Dichiarazione ricevimento sostegno da Regione Lombardia

Come previsto dalle vigenti norme, dichiariamo di aver ricevuto bonifici da regione Lombardia per sostegno attività come segue:

su conto corrente presso EXTRABANCA

28/12/2022

BONIFICO690N.900091/41820/330692610318O/C2REGIONE

LOMBARDIA NOTE: MAND. N. 56392-1012586 FONDO

STRAORDINARIO PER IL SOSTEGNO DEGLI ENTI DEL TERZO

SETTORE SALDOCASH – Cash management transfer

€ 3.846,15

 

08/11/2022

BONIFICO690N.900091/41820/330692620998O/C2REGIONE

LOMBARDIA NOTE: MAND. N. 44790-1012586 CUP : E11-

D21000150001 FONDO SVILUPPO E COESIONE PER IL SOSTEGNO

DEL TERZO SETTORE SALDO CASH – Cash management

Transfer

€ 4.000,00

 

Gli importi vengono utilizzati per finalità istituzionali.

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Convocazione Assemblea Soci La Casa delle Artiste – 16/4/2019 ore 20.15

Convocazione Assemblea Soci La Casa delle Artiste – 16/4/2019 ore 18.30

 

Ai Sig.ri Soci

Ai componenti del Consiglio Direttivo

Ai componenti del Collegio dei Garanti
dell’Associazione LA CASA DELLE ARTISTE

Milano, 30 marzo 2019

L’Assemblea dei Soci di questa Associazione è convocata per il giorno 16 aprile 2019:

alle ore 8,00 in prima convocazione
alle ore 20.15 in seconda convocazione
allo Spazio Alda Merini di via Magolfa 32 in Milano
per discutere e deliberare in merito al seguente ordine del giorno:

 

1)       comunicazioni del Presidente;

2)       analisi e approvazione del rendiconto economico finanziario dell’esercizio appena concluso; il bilancio è a disposizione per consultazione al link:

https://auserbo.bitcafe.it/wp-content/uploads/2019/03/bilancio-consuntivo-2018-cda-online.pdf

3)       varie ed eventuali.

Si ricorda che ogni socio presente potrà votare solo se in regola con la quota associativa corrente e può portare una e una sola delega.

 

Con i migliori saluti

Vincenza Pezzuto
(Presidente)

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DELEGA

Io sottoscritta/o

……………………………………………………………………………………………………….

Socia/o della Casa delle Artiste –Via Magolfa 32 – Milano, delego

………………………………………………………………………………………………………

a rappresentarmi all’Assemblea del giorno 16 aprile 2019 accettando sin d’ora tutte le decisioni del mio rappresentante per le materie che verranno trattate in quella sede.

Data …………………………….

Firma ……………………………………………………………..

 

16.4.19 L’Assemblea regolarmente costituita ha approvato all’unanimità il Bilancio consuntivo 2018 e il Bilancio di previsione 2019. La documentazione inerente si trova nei locali di via Magolfa, 32 a Milano ed è visionabile su richiesta dei soci.

 

 

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Ieri e oggi: la Milano di Alda Merini 1931/2018 – mappa interattiva

 

A cura di Cristina Torsello e Ambra Scuderi per il corso di LABORATORIO DI STORYTELLING MULTIMEDIALE – dell’università IULM di Milano tenuto dal professore Luca Mastrantonio.

 

INTRODUZIONE AL PROGETTO

Il lavoro su Alda Merini ci ha portate ad un continuo confronto tra vita e letteratura. Abbiamo raccolto molte testimonianze, la maggior parte controverse. Nessuno infatti, voleva dare un giudizio sulla vita privata della Merini, ma poi finiva col farlo. E così vita e letteratura, biografia e poesia si mescolavano continuamente. L’itinerario che abbiamo creato, ci ha portate davvero in una Milano del passato, quella in cui il Naviglio era un vero e proprio paese e tutti si conoscevano. Abbiamo osservato i posti che oggi sostituiscono quelli vecchi. Dal giapponese che fa sushi al bar Charlie dove la Merini comprava le sigarette, fino a giungere al bar Chimera dove scriveva poesie che sembra non essere mai esistito. Questa mappa interattiva è anche una nostra testimonianza, risultato di un’esperienza reale tra le persone che l’hanno conosciuta e che forse credevano di conoscerla. È una mappa che propone un mush up tra il medium primordiale della poesia e quello recente di Internet, il cui obiettivo è proprio quello di avvicinare i nativi digitali, che godranno dell’interattività e dell’immersività, con i versi e i posti di un passato ancora da scoprire. Il nostro auspicio è di invogliare qualcuno a soffermarsi sotto la finestra socchiusa della casa Ticinese, numero 47, e chiedersi chi era Alda Merini.

Il link della mappa:

https://arcg.is/1nn8rH

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La maturità con Alda Merini

[Alda Merini by G. Grittini]

La Casa delle Artiste è particolarmente lieta di condividere la traccia scelta per la maturità 2018 per il saggio o articolo di giornale. Il Ministero dell’Istruzione ha proposto  “I diversi volti della solitudine nell’arte e nella letteratura” che tra i testi include una poesia di Alda Merini (Solitudine).

Un riconoscimento alla Poetessa che, considerando il numero delle visite alla sua Casa Museo, è la più amata dagli Italiani, e non solo.

A Milano la traccia che rimanda ad Alda Merini e alla sua idea di solitudine è stata la più scelta fra i liceali.

Solitudine

S’anche ti lascerò per breve tempo,
solitudine mia,
se mi trascina l’amore, tornerò,
stanne pur certa;
I sentimenti cedono, tu resti.

Alda Merini

 

 

Giovedì 21 giugno 2018
“Corriere della Sera”
Cronaca di Milano

***

da Corriere della Sera scuola online 20 6 18

 

Tracce Maturità 2018, Alda Merini l’amore e la solitudine della poetessa

Un articolo ritratto uscito su «Sette»: «Soprattutto, di notte, i suoi dubbi più belli e più umani, le sue fragilità e i suoi versi che battevano e sbattevano come farfalle notturne contro i battiti nascosti dalla tua gabbia, e rendevano più caldo, più vero, il tuo sentire»

di Andrea Salvatici

Ecco il testo dell’articolo uscito su «Sette», supplemento del Corriere della Sera, a firma dello scrittore e poeta Andrea Salvatici nel 2014. Un ritratto di Alda Merini

Alda Merini nacque il primo giorno di primavera e fino alla fine, con i suoi battiti, con le sue labbra sempre innamorate, con la sua voglia di essere una donna libera e diversa, cercò di cogliere la forza e il limite della parola nel silenzio di un’immagine. I suoi versi, come polline a primavera, entravano nel corpo della gente comune. Il rosso che affiorava dalle sue labbra, dalle sue unghie, dalle pareti della sua camera, era un petalo di anemone sempre in balia dei suoi respiri, dei suoi versi, delle sue lacrime. Una donna che amava collane, orecchini, anelli giganteschi: un’alchimia personale, originale fino alla provocazione. Alda Merini era capace di usare il rossetto come cosmetico o matita dalla punta grossa e morbida per scrivere un numero di telefono importante vicino al letto. La parete era la sua rubrica personale. Si sollevava leggermente dal materasso, voltava lo sguardo, prendeva la cornetta, che spesso sembrava un impiccato abbandonato dal boia, e faceva il numero. Quella matematica rossa diventò un elemento necessario per la sua vita.

Telefonava a qualsiasi ora del giorno, ma prediligeva la notte, sua compagna muta ma vicina. Sapeva che avrebbe strappato una persona al sonno, ma voleva stare con lui o con lei a tutti i costi. «Com’è questa cosa? Sarà così?» iniziava sempre con una domanda. Non si presentava quasi mai, ma la vittima felice delle sue chiamate riconosceva subito la sua voce e la sua tosse. Perenne, goffa principiante della vita, sentiva la necessità di condividere sentimenti, dubbi, paure. E pause, e lì capivi che stava decapitando la sua quarantesima sigaretta, che quella testolina gialla sarebbe caduta per terra insieme ad altre dozzine. Un piccolo cimitero fatto di cenere e di anelli bruciacchiati, che preoccupava parenti e amici soprattutto quando era sola e i mozziconi si trasformavano in buchi neri nelle lenzuola. Il pavimento della sua camera richiamava, o forse rivelava, un furto e assumeva ogni giorno tratti e forme diverse.

Tavolozza di pittore, caos moderno, si modificava secondo i suoi stati d’animo: era territorio lunare di mozziconi, di lattine e barattoli, geometria di piatti abbandonati da giorni con affreschi secchi disegnati da una forchetta svogliata e distratta. Amava il suo corpo, amava sentirlo e mostrarlo attraverso una smagliatura delle calze, uno strappo della camicetta. Spesso una vestaglia, magari macchiata ma indossata con leggerezza, come una crisalide rotta esaltava la sua spregiudicatezza, la sua voglia di comodità assoluta. A volte, ridendo, diceva di assumere sul materasso la stessa posizione del bruco di Alice sul fungo. Era fatta così.

Era bella e unica perché non rassicurava nessuno. Non stava da nessuna parte, e non difendeva verità assolute. Le interessava viversi così, lontana da qualsiasi convenzione o regola sociale. Viveva l’amore con la stessa semplicità di un segno di matita nera: libero di essere tratto che incornicia uno sguardo, o potente acquerello sfumato sulle tracce ancora calde e sudate della passione. Sapeva custodire e proteggere il senso della vita, non solo la sua, dentro un rammendo rabberciato e quasi inutile. Alda Merini viveva da sola nel suo bilocale perché sentiva di essere libera. Non era una penitenza del cuore, non era una rinuncia, era il suo spazio vitale, la sua struttura ossea. Quelle pareti sapevano accogliere barboni, mendicanti, uomini semplici che non avevano bisogno di un titolo di studio o di un ruolo sociale: privi di bigliettini da visita si presentavano con i loro sguardi, le loro carezze, i loro sorrisi, sapevano comunicare e vivere la vita, la loro. Per lei dare era ricevere: un anello, una collana, un vaso di ceramica, un manifesto gigantesco di Papa Wojtyla, incorniciato, da non sapere come salire in metropolitana, un mazzo di fiori, un vassoio di pasticcini, una sciarpa di lana dura fatta a mano lunga tre metri.

Ma soprattutto, di notte, i suoi dubbi più belli e più umani, le sue fragilità e i suoi versi che battevano e sbattevano come farfalle notturne contro i battiti nascosti dalla tua gabbia, e rendevano più caldo, più vero, il tuo sentire. Era impossibile riattaccare anche dopo tre ore. Traboccava di vita e trasformava qualsiasi argine in un castello di sabbia e ti invitava a giocare, a raccontare, per annodare o sciogliere nuove storie. Usava i versi per strappare e rammendare il suo amore per la vita, spesso invisibile, la sua, agli occhi degli intellettuali che l’accolsero giovanissima e la dimenticarono troppo presto negli anni dolorosi del manicomio. Ricoveri, offese, dolori non hanno mai inquinato la sua linfa vitale, la sua sensibilità, la sua febbre. Quando ti regalava una poesia rompeva un caleidoscopio di vissuti: pezzettini colorati che assumevano forme nuove che scoprivi cosa volessero dirti magari dopo giorni o dopo un anno. Nei pori della sua pelle, aveva una pelle bellissima, c’era la farina, c’era il dolore, la stanchezza, la solitudine, la gioia analfabeta di un sguardo dopo l’amore, la povertà, l’amore verso le figlie, gli abbandoni, c’era la passione, c’era la preghiera. Nel buio di un reparto, Alda Merini riuscì a trovare un cielo stellato dentro una lampadina, e i suoi amori, i suoi desideri, i suoi fallimenti, i suoi versi, i suoi aforismi, come farfalle notturne testarde, continueranno a bruciare di vita contro quel cielo stellato che ha solo bisogno per sopravvivere di un semplice filo di rame.

20 giugno 2018

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Bilancio consuntivo 2017 e preventivo 2018

Nel rispetto di quanto previsto dalla disciplina vigente in materia di trasparenza amministrativa, La Casa delle Artiste pubblica il Bilancio consuntivo al 31 dicembre 2017 e il Bilancio preventivo al 31 dicembre 2018, a disposizione dei soci la cui assemblea, per approvazione, è programmata per il giorno 26 aprile 2018, ore 8.00 in prima convocazione e ore 18.30 in seconda convocazione in via Magolfa, 32 – Milano.

Scarica qui in f.to PDF il bilancio 2017 e preventivo 2018 CDA

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L’Osservatore Romano 31 1 18: A dieci anni dalla pubblicazione del «Francesco» di Alda Merini

fotografia di Salvatore Contessini (2005)

 

Articolo di Felice Accrocca pubblicato su L’osservatore Romano il 31 gennaio 18

L’uomo  che si fece preghiera

· A dieci anni dalla pubblicazione del «Francesco» di Alda Merini ·

31 gennaio 2018

Nel breve testo in prosa che in Francesco. Canto di una creatura (2007) precede lo sgorgare dei versi, Alda Merini afferma che «la nostra anima è triste, fino alla morte, perché l’uomo ha paura, ha paura di credere». Non è tuttavia questa l’unica paura da cui gli uomini si lasciano troppo spesso risucchiare, perché anche la paura di sbagliare, e quindi di sottomettersi all’altrui giudizio, tante volte li avvolge fin quasi a soffocarli.

È interessante, a questo proposito, rileggere quanto la poetessa confidò a pochi mesi dall’uscita del libro a Francesco Nati in un’intervista del 5 gennaio 2008, ormai dieci anni fa. Secondo Merini «forse, né Manganelli né Quasimodo né Sereni, forse nemmeno Turoldo», avevano «sentito il profumo della provvidenza divina, del Grande Maestro. Avevano paura di sbagliare, anche a parlare, rinunciando a questo svestirsi generale di tutti gli orpelli, per apparire nudi e perfetti come Dio ci ha fatto. Perché coprirci di mantelli? Siamo la più bella fattura divina. Una fattura che non smetteremo mai di pagare».
Francesco no! Si era ormai svestito, lui, di ogni cosa che potesse ornare l’uomo vecchio e nella sua nudità mostrava la bellezza della gloria divina. Ancora in quella intervista — alla domanda di Nati, «Cosa vede in san Francesco?» — Merini affermava di cogliere nell’esperienza cristiana del fratello di Assisi la bellezza della «rinuncia totale alle cure degli uomini e soprattutto la bellezza delle piccole cose, la scoperta quotidiana della vita, il fatto di sentirsi vivi anche dopo essere stati martirizzati, violentati, e ancora sorridenti, ancora a chiedersi il perché malgrado tutto si è felici».
Una lettura che finiva chiaramente per incrociarsi con il percorso biografico della poetessa, rinata più volte dalle macerie dopo ripetute cadute che l’avevano condotta a lunghi periodi d’internamento in diversi ospedali psichiatrici.
Francesco è un monologo poetico nel quale Alda Merini offre la sua comprensione del santo di Assisi. A parlare è l’uomo di Dio, in una successione che non ha una sua — almeno apparente — coerenza interna: si tratta piuttosto di una successione di istanti, di alta validità stilistica, nei quali compare lo stesso intreccio tra due vicende, quella di Francesco, appunto, e quella di Alda Merini.
Il giovane uomo di Assisi, ricco e — in fondo — viziato, non fu compreso dai genitori, dal padre soprattutto, che avrebbe voluto indirizzare a suo modo il percorso del figlio; Alda da par suo, dopo le scuole di avviamento al lavoro, dovette interrompere gli studi per ragioni familiari, fatto questo che produsse uno strappo difficilmente ricucibile nella sua psicologia; nell’un caso come nell’altro la vicenda familiare — anche se per motivi diversi — ha condizionato l’esistenza di entrambi.
Credo permangano perciò tracce autobiografiche nei non pochi versi (qui ne stralcio solo alcuni) che Merini dedica al controverso rapporto di Francesco con il padre, nel tentativo di comprendere le ragioni di un amore paterno incapace di comprendere le durezze — perché, alla fin fine, poterono risultare tali — di un figlio verso il padre.
«Mio padre, che ho tanto amato / era vestito di pura menzogna. / E si rallegrava soltanto / quando io godevo di quei beni / per dar da mangiare ai miei vizi». «Ma come posso capire un padre / che nella carne di un figlio / ha visto il proprio avvenire?». «Come l’ho deluso / come ha pianto per me / e io piango con ser Bernardone / tutto ciò che insieme abbiamo lasciato / i nostri vicendevoli inganni». «Ma è giusto, Signore / dimenticare / chi a modo suo ci ha amati / ricoprendoci di denaro / e di vesti sontuose? / È la miseria di un genitore / che non capisce / che un figlio appartiene a Dio. / Ma un uomo come mio padre / che aveva paura della morte / come poteva capire? / Il denaro è una scusa / per difendersi dalla morte / è una maschera sotto cui l’uomo si nasconde / per non far vedere che è un angelo / un angelo triste e tribolato. / Io volevo essere nudo / volevo essere solo anima».
E ancora: «Quanti errori commettono i padri / rivestendo di gemme i figli / che vogliono la povertà e il lavoro / e la dimestichezza con Dio».
Il santo, spogliatosi di ogni cosa e spogliato di ogni cosa, diviene così l’amico di Dio, seguendo le orme di Colui che era fin da principio, il quale disse e tutte le cose furon fatte, e che scelse di spogliarsi e di essere spogliato di ogni cosa per ricondurre l’uomo alla sublimità della propria vocazione. Fatto amico di Dio, Francesco è capace perciò di vedere uomini e cose con gli occhi di Dio. «Ciò che l’uomo trova inutile / le cose più piccole, i più insignificanti silenzi / Dio li trova estremamente preziosi. / Perciò salverò ogni filo d’erba, perciò le creature dimenticate / diventeranno le mie creature: / gli emarginati, gli storpi / coloro che l’uomo / non vuol ricevere nel suo cuore / ma che la morte abbraccia / questa sorella che io amo sopra ogni cosa».
Immerso nel mistero, non era tanto un uomo che pregava — disse di Francesco Tommaso da Celano — quanto fatto egli stesso preghiera (non tam orans quam oratio factus). Una preghiera che, secondo Merini, «non è nulla: / è una tomba che va devastata / devastata fino allo spasimo / per tirar fuori l’unico Verbo / la vera parola di Dio».
Quella Parola che sola può dire la verità di tutte le cose, che sola è capace di fare di tutte le creature un unico sinfonico inno in lode di Dio e rende l’uomo pazzo del suo Signore: «E io sono folle, / folle come te, Signore / folle d’amore…». «Io sono diventato / il ponte buttato tra la tua nascita / e la tua risurrezione. / Camminate sopra di me / calpestate Francesco / per arrivare fino al Calvario». La persona del Santo, la sua umanità, diviene così quasi personificazione dell’esistenza del Figlio di Dio, in una cristomimesi che nella esistenza dell’uno riflette e rilegge quella dell’Altro.
E poi c’è Chiara, «che avrebbe potuto essere / la palestra del mio amore, / ed è invece diventata / la musa ispiratrice / del sogno di Dio». Sempre nell’intervista concessa a Francesco Nati, Merini disse che quello per Chiara «è stato un grande amore di Francesco, come quello di Giuseppe per la Madonna, il custode di un cuore. Tutti e due hanno custodito il cuore della donna. È stato magnifico, non hanno protetto la carne della donna, ma il cuore, quel cuore che a tante donne è stato strappato con la violenza». Anche qui, quale straordinario intreccio biografico! «O donna angelicata e sublime, / come non diventerò un grande poeta / cantando le tue sublimi stanchezze?». «Noi siamo due torce d’amore per Dio, / ma abbiamo scoperto, divina compagna, / che se il nostro corpo / è una prigione con mille sbarre, / dopo si allarga la valanga del cielo».

È un Francesco, quello di Alda Merini, capace di trasmettere l’inquietudine della fede e per questo mi sento di riproporlo oggi. Perché solo una fede inquieta, diceva il cardinale Carlo Maria Martini, può essere una fede pensante.

di Felice Accrocca

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Conosciamo Alda Merini nella Casa delle Artiste (di Ilaria Federico su Milano Free.it)

Ringraziamo Ilaria Federico e la testata online MilanoFree.it per l’articolo dedicato a seguito della visita nello Spazio Alda Merini!

Conosciamo Alda Merini nella Casa delle Artiste

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.

 

Alda Merini è nata il 21 marzo 1931 come scrive nella poesia tratta dall’antologia Vuoto d’amore ed è un “poeta”, non poetessa, come amava definirsi, milanese. Le sue poesie ci raccontano di un mondo interiore tempestoso ma che invito a conoscere.
A lei è dedicato lo Spazio Alda Merini nella Casa delle Artiste in via Magolfa 32 a Milano.

Alda Merini

Alda Merini nacque infatti a Milano, in viale Papiniano 57 e visse a pochi passi dal piccolo museo in suo onore, in Ripa Ticinese 47, dove oggi si trova la lapide in suo ricordo.
Inizia a scrivere molto giovane, a soli sedici anni Silana Rovelli legge le sue poesie e le invia a Giacinto Spagnoletti, che le inserisce nella sua Antologia della poesia italiana 1909-1949. La sua prima vera opera è La presenza di Orfeo (1953), seguita da Paura di Dio (1955), Nozze romane (1955) e Tu sei Pietro (1962).
Fino al 1979 il silenzio. Alda Merini vive infatti per anni in manicomio, un periodo di vessazioni, squilibri mentali e forse violenze di cui ci narra, in una forma volutamente a metà tra l’autobiografia e la finzione, in L’altra verità. Diario di una diversa, pubblicato nel 1986. Scrive: “Il Diario è un’opera lirica in prosa ma è anche una esegesi, una implorazione e la completa distruzione di ogni filosofia e di ogni atto concettuale. È stato scritto con il linguaggio semplice di cui nel manicomio ha scordato tutto e non vuole né vuole più ricordare. […]
Se non avete mai letto le sue poesie e volete avere un assaggio di Alda Merini vi consiglio di leggere questo struggente diario. In un centinaio di pagine emerge il cinismo, l’insofferenza verso le consuetudini, la ribellione e la forza di un una grande scrittrice.
La sua raccolta più intensa è invece La Terra Santa e tra i suoi poemi ricordiamo Il poema della croce, una dura, profana e visionaria rappresentazione della nascita e della morte di Cristo e Le satire della Ripa.
La scrittrice scrive di vivere momenti di felicità soltanto durante le gravidanze, quattro, che le permettono di lasciare il manicomio Paolo Plini di Milano, oggi uno spazio multisettoriale dedicato a diversi progetti artistici. La foto delle quattro figlie è appesa nello Spazio Alda Merini, dove una gentile guida vi racconterà delle attività della scrittrice mostrandovi la sua stanza e gli oggetti che rivelano le stranezze e l’estro dell’autrice.

Lo spazio Alda Merini

La Casa delle Artiste è un’associazione culturale e di promozione sociale no profit. “Qui si cerca di socializzare e di fare cultura“, ci dice la guida. Sono numerosi infatti gli eventi in programma per il mese di febbraio 2018 come l’incontro settimanale del mercoledì sera dedicato alla poesia accompagnato da un rinfresco.
Mercoledì 7 febbraio sarà ospite l’autrice Alda Crippa che giocherà con la poesia e al costo di 8€ sarà disponibile una consumazione solidale.
Un ultimo consiglio per imparare ad amare gli scritti di Alda Merini è quello di ascoltare i suoi poemi musicati dal musicista Giovanni Nuti, con il quale collaborò negli ultimi anni di vita, recitando a volte in teatro sulle sue note.

 

 

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