Sono io il figlio
Sono il figlio partito
e mai tornato per il vitello grasso.
Sono io il vitello
immolato a un dio che, se esistesse,
avrebbe versato una lacrima,
sorretto il mio capo sulla ruota dell’assassino,
scagliato saette, chiesto giustizia.
Sono io la freccia
che l’arco potente della madre
scocca nel mondo oltre le sue paure
e mai si aspetta l’orrore
di un corpo tumefatto.
Sono io il futuro
di una patria codarda e colabrodo,
scivolato fuori per non soffrire
illusioni, promesse, pantani
non per cercare gloria, ma semplicemente Vita.
Sono io la vittima
di leggi con occhi bendati
deboli, sfruttati, ragazzi urlanti giacciono
nelle prigioni di democrazie torturate
e infrattate in sudari di vergogna.
Sono io il capro espiatorio
delle priorità di diplomazia e profitto
un Prometeo incatenato alla rupe
delle Necessità di nuovi potenti dei
dilaniato ogni giorno da un rapace
per aver covato il fuoco di verità indicibili.
Sono io il figlio partito
e mai tornato per il vitello grasso.
Rossana Bacchella
(In memoria di Giulio Regeni)