano in viale Papiniano, 57 in una famiglia di condizioni economiche modeste. Il padre, Nemo Merini, era dipendente presso le assicurazioni la “Vecchia Mutua Grandine ed Eguaglianza il Duomo”, la madre, Emilia Painelli, casalinga; era secondogenita di tre figli, tra Anna ed Ezio. Della sua infanzia si conosce quel poco che lei stessa scrisse in brevi note autobiografiche: «una ragazza sensibile e dal carattere melanconico, piuttosto isolata e poco compresa dai suoi genitori ma molto brava ai corsi elementari». Non potendo frequentare il liceo Manzoni perché respinta in italiano, compie gli studi superiori all’Istituto professionale Laura Solera Mantegazza e, contempo­raneamente, si dedica allo studio del pianoforte.

Compone le prime liriche a quindici anni e, nel ‘47 inizia a frequentare la casa di Giacinto Spagnoletti, critico letterario, poeta e romanziere (Taranto, 8.2.1920 – Roma, 15.6.2003), considerato tuttora il primo scopritore della poetessa, dove conosce Giorgio Manganelli, scrittore, traduttore, giornalista e critico letterario (Milano 15.11.1922 – Roma 28.5.1990) – che fu un vero maestro di stile per lei, oltre che suo primo grande amore a cui dedicò la sua prima raccolta poetica (1953), ove, immedesimandosi in Euridice, arrivò a identificarlo in un novello Orfeo.

Ma il ‘47 è anche l’anno in cui si manifestano i primi sintomi di quella che sarà una lunga malattia; Merini incontra “le prime ombre della sua mente” e viene internata per un mese nella clinica Villa Turro. Quando ne esce, ad attenderla c’ è Manganelli: lui 27 anni, sposato, lei appena sedicenne; vivranno cinque anni di amore intenso e contrastato che si interruppe traumaticamente quando egli si trasferì definitivamente a Roma.

Nel ’51, l’editore Vanni Scheiwiller (Milano 8.2.1934 – 17.10.1999), l’eccellenza nell’editoria di poesia e nella letteratura di qualità e ricerca, su consiglio di Eugenio Montale e Maria Luisa Spaziani, include alcune sue liriche nel volume Poetesse del Novecento, evento che legittima l’ingresso di Merini nel panorama della poesia di qualità. Già da questi primi componimenti si intuiscono quelli che saranno motivi ricorrenti nella poetica della Merini: l’intreccio di temi erotici e mistici, di luce e di ombra, il tutto però amal­gamato da una concentrazione stilistica notevole, che nell’arco degli anni lascerà spazio a una poesia più immediata, intuitiva.

Dopo la partenza di Manganelli da Milano, nel periodo che va dal ‘50 al ‘53, la Merini frequenta Salvatore Quasimodo, poeta e premio Nobel per la letteratura nel 1959, al quale dedica due liriche.

Nel ‘54 sposa Ettore Carniti, di professione panettiere. In un’intervista, grazie alla sua ironia, Merini afferma che, conscia che “Carmina non dant panem”, lei aveva deliberatamente sposato un panettee!

Il ‘55 è l’anno della nascita della prima figlia, Emanuela; al pediatra della bambina, Pietro De Paschale, è dedicata un’intera raccolta di poesie. Nel 1958 nasce la seconda figlia Flavia. Segue un silenzio durato vent’anni.

Nel ’62, dopo un violento litigio con il marito, viene internata nel manicomio Paolo Pini, dal quale uscirà defi­nitivamente solo nel ‘72 – a parte brevi periodi durante i quali ritorna in famiglia e nascono altre due figlie: Barbara e Simona. – ma l’alternanza di periodi di lucidità e follia continua fino al ‘79. Anche a posteriori, Merini non imputerà mai al marito la colpa del suo internamento: era un uomo semplice, «elementare se per elementare si intendono gli elementi della Natura. Il suo realismo mi tenne sempre in piedi.»

Merini racconta in un’intervista: «Fui quindi internata a mia insaputa, e io nemmeno sapevo dell’esistenza degli ospedali psichiatrici perché non li avevo mai veduti, ma quando mi ci trovai nel mezzo credo che impazzii sul momento stesso: mi resi conto di essere entrata in un labirinto dal quale avrei fatto molta fatica a uscire. Mi ribellai. E fu molto peggio. La sera vennero abbassate le sbarre di protezione e si produsse un caos infernale. Dai miei visceri partì un urlo lancinante, una invocazione spasmodica diretta ai miei figli e mi misi a urlare e a calciare con tutta la forza che avevo dentro, con il risultato che fui legata e martellata di iniezioni calmanti. Non era forse la mia una ribellione umana? Non chiedevo io di entrare nel mondo che mi apparteneva? Perché quella ribellione fu scambiata per un atto di insubordinazione? Un po’ per l’effetto delle medicine e un po’ per il grave shock che avevo subito, rimasi in istato di coma per tre giorni e avvertivo solo qualche voce, ma la paura era scomparsa e mi sentivo rassegnata alla morte.
Dopo qualche giorno, mio marito venne a prendermi, ma io non volli seguirlo. Avevo imparato a risconoscere in lui un nemico e poi ero così debole e confusa che a casa non avrei potuto far nulla.
E quella dissero che era stata una mia seconda scelta, scelta che pagai con dieci anni di coercitiva punizione. Il manicomio era sempre saturo di fortissimi odori. Molta gente addirittura orinava e defecava per terra. Dappertutto era il finimondo. Gente che si strappava i capelli, gente che si lacerava le vesti o che cantava sconce canzoni.
Noi sole, io e la Z., sedevamo su di una pancaccia bassa, con le mani raccolte in grembo, gli occhi fissi e rassegnati e in cuore una folle paura di diventare come quelle là. In quel manicomio esistevano gli orrori degli elettroshock. Ogni tanto ci assiepavano dentro una stanza e ci facevano quelle orribili fatture. Io le chiamavo fatture perché non servivano che ad abbrutire il nostro spirito e le nostre menti. La stanzetta degli elettroshock era una stanzetta quanto mai angusta e terribile; e più terribile ancora era l’anticamera, dove ci preparavano per il triste evento. Ci facevano una premorfina, e poi ci davano del curaro, perché gli arti non prendessero ad agitarsi in modo sproporzionato durante la scarica elettrica. L’attesa era angosciosa. Molte piangevano. Qualcuna orinava per terra. Una volta arrivai a prendere la caposala per la gola, a nome di tutte le mie compagne. Il risultato fu che fui sottoposta all’elettroshock per prima, e senza anestesia preliminare, di modo che sentii ogni cosa. E ancora ne conservo l’atroce ricordo».

Nel ‘79 Merini rompe il silenzio e inizia a lavorare su quello che è considerato il suo capolavoro: La Terra Santa, vincitrice del Premio Librex Montale nel ‘93. È l’inizio di una poetica diversa, impregnata della devastante esperienza manicomiale. Si tratta di liriche di un’intensità po­tente, dove la realtà lascia il posto all’idea stessa del reale, sublimata e deformata dal delirio della follia.

La prima proposta di stampa dell’opera fu accolta da una totale indiffe­renza da parte degli editori. Solo nel 1984 Schweiller darà alle stampe la prima edizione de La Terra Santa, segnando la fine dell’ostracismo dell’artista.

Merini inizia un’amicizia a distanza con Michele Pierri, medico e poeta tarantino. L’intesa fra i due si fa sem­pre più forte, malgrado i trent’anni e i chilometri che li separano; la loro fu una storia d’amore, vissuta per quasi quattro anni sul filo del telefono e in centinaia di lettere e poesia che soprattutto Alda inviava; si sposarono nel 1984 e Merini si trasferì a Taranto: il matrimonio durò quasi quattro anni che Alda così riassume: “per quattro anni fui una sposa felice”. Alda amò talmente Pierri da scrivere al Papa perché autorizzasse la loro unione mentre ancora Ettore era vivo (morì nel 1983): evidentemente trovò in lui tutte le doti umane, spirituali, morali, poetiche che sentiva necessarie alla propria felicità. La cura che Pierri le riservò produsse un periodo di proficua creatività per la Poetessa. La fase terminale della malattia di Pierri (morì nel gennaio 1988) condusse Merini nell’angoscia e fece naufragare quella tranquillità apparentemente raggiunta tanto da richiedere aiuto al reparto neuro dell’Ospedale tarantino. Dopo un brevissimo ricovero Alda, che si descrisse “malata di nostalgia” per Milano, fece ritorno in Ripa Ticinese 47, la sua abitazione dove oggi è apposta una lapide a ricordo. Successivamente, si parlò di un internamento nel manicomio di Taranto, ma non risponde a verità in quanto a Taranto non è mai esistito un manicomio (né una istituzione similare), inoltre dal 1978 la legge Basaglia aveva abolito gli “internamenti” e i manicomi stessi.

La leggenda dell’internamento nasce dagli stessi racconti di Alda che, nei due anni confusi che seguirono, visse un periodo tormentato di cure, nella sua Milano e non certo a Taranto. Chi ha conosciuto Alda sa perfettamente come spesso lei considerasse anche la fantasia parte integrante della realtà e come la poesia, unita all’ironia, siano state le leve propulsive del suo cammino, della sua rinascita dopo le sofferenze patite per la malattia e per quelle derivanti dall’allontanamento delle figlie che vennero affidate ad altre famiglie.

Alda Merini si spegne il 1 novembre 2009, all’età di 78 anni, all’Ospedale San Paolo di Milano. Nella sua bara vengono posti: una rosa rossa, un pacchetto di sigarette, pochi euro per pagare Caronte affinché la traghetti sull’altra sponda e la foto del marito Ettore.

Oggi Alda Merini è tumulata nel Cimitero Monumentale di Milano, nella Cripta del Famedio.

Alda Merini è stata e continua ad essere una delle voci più potenti e prolifiche della poesia contemporanea. Negli ultimi anni soleva telefonare ai suoi editori più volte al giorno e anche durante la notte per dettare i suoi versi. È impossibile riuscire a dare un ordine, catalogare il lavoro di un’artista che ha fuso vita e arte in un’unica forma inscindibile.

 

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ALDA MERINI- BIOGRAPHY

 

Alda Giuseppina Angela Merini was born on March 21 1931 in Milan in Viale Papiniano 57, from a family of modest economical conditions. Her father, Nemo Merini worked for an insurance company “La Vecchia Mutua Grandine ed Eguaglianza il Duomo”, her mother, Emilia Painelli was a housewife. Second of three children, between Anna and Ezio, of her childhood we know the little she writes in short autobiographical notes: “a sensitive girl with a melancholic character, rather lonely and lacking of understanding from her parents, but very good in primary schools”. She could not attend Liceo Manzoni (secondary school) because she had failed in Italian and so she goes to a professional school Laura Solera Mantegazza and, at the same time, studies the piano. At fifteen years old she writes her first lyrical poems and, in 1947, she begins to go to Giacinto Spagnoletti’s, a literary critic, poet and novelist (Taranto, February 8, 1920- Rome, June 15, 2003). He is still considered the first person who discovered Alda Merini as a poet. There she met Giorgio Manganelli, a writer, translator, reporter and critic (Milan, November 15, 1922- Rome, May 28 1990) who became a real master for what concerns her style and also her first great love to whom she dedicated her first collection of poems (1953) in which she identifies herself with Euridice and Giorgio Manganelli with a new Orfeo. But 1947 is also the year in which the symptoms of what will become a long disease appear. Merini meets “the first shadows of her mind” and is placed for one month at Villa Turro (a mental hospital). When she comes out, Manganelli is there waiting for her: he was 27, married, she, only sixteen; they will live five years of a deep love full of contrasts that broke up in a traumatic way when he definitively moved to Rome. In 1951, the publisher Vanni Scheiwiller (Milano, February 8, 1934- October 17, 1999) who was an excellence of poetry, of high quality literature and research projects, following Eugeniio Montale’s and Maria Luisa Spaziani’s advice, includes some of Merini’s lyrics in the book Poetesse del Novecento. This event justifies Merini’s entry into quality poetry scene. Starting from these first works it is easy to guess what will be the recurring themes in Merini’s poetry: the alternation between erotic and mystic themes, light and shadow, all this very well merged by a remarkable style concentration that, as the years went by, will give space to a more immediate and intuitive poetry.

After Manganelli’s departure from Milan, from 1950 to 1953, Merini met and saw Salvatore Quasimodo, poet who won Nobel prize for literature in 1959 to which he dedicated two lyrical poems.

In 1954 she gets married to Ettore Carniti, owner of some bakeries in Milan. During an interview, thanks to her irony, the poet says that, being conscious of the fact that “Carmina non dant panem”, she married on purpose  a panettee (a baker)! 1955 is her first daughter’s birth, Emanuela: an entire collection of poems is dedicated to the little girl’s doctor, Pietro De Paschale. A long silence lasted twenty years follows. In 1962, after a tempestuous discussion with her husband, she is placed in the psychiatric hospital Paolo Pini. She will definitely come out only in 1972, except for some short periods in which she goes back to her family and she has three other daughters: Flavia, Barbara and Simona, but the alternation of moments of clearness and madness continues up to 1979. Even in retrospect, Alda Merini will never hold her husband responsible for her internment: he was a simple man, “elementary if by this word we mean the elements of Nature. His realism always helped me to hold up”.

In an interview, she says: “I was placed in that hospital without my knowledge and I didn’t even know there were Psychiatric hospitals because I had never seen them, but when I found myself there I think I became crazy right in that moment: I realized that I had entered a labyrinth from which I would come out with big efforts. I revolted and it became worse. In the evening protection bars were let down and that caused an infernal chaos. From my wombs came a piercing shout, an agonizing call to my children and I started yelling with all the strength I had; the result was that I was tied and bombarded with sedative injections. Wasn’t my revolt human? Didn’t I ask to enter the world that belonged to me? Why was that revolt being mistaken as an act of insubordination? Also as a consequence of the medicines and of the great shock I had suffered, I went into a coma of three days and I could hear only some voices, but fear had disappeared and I felt resigned to death. After some days, my husband came to take me home, but I didn’t want to follow him. I had learnt to see him as an enemy and I was so weak and confused that I would not be able to do anything at home. And they said that it was my second choice, a choice I paid with ten years of coercive punishment. The mental hospital was always full of very strong smells. Many people urinated and defecated on the floor. Everywhere it was the pandemonium. People that tore out their hair or their clothes or sang coarse songs. In that hospital the horrors of electroshock treatments existed. From time to time they gathered us in a room and practiced those horrible spells on us. I called them spells because the only result was that they dehumanized our souls and our minds. The little room where electroshocks were practiced was very narrow and terrible; worse was the waiting room where they prepared us for that sad event. They injected us a quantity of morphine and gave us curare as to avoid our limbs to get restless during electric discharges. The wait was anguished. Many of us cried. Someone urinated on the floor. Once I grabbed the throat of a ward sister in the name of all my prison mates. The result was that I was the first to be subjected to electroshock and without previous anaesthesia so that I could feel everything. I still remember that cruel event”.

In 1979, Alda Merini breaks the silence and starts to work on what is considered her masterpiece La Terra Santa that won the Librex Montale prize in 1993. It is the beginning of a different poetry, pervaded by the disastrous experience in the mental hospital. These lyrics are strongly deep, reality gives place to the idea of reality, sublimate and distorted by the delirium of madness. The first time in which the work was proposed for publishing, the publishers showed no interest for the idea. Only in 1984 Schweiller will publish the first edition of La Terra Santa, putting an end to the ostracism grown around the poet.

Marini starts a long distance friendship with Michele Pierri, a doctor and poet from Taranto. Their mutual understanding becomes stronger and stronger in spite of the thirty years of difference and the kilometres that separate them. It is a love story that they live for four years talking on telephone and writing hundreds of letters and poems sent mostly by Alda. They get married in 1983 and Merini moves to Taranto: the marriage lasts almost four years that Alda condenses in this way: “for four years I have been a happy bride”. Alda was so in love with Pierri that she wrote to the Pope as to have his permission to legalize their union while Ettore was still alive (he died in 1981); she obviously found in him all the human, spiritual, moral, poetical qualities that she felt necessary for her happiness. The care that Pierri took of her had the consequence for the poet of a period of fruitful creativity. The final stages of Pierri’s illness (he died in January 1988) brought Marini through distress and caused the failure of the peace she had seemingly reached so that they had to ask help to the neurologic ward of Taranto hospital. After a very short stay in the hospital, Alda who described herself as “homesick” for Milan, returned to Ripa Ticinese 47, her home, where today a memorial plaque is affixed. After, there were voices talking of another stay in the mental hospital of Taranto but there has never been such a structure in that city (or anything similar). Besides that, starting from 1978, Basaglia law had suppressed “internments” and even mental hospitals.

The legend of the internment comes directly from the stories Alda told. During the two confused following years she lived a troubled period of treatments in her Milan, certainly not in Taranto. Those who met Alda know perfectly how often she considered imagination as an integral part of reality and how poetry, together with irony, have been the propelling levers of her path, of her rebirth after the pains suffered for her illness and for those caused by the separation from her daughters who were placed in foster care to other families .

Alda Merini dies on November the first 2009, at 78 years old at San Paolo Hospital in Milan. In her coffin: one red rose, a packet of cigarettes, a few euros to pay Caronte who had to lead her on the other side and her husband  Ettore’s  photo.

Nowdays, Alda is buried in Cimitero Monumentale in Milan, in Famedio’s Crypt.

Alda Merini has been and still is one of the most powerful and prolific voice of contemporary poetry. In her last years, she used to phone to her publishers more than once a day and also during the night to dictate her lines. It is impossible to give an order or to classify the work of an artist who has merged life and art in a unique inseparable form.

 

By La Casa delle Artiste, Casa delle Arti – Spazio Alda Merini

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ALDA MERINI – DATOS BIOGRÁFICOS

Alda Giuseppina Angela Merini nace el 21 de marzo de 1931 en Milán, en viale Papiniano 57, en una familia de modestas condiciones económicas.El padre, Nemo Merini, era empleado de la compañía de seguros “Vecchia Mutua Grandine ed Eguaglianza il Duomo”, la madre, Emilia Painelli, dedicada al hogar; fue la segunda de tres hijos, nacida entre Anna y Ezio, y de su infancia se conoce lo poco que ella misma escribió en breves notas autobiográficas: «una muchacha sensible de carácter melancólico, muy aislada y poco comprendida por sus padres, pero muy buena estudiante desde la escuela primaria». Al no poder asistir al bachillerato Manzoni, ya que fue reprobada en italiano, cursa sus estudios superiores en el Instituto Profesional Laura Solera Mantegazza y, al mismo tiempo, se dedica al estudio del pianoforte. Compone sus primeros poemas a la edad de quince años y en 1947 inicia a frecuentar la casa de Giacinto Spagnoletti, crítico literario, poeta y novelista (Taranto, Italia, 8/2/1920 – Roma, Italia, 15/6/2003), todavía considerado el primer descubridor de la poeta, y allí conoce a Giorgio Manganelli, escritor, traductor, periodista y crítico literario (Milán, Italia, 15/11/1922 – Roma, Italia, 28/5/1990). Manganelli fue un verdadero maestro de estilo para Merini, además de ser su primer grande amor, y fue a él quien dedicó su primera colección poética (1953) en la que, identificándose con Eurídice, llegó a considerarlo como un joven Orfeo. Pero 1947 es también el año en que se manifiestan los primeros síntomas de la que sería una larga enfermedad; Merini encuentra «las primeras sombras» y es internada durante un mes en la clínica Villa Turro. Cuando sale de allí, encuentra a Manganelli esperándola: él con 27 años de edad, casado, ella con tan sólo 16; vivirán cinco años de amor intenso y obstaculizado que se interrumpió traumáticamente cuando él se muda definitivamente a Roma. En 1951, el editor Vanni Scheiwiller (Milán, 8/2/1934 – 17/10/1999), la excelencia en la editorial de poesía y en la literatura de calidad e investigación, bajo consejo de Eugenio Montale y Maria Luisa Spaziani, incluye algunos de sus poemas en el libro Poetesse del Novecento (Poetisas del Siglo XX) refrenda la admisión de Alda Merini en el panorama de la más alta poesía. Ya con estas primeras composiciones poéticas se pueden intuir lo que será recurrentes temas en su poética: el entrelazamiento de temas eróticos y místicos, de luz y sombra, todo esto, sin embargo, amalgamado por una concentración estilística notable que, con el pasar de los años, dejaría espacio a una poesía más inmediata e intuitiva.

Después de que Manganelli dejara Milán, en el período que va de 1950 a 1953, Merini frecuenta a Salvatore Quasimodo, poeta y premio Nobel de literatura en 1959, a quien ella dedica dos poemas.

En 1954 se casa con Ettore Carniti, propietario de algunas panaderías en Milán. En una entrevista, Merini – con su característica ironía – afirma que, consciente de que «Carmina non dant panem» (La poesía no da pan), ella había deliberadamente desposado a un panadero. En el año 1955 nace su primera hija, Emanuela; al pediatra de la niña, Pietro, Alda dedica una colección completa de poemas. Sigue un silencio que duraría veinte años. En 1958 nace su segunda hija, Flavia. En 1962, después de un violento altercado con su esposo, es internada en el manicomio Paolo Pini, del cual saldría definitivamente hasta el año 1972 – salvo breves períodos durante los cuales regresa con su familia y nacen otras dos hijas: Barbara y Simona – pero la alternancia de períodos de lucidez y locura continúa hasta 1979. Aún después, Merini jamás atribuirá a su esposo la culpa de ese internamiento: era un hombre sencillo, «elemental, si por elemental se entienden los elementos de la Naturaleza. Su realismo siempre me mantuvo de pie.»

Alda Giuseppina Angela Merini nace el 21 de marzo de 1931 en Milán En 1979 Merini rompe el silencio e inicia a trabajar en la que es considerada su obra maestra: La Terra Santa (La Tierra Santa), libro ganador del Premio Librex Montale, en 1993. Es el comienzo de una poética distinta, impregnada por la devastadora experiencia del manicomio. Se trata de poemas de una intensidad poderosa, donde la realidad deja lugar a la idea misma de lo real, sublimada y deformada por el delirio de la locura. La primera propuesta de impresión de la obra fue acogida por una total indiferencia por parte de los editores. Sólo en 1994, Schweiller entregará a la imprenta la primera edición de la Tierra Santa, poniendo fin al ostracismo que la artista había sufrido.

Merini inicia una relación a distancia con Michele Pierri, médico y poeta de la ciudad de Taranto, en el sur de Italia. Esta relación entre los dos se hace cada vez más fuerte, a pesar de los treinta años y los muchos kilómetros que los separan; la de ellos es una historia de amor, vivida durante casi cuatro años a través del teléfono y de centenas de cartas y poemas que sobre todo Alda enviaba; se casaron en 1984 y Merini se muda a Taranto: el matrimonio dura casi cuatro años que Alda resume así: «por cuatro años fui una esposa feliz». Alda amó tanto a Pierri que hasta le escribió al Papa para que autorizara su unión puesto que Ettore aún vivía (murió en 1983): evidentemente encontraba en él todas las virtudes humanas, espirituales, morales y poéticas que sentía eran necesarias para su propia felicidad. Las atenciones que Pierri le ofreció, propiciaron un período de proficua creatividad para la Poeta. Sin embargo, la fase terminal de la enfermedad de Pierri (falleció en enero de 1988) llevó a Merini a una gran angustia e hizo naufragar esa tranquilidad que ella había aparentemente alcanzado; por eso tuvo que pedir ayuda al departamento de neurología del Hospital de Taranto. Después de un muy breve internamiento, Alda – quien se describió «enferma de nostalgia» por Milán – regresó a Ripa Ticinese 47, su morada en donde hoy se encuentra una placa conmemorativa en su memoria. Posteriormente se habló de un internamiento en el manicomio de Taranto, pero eso no es verdad puesto que en Taranto nunca existió un manicomio (ni una institución de ese tipo), además, desde 1987 la ley Basaglia había abolido los “internamientos” así como los manicomios.

El cuento del internamiento nace de los mismos relatos de Alda que, en los dos años de confusión que siguieron, vivió un período atormentado de terapias en su Milán, ciertamente no en Taranto. Los que conocieron a Alda saben perfectamente como a menudo ella considerara también la fantasía como parte integrante de la realidad y como la poesía, junto a la ironía, hayan sido las palancas propulsivas de su camino, de su renacimiento después de los sufrimientos padecidos por la enfermedad y por los que derivaron del alejamiento de sus hijas, quienes fueron confiadas a otras familias.

Alda Merini se apagó el 1° de noviembre de 2009, a la edad de 78 años, en el Hospital San Paolo de Milán. En su ataúd fueron colocados: una rosa roja, una cajetilla de cigarros, pocos euros reservados a Caronte para que la transportara a la otra ribera, y la foto de su esposo Ettore.

Hoy Alda está sepultada en el Cementerio Monumental de Milán, en la Cripta del Famedio.

Alda Merini fue y continúa siendo una de las voces más importantes y prolíficas de la poesía contemporánea. En los últimos años solía hablarles por teléfono a sus editores – varias veces cada día y hasta durante la noche – para dictarles sus versos. Es imposible lograr poner un orden para catalogar el trabajo de una artista que ha fusionado vida y arte en una única forma inescindible.

 

Al cuidado de “La casa delle Artiste, Casa delle Arti – Spazio Alda Merini” (La casa de las Artistas – Espacio Alda Merini)

www.spazioaldamerini.org – info@lacasadelleartiste.it – traduzione di Jeannette Lozano Clariond

ALDA MERINI – BIOGRAPHIE

Alda Giuseppina Angela Merini est née le 21 mars 1931 à Milan, Viale Papiniano 57, dans une famille de modestes conditions économiques. Son père, Nemo Merini, était employé chez la maison d’assurances “La vecchia Mutua Grandine ed Eguaglianza il Duomo”, sa mère, Emilia Painelli, ménagère; deuxième de trois enfants, entre Anna et Ezio, de son enfance on connaît seulement le peu qu’elle même écrivit dans de brèves notes autobiographiques: “une jeune fille sensible et au caractère mélancolique, plutôt isolée et peu comprise par ses parents, mais très douée aux écoles primaires”. Ne pouvant pas fréquenter le lycée Manzoni car elle avait été recalée en italien, elle fait ses études supérieures à l’Institut Professionnel Laura Solera Mantegazza et, en même temps elle se dédie au piano. Elle compose les premiers poèmes lyriques à quinze anse et, en 47, elle commence à fréquenter la maison de Giacinto Spagnoletti, critique littéraire, poète et romancier (Taranto 8.2.1920- Rome 15.6.2003) qui est encore considéré comme le premier à découvrir la femme poète. Chez lui, elle connaît Giorgio Manganelli, écrivain, traducteur, journaliste et critique littéraire (Milan 15.11.1922- Rome 28.5.1990) qui fut pour elle un vrai maître de style et, en outre, son premier grand amour à qui elle dédia son premier recueil de poésies (1953) dans lequel, en s’identifiant avec Euridice, elle arriva à l’identifier comme un nouvel Orfeo. Mais 1947 est aussi l’année où se manifestent les premiers symptômes de celle qui deviendra une longue maladie ; Merini rencontre «les premières ombres de son espri t» et elle est internée pendant un mois dans la clinique Villa Turro. Quand elle en sort, Manganelli est là qui l’attend: lui, 27 ans, marié, elle, à peine seize ans ; ils vivront cinq années d’un amour intense et plein de contrastes qui s’interrompt de façon traumatique quand il déménage définitivement à Rome. En 1951, l’éditeur Vanni Scheiwiller (Milan 8.2.1934 – 17.10.1999), excellence dans l’industrie de la poésie et de la littérature de qualité et recherche, suivant le conseil de Eugenio Montale et Maria Luisa Spaziani, introduit quelques lyriques écrites par Alda dans le volume «Poetesse del Novecento». Cet évènement légitime l’entrée de Merini dans le panorama de la poésie de qualité. Dès ces premières compositions, on pressent ceux qui deviendront les leitmotiv de son œuvre: l’enlacement des thèmes érotiques et mystiques, de lumière et ombre, le tout amalgamé par une remarquable concentration de style qui, dans les années à venir, laissera la place à une poésie plus immédiate, intuitive.
Après le départ de Manganelli, entre les années 50 et 53, Merini fréquente Salvatore Quasimodo, poète et prix Nobel pour la littérature en 1959, auquel elle dédie deux lyriques.
En 1959, elle se marie avec Ettore Carniti, propriétaire de boulangeries à Milan. Dans une interview, grâce à son ironie, Merini affirme que, étant consciente du fait que «Carmina non dant panem», elle avait délibérément marié un «panettee» (boulanger). 1955 est l’année de la naissance de sa première fille Emanuela ; à Pietro, pédiatre de la petite, est dédié tout un recueil de poésies. Suivra un silence de vingt ans. En 1962, après une violente dispute avec son mari, elle est internée dans l’asile Paolo Pini, d’où elle ne sortira de façon définitive qu’en 1972- à part de brèves périodes pendant lesquelles elle rentre à la maison et trois autres filles vont naître: Flavia, Barbara et Simona – mais l’alternance des périodes de lucidité et folie continue jusqu’en 1979. Même après des années, Merini n’accusera jamais son mari pour son internement: «c’était un homme simple, élémentaire et, par là, on entend les éléments de la Nature. Son réalisme m’aida toujours à rester debout».
Merini raconte, dans une interview: «Je fus donc internée à mon insu et je ne savais même pas de l’existence des hôpitaux psychiatriques parce que je ne les avais jamais vus, mais quand je m’y retrouvai je crois être devenue folle à l’instant même. Je me rendis compte que j’étais entrée dans un labyrinthe duquel j’aurais eu beaucoup de peine à sortir. Je me révoltai. Et ce fut encore pire. Le soir, on baissa les barreaux de protection et le résultat fut un chaos d’enfer. Un cri lancinant sortit de mes entrailles, une invocation spasmodique adressée à mes enfants et je commençai à crier et ruer de toutes mes forces, avec le résultat que je fus liée et harcelée de piqûres calmantes. Ma rébellion n’était-elle pas humaine ? Ne demandai-je donc de pouvoir rentrer dans une monde qui m’appartenait ? Pourquoi cette rébellion fut-elle prise pour un acte d’insubordination ? Un peu à cause des médicaments et un peu à cause du grave choc que j’avais subi, je restai dans un état de coma pendant trois jours, je percevais seulement quelques voix, mais la peur avait disparu et je me sentais résignée à mourir. Après quelques jours, mon mari vint me chercher mais je ne voulus pas le suivre. J’avais appris à reconnaître en lui un ennemi et, puis, j’étais si faible et confuse qu’à la maison je n’aurais pu rien faire. Et ils dirent que cela avait été mon deuxième choix que je payai avec dix années de punition coercitive. L’asile était toujours saturé d’odeurs très fortes. Plusieurs personnes arrivaient même à déféquer par terre. Partout c’était la fin du monde. Des gens qui s’arrachaient les cheveux, d’autres qui déchiraient leurs vêtements ou qui chantaient des chansons obscènes. Dans cet asile il y avait l’horreur des elettroshòcks. De temps en temps, ils nous entassaient dans une chambre et ils nous pratiquaient ces mauvais sorts. Je les appelais mauvais sorts car ils ne servaient qu’à dégrader nos esprits. La petite chambre des elettroshocks était très étroite et terrible ; et encore plus terrible était la salle d’attente où ils nous préparaient pour ce triste évènement. Ils nous faisaient une piqûre de pré-morphine et, après, ils nous donnaient du curare afin que nos membres ne commencent pas à s’agiter de façon excessive pendant la décharge électrique. L’attente était angoissante. Plusieurs d’entre nous pleuraient, certaines urinaient par terre. Une fois, j’arrivai à prendre l’infirmière-major par la gorge, au nom de toutes mes camarades. Comme résultat, je fus la première à être soumise à l’elettroshòck et sans anesthésie préalable de façon que je sentis tout. Et j’en conserve encore le terrible souvenir».
En 1979, Merini sort de son silence et commence à travailler à ce qui est considéré son chef-d’œuvre: La Terra Santa, qui gagna le Prix Librex Montale en 1993. C’est le début d’une poétique différente, imprégnée de la ravageuse expérience de l’asile. Il s’agit de lyriques d’une puissante intensité, où la réalité laisse place à l’idée même du réel, sublimée et déformée par le délire de la folie. La première fois que l’on proposa d’imprimer cette œuvre il y eut une totale indifférence de la part des éditeurs. Seulement en 1984, Scheiwiller fit imprimer la première édition de la
Terra Santa ; ceci marqua la fin de l’ostracisme envers l’artiste. Merini commence de loin une amitié avec Michele Perri, médecin et poète de Taranto. Entre les deux, l’entente devient de plus en plus forte, malgré les trente années et les kilomètres qui les séparent ; ce fut une histoire d’amour, vécue pendant quatre ans au fil du téléphone et à travers centaines de lettres et poésies envoyées surtout de la part de Alda ; ils se marient en 1983 et Merini déménage à Taranto ; le mariage dure presque quatre ans que Alda résume de cette façon: «pendant quatre ans je fus une épouse heureuse»: Alda aima tellement Pierre qu’elle écrivit au Pape afin qu’il autorise leur union pendant que Ettore était encore vivant (il meurt en 1981): évidemment, elle trouvait en lui toutes
les qualités humaines, spirituelles, morales, poétiques qui étaient nécessaires à son bonheur.
Le soin que Pierre lui réserva eut comme conséquence une période de profitable créativité pour le Poète.
La phase terminale de la maladie de Pierre (il meurt en janvier 1988) porta Merini à l’angoisse et causa le naufrage de la tranquillité à laquelle elle était  apparemment parvenue au point que l’on dût demander l’aide du service neurologique de l’hôpital de Taranto. Après une brève hospitalisation, Alda, qui se décrivit «malade de nostalgie» pour Milan, rentra en Ripa Ticinese 47, son habitation, là où aujourd’hui est affichée une plaque commémorative à sa mémoire. Plus tard, on parla d’un internement dans l’asile de Taranto, mais cela ne correspond pas à la vérité car, à Taranto,il n’y a jamais eu un asile (ni une institution similaire) ; de plus, à partir de 1978 la loi Basaglia avait aboli les internements aussi même que les asiles.
La légende de l’internement est née des contes faits par Alda elle-même qui, dans les deux années confuses qui suivirent, vécut une période tourmentée de traitements, à Milan, sa ville d’origine, et certainement pas à Taranto. Ceux qui ont connu Alda savent parfaitement comment elle considérait la fantaisie partie intégrante de la réalité et comment la poésie, unie à l’ironie, ont été les leviers propulsifs de son chemin, de sa renaissance après les souffrances dues à sa maladie et pour celles dérivées de l’éloignement de ses filles qui furent confiées à d’autres familles.
Alda Merini s’éteint le premier novembre 2009, à l’âge de 78 ans, à l’hôpital San Paolo de Milan. Dans son cercueil ont été posés: une rose rouge, un paquet de cigarettes, quelques euros pour payer Caronte afin qu’il la fasse passer sur l’autre berge et la photo de son mari Ettore.
Aujourd’hui, Alda est enterrée au Cimetière Monumental de Milan, dans la crypte des célébrités.
Alda Merini a été et continue à être l’une des plus puissantes et plus prolifiques voix de la poésie contemporaine. Dans ses dernières années elle avait l’habitude de téléphoner à ses éditeurs plusieurs fois par jour et aussi pendant la nuit pour leur dicter ses vers. Il est impossible de donner un ordre, de cataloguer le travail d’une artiste qui a fondu la vie et l’art en une seule forme inséparable.

Soigné par La Maison des Artistes, Maison des Arts- Espace Alda Merini
www.spazioaldamerini.org – info@lacasadelleartiste.it

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Bibliografia (da Wikipedia)

Opere di Alda Merini

  • La presenza di Orfeo, Schwarz, Milano, 1953. Campionario n. 5, Collana di Poesia, diretta da Giacinto Spagnoletti.
  • Paura di Dio, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano, 1955.
  • Nozze romane, Schwarz, Milano, 1955. Dialoghi col Poeta, n. 13.
  • La pazza della porta accanto, Bompiani, Milano, 1995.
  • Tu sei Pietro. Anno 1961, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano, 1962, Lunario, fuori serie, n. 7.
  • Destinati a morire. Poesie vecchie e nuove, Lalli, Poggibonsi, 1980.
  • Poesie, edizione privata, Milano 1981.
  • Le rime petrose, edizione privata, 1983.
  • Le satire della Ripa, presentazione di Michele Pierri, testimonianza di Giacinto Spagnoletti, disegno di Delia Fischetti, Laboratorio Arti Visive, Taranto, 1983.
  • Le più belle poesie, edizione privata, 1983.
  • La Terra Santa, Scheiwiller, Milano, 1984.
  • La Terra Santa e altre poesie, introduzione di Giacinto Spagnoletti, Lacaita,Manduria 1984. I Testi, n. 7.
  • L’altra verità. Diario di una diversa, prefazione di Giorgio Manganelli, Libri Scheiwiller, Milano, 1986. Prosa, n. 2.
  • Fogli bianchi. 23 inediti, con una nota di Elio Bartolini, Biblioteca Bartolini, Biblioteca Cominiana, Cittadella 1987.
  • Testamento, a cura di Giovanni Raboni, Crocetti Editore,Milano 1988. Aryballos, n. 13.
  • Delirio amoroso, nota di Ambrogio Borsani, il melangolo, Genova 1989. Opuscola, n. 30.
  • Le pietre, autoedizione, Milano 1989.
  • Balocchi e poesie, Tommaso Spaini, Belgioioso 1991.
  • Canzone dell’amore spento, Tommaso Spaini, Belgioioso 1991.
  • Il tormento delle figure, il melangolo, Genova 1990. Nugae, n. 6, 1989.
  • Delirio amoroso, il melangolo, Genova, 1990.
  • Le parole di Alda Merini, a cura di Guido Spaini e Antonella Baldi, Stampa Alternativa, Roma, 1991. Millelire.
  • Valzer, Tommaso Spaini, Belgioioso 1991.
  • Vuoto d’amore, a cura di Maria Corti, Einaudi, Torino 1991. Collezione di Poesia, n. 224. Torino, Einaudi, 1991.
  • 5 poesie, Biblioteca Comunale, Mariano Comense 1992.
  • Aforismi, con una nota di Angelo Gaccione, Nuove Scritture, Milano 1992.
  • Cinque poesie, Mariano Comense, Biblioteca Comunale, 1992.
  • Ipotenusa d’amore, con quattro disegni di Massimo O.Geranio, La Vita Felice, Milano 1992.
  • La vita facile. Aforismi, disegni di Alberto Casiraghi, Pulcinoelefante, Osnago 1992.
  • La palude di Manganelli o il monarca del re, con cinque disegni di Marco Carnà, La Vita Felice, Milano 1992.
  • La vita felice: aforismi, Osnago, Pulcinoelefante, 1992.
  • La vita più facile: Aforismi, Osnago, Pulcinoelefante, 1992.
  • La presenza di Orfeo (Paura di Dio, Nozze Romane, Tu sei Pietro), Milano, Scheiwiller, 1993.
  • Le zolle d’acqua. Il mio naviglio, a cura di Luigi Maino, Montedit, Cernusco sul Naviglio (Milano), 1993.
  • Rime dantesche, Divulga, Crema, 1993.
  • Se gli angeli sono inquieti. Aforismi, con Alberto Casiraghi, Shakespeare and Company, Magreglio 1993.
  • Titano amori intorno, Milano, La Vita Felice, 1993. Labirinti, n. 1.
  • Ulisse.Poesie, con Luisa Agostino e Daniela Pazza, con quattro disegni di Marco Carnà, Divulga, Crema 1993.
  • 25 poesie autografe, La città del sole, Torino 1994.
  • Reato di vita. Autobiografia e poesia, Milano, Melusine, 1994.
  • Il fantasma e l’amore. Un monologo, tre poesie e… , La Vita Felice, Milano 1994.
  • Lettera ai figli a cura di Michelangelo Camilliti, LietoColle, Faloppio 1994. Lettera n. 2.
  • Reato di vita. Autobiografia e poesia, a cura di Luisella Veroli, Melusine, Milano 1994.
  • Ballate non pagate a cura di Laura Alunno, Einaudi, Torino 1995. Collezione di Poesia, n. 252.
  • Delirio amoroso. Un monologo di Licia Maglietta su testi di Alda Merini, Dante & Descartes, Napoli 1995.
  • Doppio bacio mortale, Lietocolle, Faloppio 1995; 2005; 2010. Aretusa.
  • La pazza della porta accanto, a cura di Guido Spaini e Chicca Gagliardo, Bompiani, Milano 1995. I grandi Tascabili, n. 375.
  • Lettera a Maurizio Costanzo, LietoColle, Faloppio 1995. Lettera n. 10.
  • Sogno e poesia, La Vita Felice, Milano 1995. Carte d’Artista.
  • La terra Santa. 1980-1987 (contiene Destinati a morire, La Terra Santa, Le Satire della Ripa, Le rime petrose, Fogli bianchi), Libri Scheiwiller, Milano 1996. Poesia, n. 60.
  • La vita facile. Sillabario, a cura di Guido Spaini e Chicca Gagliardo, Bompiani, Milano 1996. I Grandi Tascabili, n. 499.
  • Refusi, Vittorio Zanetto, Montichiari 1996. Collana Letteraria.
  • Un’anima indocile. Parole e poesie, La Vita Felice, Milano 1996; 2006. Labirinti, n. 12.
  • Aforismi, Milano, Pulcinoelefante, 1996.
  • La pazza della porta accanto, Milano, Mondadori, 1996.
  • La Terra Santa: (Destinati a morire, La Terra Santa, Le satire della Ripa, Le rime petrose, Fogli bianchi) 1980-987, Milano, Scheiwiller, 1996.
  • Un poeta rimanga sempre solo, Scheiwiller, Milano 1996.
  • Immagini a voce, Motorola, 1996[23]
  • Aforismi, a cura di Roberto Bernasconi e Cesare dell’Orto, Pulcinoelefante, Osnago 1997.
  • Il dono. Due poesie e una incisione all’acquaforte, edizioni dell’Ariete, Crema 1997.
  • Ape Regina, testi di Alda Merini e musiche di Andrea Donati, Amiata Records, ARNR 2597, Firenze 1997.
  • L’altra verità. Diario di una diversa, Milano, Rizzoli, 1997.
  • La volpe e il sipario. Poesie d’amore, Legnago, Girardi, 1997. ISBN 88-17-86471-4
  • Le più belle poesie di Alda Merini, Milano, La Vita Felice, 1997.
  • Curva di fuga, incisioni di Giovanni Bonaldi, introduzione di Roberto Sanesi, la copertina in pergamena contiene 14 quartini di cm. 44×31, edizione numerata dalle edizioni dell’Ariete, Crema 1997.
  • Orazioni piccole, Edizioni dell’Ariete, Crema 1997.
  • Ringrazio sempre chi mi dà ragione. Aforismi, Viterbo, foto di Giuliano Grittini, Stampa Alternativa, Roma 1997.
  • Salmi della gelosia, con disegni di Giovanni Bonaldi, edizioni dell’Ariete, Crema 1997.
  • Certificazioni d’esistenza, con due incisioni di Giovanni Bonaldi, testi critici di Riccardo Barletta e Lucio Del Pezzo, edito e numerato dall’artista, copertina di metallo cm.16×22, foglio disteso cm. 22×120, Milano 1997.
  • 57 poesie, Milano, Mondadori, 1998.
  • Alda Merini & Enrico Baj. quattro poesie inedite, Giorgio Upiglio Grafica Uno, Milano 1998.
  • Eternamente vivo, L’Incisione, Corbetta 1998.
  • Favole, Orazioni, Salmi, scritti raccolti da Emiliano Scalvini, immagini di Gabriele Bellagente, La Libraria, Soncino 1998.
  • Fiore di poesia (1951-1997) (a cura di Maria Corti), Torino, Einaudi, 1998, Tascabili, n. 519. ISBN 88-06-17377-4
  • Ladri di destini, con una incisione di Agostino Arrivabene, edizioni dell’Ariete, Crema 1998.
  • Lettere a un racconto. Prose lunghe e brevi, a cura di Bruno Pedretti, con una nota di Benedetta Centovalli, Rizzoli, Milano 1998. Piccola biblioteca La Scala.
  • Aforismi e magie, disegni di Alberto Casiraghi, Rizzoli, Milano 1999.
  • Figli e addii, F. Soldini, Novazzano 1999. Le Carte di Calliope, n. 12.
  • Il ladro Giuseppe. Racconti degli anni Sessanta, Libri Scheiwiller, Milano 1999. Prosa n. 64.
  • La poesia luogo del nulla. Poesia e parole con Chicca Gagliardo e Guido Spaini, Piero Manni, Lecce 1999. Pretesti n. 65.[24]
  • L’uovo di Saffo. Alda Merini e Enrico Baj, Proposte d’Arte Colophon, Belluno 1999.
  • L’intima morte della parola, Manni, Lecce 1999.
  • Le ceneri di Dante: con una bugia sulle ceneri, Osnago, Pulcinoelefante, 1999.
  • 21 febbraio, un’incisione con intervento tattile di Giovanni Bonaldi, foglio cm. 20×27, edizioni Pulcinoelefante, Osnago 1999.
  • Vacanze 1999, Ballabo Clift, Torino 1999.
  • L’anima innamorata, Frassinelli, Milano 2000; con disegni di Alberto Casiraghi, 2007. I Libri di Arnoldo Mosca Mondadori.
  • Sogno e poesia, L’incisione, Milano 2000.
  • Splenduisti et vocasti, con una incisione di Bonaldi Giovanni, edizioni Il dodecaedro di Leonardo, Milano 2000.
  • Superba è la notte, a cura di Ambrogio Borsani, Einaudi, Torino. Collezione di Poesia, n. 286.
  • Due epitaffi e un testamento, Osnago, Pulcinoelefante, 2000.
  • Vanità amorose, Sottoscala, Bellinzona 2000. Narcisi, n. 1.
  • Vanni aveva mani lievi, Nino Aragno, Torino 2000.
  • Le poesie di Alda Merini, Milano, La Vita Felice, 2000 [cofanetto]
  • Tre aforismi, Osnago, Pulcinoelefante, 2000.
  • Amore, Osnago, Pulcinoelefante, 2000.
  • Corpo d’amore. Un incontro con Gesù, prefazione di Gianfranco Ravasi, cura iconografica di Luca Pignatella, Frassinelli, Milano 2001.
  • Requiem, LietoColle, Faloppio 2001. Quaderni n. 6.
  • Amore di carta, con cinque incisioni di Giovanni Bonaldi, tiratura numerata e firmata in quaranta esemplari, edizioni Lo Sciamano, Milano 2002.
  • Folle, folle, folle d’amore per te. Poesie per giovani innamorati, a cura di Daniela Gamba, con un pensiero di Roberto Vecchioni, Salani, Milano 2002.
  • Gufo, Fabrizio Mugnaini per Luna e Gufo, Scandicci 2002.
  • Il maglio del poeta, prefazione di Giorgio Patrizi, Manni, Lecce 2002. Pretesti, n. 147.
  • Magnificat. Un incontro con Maria, Frassinelli, Milano 2002. I Libri di Arnoldo Mosca Mondadori.
  • Maledizioni d’amore, Acquaviva delle Fonti (Ba), Acquaviva, 2002. ISBN 88-88722-14-9[25]
  • Il paradiso, Osnago, Pulcinoelefante, 2002.
  • Anima, Osnago, Pulcinoelefante, 2002.
  • Ora che vedi Dio, Osnago, Pulcinoelefante, 2002.
  • Un aforisma, Osnago, Pulcinoelefante, 2002.
  • La vita, Osnago, Pulcinoelefante, 2002.
  • Una poesia, Osnago, Pulcinoelefante, 2002.
  • Invettive d’amore e altri versi, Torino, Einaudi, 2002.
  • Oggi come ieri, a cura di Mariella Mischi e Roberto Crimeni, Dialogo Libri, Olgiate Comasco 2002.
  • Clinica dell’abbandono, a cura di Giovanna Rosadini, introduzione di Ambrogio Borsani e con uno scritto di Vincenzo Mollica (versione con videocassetta VHS), Einaudi, Torino 2003, Stile Libero; a cura di Giovanni Rosadini, introduzione di Ambrogio Borsani, Einaudi, Torino 2004. Collezione di poesia n. 329.
  • Des Cartes (Descartes), con uno scritto di Camillo de Piaz, immagini di William Xerra, fotografie di Giuliano Grittini e Prospero Crovedi, Vicolo del Pavone, Piacenza 2003.
  • Dopo tutto anche tu, a cura di Angelo Guarnieri, San Marco dei Giustiniani, Genova 2003. Quaderni del Tempo, n. 18.
  • La carne degli angeli, Frassinelli, Milano 2003; con venti opere inedite di Mimmo Paladino, 2007. I Libri di Arnoldo Mosca Mondadori.
  • Più bella della poesia è stata la mia vita, Torino, Einaudi, 2003.
  • Delirio Amoroso, Genova, Il Nuovo Melangolo, 2003.
  • Alla tua salute, amore mio: poesie, aforismi, Acquaviva delle Fonti (Ba), Acquaviva, 2003[26]
  • Poema di Pasqua, Acquaviva delle Fonti (Ba), Acquaviva, 2003.
  • Il mascalzone veronese, Acquaviva delle Fonti (Ba), Acquaviva, 2003 ISBN 88-88722-13-0[27]
  • Lettere d’amore di due poetesse, con Mariella mischi, Dialogo libri, Olgiate Comasco 2003.
  • Writing-in-children, LietoColle, Faloppio 2003. Lettera.
  • Carro d’amore, Lo Sciamano, Milano 2004.
  • Le briglie d’oro. Poesie per Marina 1984-2004, a cura di Marina Bignotti, Libri Scheiwiller, Milano 2004. Poesia, n. 82.
  • Lettere ai bambini, LietoColle, Faloppio 2004. Lettera.
  • El Disaster, Acquaviva delle Fonti (Ba), Acquaviva, 2004.
  • La volpe e il sipario. Poesie d’amore, Milano, Rizzoli, 2004.
  • La voce di Alda Merini. La dismisura dell’anima. Audiolibro. CD audio. Milano, Crocetti, 2004.
  • Poema della Croce, con cinque acqueforti di Sandro Chia, Prefazione di Gianfranco Ravasi, Frassinelli, Milano 2004. I Libri di Arnoldo Mosca Mondadori. Frassinelli, 2004.
  • Sono nata il 21 a primavera, Milva canta Merini, Milano, Nar international, 2004.
  • Poema della croce, Alda Merini e Giovanni Nuti, Milano, Sagapò, 2005.
  • Amleto di carta, Quaderni di Orfeo, Milano 2005.
  • Il diavolo è rosso, Il ragazzo innocuo, Milano 2005.
  • Nel cerchio di un pensiero. (Teatro per sola voce), Crocetti, Milano 2005, Aryballos, n. 39.
  • Sono nata il ventuno a primavera. Diario e nuove poesie, a cura di Pietro Manni, Manni, Lecce 2005. Pretesti, n. 225.
  • Uomini miei. Brandelli di un’autobiografia sentimentale, disegni di Alberto Casiraghi, Frassinelli, Milano 2005. I Libri di Arnoldo Mosca Mondadori, Milano, Frassinelli, 2005.
  • Il Tavor, Acquaviva delle Fonti (Ba), Acquaviva, 2005 ISBN 88-7877-033-7[28]
  • La presenza di Orfeo – La Terra Santa, Milano, Scheiwiller, 2005.
  • Io dormo sola, Acquaviva delle Fonti (Ba), Acquaviva, 2005 ISBN 88-7877-030-2[29]
  • Figli e poesie, Acquaviva delle Fonti (Ba), Acquaviva, 2005. ISBN 88-7877-025-6[30]
  • La famosa altra verità, Acquaviva delle Fonti (Ba), Acquaviva, 2006.
  • L’altra verità diario di una diversa, Milano, Rizzoli, 2006.
  • Un segreto andare, Alberto Tallone Editore, Alpignano, 2006.
  • Lettere di Pasolini, Acquaviva delle Fonti (Bari), Acquaviva, 2006.[31]
  • Cantico dei Vangeli, disegni di Elvio Marchionni, Frassinelli, Milano 2006. I Libri di Arnoldo Mosca Mondadori.
  • Il tempo di una sigaretta, Terre Sommerse, 2006 intervista di Niccolò Carosi.
  • Canto Milano, Manni, Lecce 2007. Pretesti, n. 308.[32]
  • Colpe di immagini. vita di un poeta nelle fotografie di Giuliano Crittini, Introduzione di Alba donati, Rizzoli, Milano 2007.
  • Francesco. Canto di una creatura, prefazione di Gianfranco Ravasi, Frassinelli, Milano 2007. I Libri di Arnoldo Mosca Mondadori. Frassinelli, 2007.
  • La magia delle mani, fotografie di Giuliano Grittini, La Vita Felice, Milano 2007.
  • La nera novella. (Umorismo nero), Rizzoli, Milano 2007.
  • Rasoi di seta. Giovanni Nuti canta Alda Merini, Sagapò (s.l.), 2007.
  • Antenate bestie da manicomio, Manni, Lecce 2008. ISBN 88-6266-085-5[33]
  • Mistica d’amore, Frassinelli, Milano 2008. Poesie, n. 16.
  • Lettere al dottor G, prefazione di Arnoldo Mosca Mondadori. Frassinelli, 2008.
  • Sonetti d’amore e angeliche pene, LietoColle, Faloppio 2008.
  • Canzoni «’a guapparia», Gli amici, edizione privata, Taranto 2009.
  • Padre mio, Frassinelli, 2009.
  • Come polvere o vento, introduzione di Giulio Ferroni, Manni, Lecce 2009. Pretesti, n. 384.
  • Eroticamore. Passione e riflessioni, LietoColle, Faloppio 2009.
  • Il carnevale della croce. Poesie religiose. Poesie d’amore, a cura di Ambrogio Borsani, Einaudi, Torino 2009. Collezione di Poesia, n. 381.
  • Le madri non cercano il paradiso, Albatros, Roma 2009.
  • Padre mio, Frassinelli, Milano 2009. Poesie, n. 17.
  • I poeti lavorano di notte, Trieste, FrancoPuzzoEditore, 2009, ISBN 978-88-88475-31-8. Premio Internazionale Trieste Poesia 2009
  • Elettroshock. parole, poesie, racconti, aforismi, foto, Stampa Alternativa – Nuovi Equilibri, Viterbo 2010.
  • Nuove magie: aforismi inediti 2007-2009, Rizzoli, Milano 2010.
  • Una piccola ape furibonda, Giovanni Nuti canta Alda Merini, Milano, Sgapò, 2010.
  • Il suono dell’ombra. Poesie e prose 1953-2009, a cura di Ambrogio Borsani, Mondadori, Milano, 2010.

Scritti critici su Alda Merini

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