28 9 19 «Il mercante di parole» [teatro]

28 settembre 2019 – ore 20.30

«Il mercante di parole» [teatro]

ispirato a un racconto di JeanClaude Carrière;

di Caterina Ardizzon; regia di Andrea Elodie Moretti.

Contributo all’ingresso € 10,00 – Prenotazioni a info@lacasadelleartiste.it

“Tutti pensano e sentono nella stessa maniera, solo che l’assenza di parole adeguate può impedire, negli uni o negli altri, la manifestazione di questo o di quel sentimento”. Il Mercante di Parole è uno spettacolo che affronta il tema della diversità e dell’incontro attraverso il linguaggio, raccontando la storia della figura immaginaria del mercante di parole, che girava il mondo vendendo e comprando parole dai significati più disparati.

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27 9 19 Vittoria Longoni con «C’era in Atene una bella donna»

27 settembre 2019 – ore 18.30

Presentazione del libro di

VITTORIA LONGONI

“C’era in Atene una bella donna” Etere, concubine e donne libere nella Grecia antica.

Letture a cura di Roberta Secchi

Incursioni al pianoforte di Roberto Agosti

Coordinamento a cura di Vincenza Pezzuto

ingresso libero

 

***

Una decostruzione che illumina una presenza femminile per nulla marginale nella Grecia antica, modello di una democrazia che esclude le donne e spesso esprime una potente misoginia.
Ma cercando fra le fonti e i racconti ecco emergere alcune figure singolari: Laide, Neera, Frine, Clitennestra e Cassandra, etere, sorelle, concubine, donne libere che non vivono nel solco del destino moglie/madre e trovano una via di fama e fortuna persino nelle fonti scritte.
È importante e utile quindi discriminare nel vasto mondo femminile, qualche volta tangente alla prostituzione: “La prostituzione ateniese, e greca in generale, si poteva svolgere in vari modi, più o meno retribuiti e degradanti. Le schiave venivano dalle guerre, dalle razzie e dagli appositi mercati; in alcuni casi finivano nella prostituzione più misera, fatta nelle strade o nei bordelli. Tuttavia anche donne di condizione libera, o straniere, potevano cadere in disgrazia per varie ragioni (vedovanza, ripudio, adulterio ecc) e finire in queste situazioni: doversi offrire a chiunque per un basso compenso, che finiva in gran parte nelle tasche di lenoni, “protettori”, tenutarie di case di tolleranza.”
Ma questa è solo una parte della storia femminile. Il desiderio e il tentativo di scegliere il proprio destino è molto più presente e praticato di quanto non si creda.
“Ci troviamo nell’epoca di un patriarcato trionfante, coordinato in pieno con lo schiavismo; ma incontriamo indirettamente anche donne che ci parlano di percorsi faticosi verso una qualche forma di autonomia. Interrogare le etere, le concubine e le donne “diverse”, sia che si tratti di figure storiche che di personaggi costruiti in forma teatrale o letteraria, significa aprire qualche spiraglio e avere la possibilità di esaminare vicende e simboli che si parlano di altre modalità del femminile, anche nell’antico mondo greco, oltre gli stereotipi consolidati. La lettura di questo libro nella sua interezza riserverà qualche gradita sorpresa a chi
finora ha conosciuto l’antico mondo ellenico solo per stereotipi, o attraverso una certa tradizione scolastica che ha rincarato la dose della misoginia greca (già notevole di suo!) mediante tagli, censure moralistiche e distorsioni.”

 

L’ AU T R I C E

Vittoria Longoni da Bergamo si è trasferita da molti decenni a Milano, sua città di adozione, dove ha incontrato il ’68, le varie forme del femminismo e uno sguardo nuovo e fresco sulla cultura.    Si è sempre impegnata nei vari movimenti sociali e politici della nuova sinistra e, dal ‘76, nelle esperienze del femminismo, dall’autocoscienza all’impegno sociale e  sindacale,  e alla cultura rivisitata nel segno della storia delle donne. Si è laureata alla Statale di Milano in Filosofia e poi in Letteratura greca, passione che coltivava fin dall’adolescenza. Ha insegnato per 40 anni in varie scuole, tra cui il  Parini di Milano. Ha pubblicato la traduzione del dialogo di Plutarco Sull’amore, Adelphi 1986, e numerosi testi per i licei e commenti di romanzi, presso le editrici La Nuova Italia e RCS. Ora insegna Lingue e letterature classiche agli adulti,  presso Unitre  e Humaniter. Ha collaborato con varie associazioni femministe e con la Casa delle Artiste, conduce da molti anni dei corsi sulla letteratura a firma femminile per conto della Libera Università delle Donne. Scrive sulla rivista Leggendaria. Ha collaborato a lungo alle attività culturali della Casa delle Donne di Milano e ora è componente del relativo Direttivo. Esce ora il suo ultimo libro, C’era in Atene una bella donna- Etère, concubine e donne libere nell’antica Grecia, enciclopediadelledonne.it, maggio 2019.

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24 9 19 Inaugurazione mostra internazionale “About Cracovia. Post Scriptum”

24 settembre 2019 – ore 18.30 VERNISSAGE

Approda al nostro museo dopo le  tappe precedenti in Polonia, la mostra internazionale interdisciplinare di arte contemporanea

About Cracovia. Post Scriptum

della galleria LABIRYNT n°2 di Leszek  Zebrowski  di Cracovia,

con il patrocinio e partecipazione di Adrianna Siennicka, Console Generale della Repubblica di Polonia in Milano e di Marta Zagòrowska, responsabile eventi

Artisti: Artur Bartkiewicz (PL,) Chéni(F), Daniela Gilardoni (I), Ulrika Hembjer(S),Mieczylaw Malawski (UA), Jacek Pasieczny (PL), Ina Puchala (CDN), Pawel Rubaszswski  (PL,) Mira Satryan(PL,USA),  Adel Seyoun (IRQ,SLO), Violet Skipp (USA), Swietlana Tkaczuk (UA), Lona Verlich (SLO), Dermot John McConaghy Wilson (CDN),Sheila Skipp Zinkerman (USA), Teresa Zebrowska (PL), Leszek Zebrowski (PL), Erika Capobianco (I), Nikolina Dżanowska (BG) i Borys Żelew (BG)

Interventi di Sergio Meazzi – Ass.re Cultura del Municipio 6 Milano e di Francesco Demuro – Presidente della Commissione Cultura M6

A cura di Daniela Gilardoni.

Esposizione aperta fino al 6.10.19

Ingresso libero.

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21 9 19 Giornata mondiale dell’Alzheimer, spettacolo «Non ricordo» di Variamente Teatro Mailò

In occasione della Giornata mondiale per il malato di Alzheimer

21 settembre 2019 – ore 20.30

NON RICORDO

Performance teatrale di Variamente Teatro Mailò; drammaturgia: Antonella Marrone; regia: Maria Cutugno

Info e prenotazioni: 349 7024754 – Prenotazione consigliata

Contributo all’ingresso: euro 10,00.

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Cosa faresti se.. ?

Se Lui non sapesse piú chi sei, se Lui non riconoscesse piú il tuo profumo e soprattutto… chi l’ha fatto il caffè?

Questo progetto è una passeggiata nella mente di un uomo che non sa piú.

Un duro lavoro di memoria emotiva caratterizza il percorso e il processo creativo di questo progetto teatrale.

Da una drammaturgia di Antonella Marrone, intensa e che spazia dal tragicomico al dramma, a una regia dura ma poetica di Maria Cutugno, il lavoro si svolge a doppio filo su una matassa che solo alla fine svela… chi ha fatto il caffè?

Sinossi

Lorenzo è un uomo con la voglia di scherzare alla vita, nel pieno della sua maturità, pieno di fantasia e che a volte sente una voce.

Lorenzo si stupisce, vorrebbe allontanare dalla sua mente il sospetto che quella voce sia il preludio a qualcosa di grave e che teme anche di nominare.

Chiara, la sua compagna, e la giovane figlia Sofia lo accompagnano nel quotidiano fluire verso una malattia subdola e che, dopo essere stata diagnosticata, non lascia scampo alle illusioni perché non esiste nessuna cura.

Lorenzo si preparerà agli inconsapevoli deliri, alle voci fantasma, alle notti insonni e alla perdita di ciò che tutto per lui è quotidiano.

La colpa di tutto ciò ha un nome: Alzheimer.

Note di regia di Maria Cutugno:

Ad una prima lettura della drammaturgia di “Non ricordo” non ho colto la drammatica verità di ciò che il testo mi suggeriva.

Indugiavo nel comprendere se dovessi approcciarmi al duro lavoro della visione scenica pensando di restituire a tutto il progetto una visione comica, drammatica oppure tragica.

Tuttavia, sentivo la necessità di raccontare la storia di Lorenzo e comprendevo che ciò che il personaggio mi chiedeva era di restituirgli una dignità quotidiana.

Quindi non ho cercato un unico registro ma, come succede nel quotidiano, la mia visione di regia ha oscillato tra il vivere “tragicomicamente” la realtà, colori forti e nello stesso tempo riferiti a un tempo non ben definibile, un altrove in bilico tra reale e irreale.

Ho letto e riletto più volte il testo, ho pesato le parole e ho cercato di far rivivere nella mia memoria prima , nella memoria degli attori coinvolti poi e, infine, in scena il senso di smarrimento, lo sbiadire delle sensazioni, lo sbiadire dei ricordi, lo sbiadire dei colori e lo straniamento che piano piano ha accompagnato lo svolgersi della storia.

Non avrei potuto banalizzare: il rischio era alto perché ciò che accade in scena accade a tanti “Lorenzo” e tante “Chiara” compagna di Lorenzo e tante “Sofia” figlie che non accettano la dura presenza dell’Alzheimer che, quando la scopri, ha già cancellato memoria e ricordi.

La Voce, elemento portante di tutto il racconto, accompagnerà Lorenzo verso l’oblio .

Con Lorenzo, tutto si sbiadirà e finirà in una lunga lettera : nero su bianco e nessuno spazio ai colori.

 

 

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20 9 19 «Uomini e donne per il dialogo» con Mauro Julini e Isabella Buzzi

20 settembre 2019 – ore 18.30

Presentazione del libro di

MAURO JULINI

“Uomini e donne per il dialogo” – Negoziati, negoziatori, mediatori

Con Isabella Buzzi e Mauro Julini.

Ingresso libero

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Mauro Julini, mediatore, facilitatore, giurista d’impresa, responsabile scientifico di Enti di Formazione ed Organismi di mediazione-

Isabella Buzzi, mediatrice familiare da quasi 30 anni, fondatrice del Forum Européen Recherche et Formation a la Médiation Familiale – Francia e dell’Associazione Italiana Mediatori familiari

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19 9 19 Massimo Bernardi con «Hanno invaso la Svizzera»

19 settembre 2019 – ore 18.30

Presentazione del libro di

MASSIMO BERNARDI

“Hanno invaso la Svizzera – e altri racconti brevi per letture notturne”

(editore Ensemble)

Ingresso libero

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Introdotta da tre pagine scritte da nientedimeno che Dino Buzzati, direttamente dall’aldilà, questa singolare raccolta di racconti si divide in due parti: The bright side of the moon e The dark side of the moon, rispettivamente il lato luminoso e quello oscuro della luna. L’autore si lascia andare, avvolto dalla luce della luna, a racconti onirici in cui regnano un delizioso nonsense e una rassicurante assenza di nessi logici. Riflette, poi, sui modi assurdi nella loro banalità con cui le persone possono sparire senza lasciare tracce e sulla presunta casualità con cui la vita ci pone davanti a strani simboli, segnali o coincidenze. Il lato buio della luna, invece, porta l’autore ad abbandonarsi all’introspezione, lasciandosi sfuggire impressioni fugaci o abbagli, allucinazioni e urla silenziose, in un dialogo interiore intenso e confuso.

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Massimo Bernardi è nato nel 1970, a Modena, dove tuttora vive. È laureato in Biologia, ma le sue passioni sono sempre state la scrittura e la fotografia.
Ha pubblicato quattro libri di narrativa: “Mandala” (Sensoinverso edizioni, 2016), 2Appuntamento alla fortezza” (0111 edizioni, 2013), “Letturista per caso” (0111 edizioni, 2012) e “Onjrica” (Oppure edizioni, 2001). 

Alcuni suoi racconti sono usciti su riviste e antologie. Ha collaborato per alcuni anni con il circolo culturale Laboratorio di Poesia di Modena, in qualità di redattore e autore di testi per la rivista di poesia Steve. È autore di alcune sceneggiature originali per cortometraggi e lungometraggi (tra le quali “Il regalo più bello”, menzione speciale al Busto Arsizio Film Festival 2004).
Utilizza tecniche miste (proiezioni multiple di diapositive, pittura su pellicola e collage) per elaborare immagini fotografiche. Ha esposto le sue fotografie in numerose mostre personali e collettive, tra cui il Museo a Cielo Aperto a Camo (CN) (2013), la rassegna Phot’out a Torino (2014) e tre edizioni di Fotografia Europea a Reggio Emilia (2011, 2013 e 2015). Si interessa anche di arte, paesaggio e archeologia industriale.

 

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18 9 19 Il Giardino della Poesia – Invito con gioco con Silvio Raffo

 

18 settembre 2019 – ore 20.00

Nell’ambito de Il Giardino della Poesia,

Invito con Gioco.

Ospite: SILVIO RAFFO

Consumazione solidale € 8,00.

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SILVIO RAFFO: Romanziere, saggista e poeta. Ha tradotto tra gli altri Emily Dickinson, Dorothy Parker, Philip Larkin. Tra le sue raccolte di poesia Lampi della visione (Premio Gozzano 1988), L’equilibrio terrestre (Premio Città di Cariati 1991), Al fantastico abisso (Premio Val di Comino 2012). Tra i romanzi ricordiamo Lo specchio attento (1987), Il lago delle sfingi (1990), Virginio. Le prodigiose avventure di un bambinaio androgino (1997), Giallo matrigna (2011) e La sposa della Morte (2013). La voce della pietra (Elliot, 2018 – già uscito per la prima volta nel 1996) fu tra i finalisti al Premio Strega nel 1997. Ha curato l’antologia «Le muse del disincanto» Poesia italiana del Novecento. Un’antologia critica.

Con La Vita Felice ha pubblicato diversi libri, il più recente “La ferita celeste” (poesie).

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14 9 19 Incontro con la poesia di Maria Teresa Chechile

14 settembre 2019 – ore 18.30

Incontro con la poesia di Maria Teresa Chechile

In dialogo con l’autrice

Barbara Bonazzi e Vincenza Pezzuto

 

Ingresso libero

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Maria Teresa Chechile nasce a Zurigo il 14 gennaio 1971. Figlia del Sud Italia (Atena Lucana, paese e terra di confine tra Basilicata, Calabria e Campania) e dell’emigrazione degli anni ’60, impara a conoscere ed a sperimentare le varie sfaccettature del vivere, ricevendo stimolazioni continue tra Italia e Svizzera. La sua indole poetica e letteraria la porta negli anni a cimentarsi in piccole raccolte poetiche che lei stessa definisce “sogni nel cassetto”. La sua innata versatilità per la scrittura l’aiutano in questo processo di assimilazione e osservazione a volgere in versi e scritti tutto ciò che la circonda, segnando il tracciato per nuove strade e nuovi progetti.

La sua prima poesia, scritta a 15 anni, dal titolo “Di Notte” è l’inizio di un nuovo modo di osservare le cose, le persone e le situazioni, consentendole di descrivere ed immaginare un mondo tra l’incanto ed il disincanto.
Il suo impianto letterario, già forgiato nel corso degli studi umanistici, le dà una maggiore spinta a proseguire nel poetare e le vicissitudini della vita la porteranno a dedicarsi al prossimo divenendo infermiera, prima a Milano e poi all’Ospedale Carlo Urbano di Jesi.

Fortemente convinta che nulla succede per caso, che tutto è già scritto e che ogni azione dell’essere umano va solo aiutata, a riprova di questo, s’imbatte, nel febbraio del 2018, in un concorso di poesie edito da Aletti Editore, al quale partecipa con l’opera “Di Notte” che le varrà l’inclusione nell’antologia “A.Quasimodo legge i poeti contemporanei”, con menzione di merito e con l’interpretazione della stessa poesia da parte dell’attore e regista, nonché figlio del Premio Nobel per la letteratura, Alessandro Quasimodo. L’inclusione nell’antologia “A.Quasimodo legge i poeti contemporanei” sarà la sua prima risposta a quel cassetto di sogni tenuto per troppo tempo chiuso. Immessa su YouTube, raggiunge in pochi mesi un risultato eccellente di visualizzazioni e sarà la stessa casa editrice a proporle di incidere un cd, dove lo stesso Quasimodo seleziona cinque sue opere a cui dà voce espressiva; si intitola “A. Quasimodo legge Maria Teresa Chechile”.

Maria Teresa Chechile ottiene nel corso del 2018 nuovi successi: la poesia “Pensiero” viene inclusa nell’Antologia per la Giornata Mondiale della Poesia 2018, edita da Aletti e l’Enciclopedia dei Poeti Italiani Contemporanei inserisce all’interno tre sue opere, “Metafisica”, “Il rumore del silenzio” e “Pensiero”. Nell’agosto 2018, in occasione del Festival Internazionale “Il Paese della Poesia” di Rocca Imperiale, partecipa alla masterclass con Mogol e presenta, in un concorso interno al festival, la poesia “A mio padre (L’assenza)”, che è successivamente inclusa, con diploma di merito, nell’antologia “4° premio internazionale Salvatore Quasimodo. Vol. 1”, pubblicata in occasione del cinquantenario della morte del poeta. Ma è la sua prima poesia “Di Notte” ad essere presentata ad uno dei più prestigiosi concorsi, ovvero il Premio Mario Luzi. Ciò porta la Chechile ad un grande risultato: “Di Notte”, infatti, è inclusa nella prestigiosa enciclopedia del premio e la poetessa avrà un’intera pagina con sinossi nell’Agenda Nazionale dello Scrittore della Repubblica Italiana 2020/2021. 

 

Leggi qui l’intervista

https://www.differentmagazine.it/intervista-alla-poetessa-maria-teresa-chechile-i-sogni-non-rimangono-chiusi-nel-cassetto/

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13 9 19 MUSICA con le note di Corrado Coccia & POESIA con i versi di Gianfranco Carpine

13 settembre 2019 – ore 19.00

MUSICA con le note di Corrado Caccia & POESIA con i versi di Gianfranco Carpine

ingresso libero

CORRADO COCCIA Si definisce “un cantautore surreale”, frequentando anche i circhi e collaborando con una famiglia circense che ha conosciuto anni fa. Corrado Coccia, pianista e cantautore milanese, classe 1971, in una intervista a Radio Monte Carlo ha raccontato le sue passioni e la sua vita da artista: “Ho scritto alcune canzoni a diretto contatto con la famiglia circense, all’inizio dello spettacolo metto in scena una piccola gag eseguendo un brano mentre il clown principale si trucca, una scena felliniana che mi piace molto. Mi esibisco con il Circo Sterza di Liliano e Alessandro Sterza, sono molto attivi nella zona di Brescia, Val Trompia. Ma le mie prime esperienze le ho vissute sul palcoscenico del Teatro Nazionale di Milano in occasione di un concorso dialettale, dove ho presentato un brano di mia composizione “Arriverà al banda”, arrivando terzo. E poi i concorsi, le serate in locali, pub e tutta la trafila che fanno gli artisti a Milano. Nel 2009 ho vinto anche Castrocaro nella sezione brani inediti che allora non esisteva ancora ma la commissione formata da Lucio Dalla, Demo Morselli e altri grandi big della musica la inserì con successo. Lì ho partecipato con il brano Geronimo Mastrillo, a cui seguirono un live presso gli studi RAI di Saxa Rubra e la convocazione nella Nazionale cantanti. Fu comunque una bella esperienza.

Poi è arrivato il primo disco prodotto da me, in casa, “Il Circo di Mastrillo”, mentre nel secondo lavoro, intitolato semplicemente Corrado Coccia, del 2013, ho avuto la fortuna di essere co-prodotto da Danilo Minotti, il chitarrista di Claudio Baglioni, e l’ho registrato con l’orchestra sinfonica di Roma al Forum Music Village di Roma. Sempre nel 2013, in occasione del S. Natale, è uscito un singolo dal titolo L’attesa, anch’esso co-prodotto dal Danilo Minotti, e con la partecipazione della pianista Sonia Vettorato e del clarinettista Marcello Noia.

Poi è uscito per Pachamama il terzo disco, Chiaroscuro. Mi sono anche avventurato nella scrittura letteraria, pubblicando un piccolo racconto natalizio, intitolato Con gli occhi di un bambino, che si può scaricare on line sul suo sito web.

Ora sto preparando il mio quarto disco, avrà una doppia faccia sia a livello di argomenti di testi, sia di arrangiamenti. Da una parte ci sarà una sezione d’archi, dall’altra più elettronica. E’ una piccola svolta che mi sono imposto di dare perché volevo dare una scossa al mio modus operandi.

Corrado Coccia ama anche fare solidarietà: ha scritto il brano “Per non perdersi nel tempo”, prodotto da Pachamama, dedicandolo a Luca Bassi, un giovane psicologo pavese scomparso nel 2011 a seguito di un linfoma, con l’obiettivo di raccogliere fondi da destinare alla ricerca contro linfomi e mielomi (PAVIAIL, sezione pavese dell’Ail che aiuta l’associazione). “Ho conosciuto i genitori di Luca, Piera e Lorenzo, e mi hanno colpito molto le loro parole, il loro coraggio con il quale hanno affrontato di petto e trasformato questa loro tragedia, ma soprattutto il loro racconto di Luca, che ha avuto la capacità di sorridere alle lacrime…e in tanti dovrebbero prendere esempio dalla sua vita. Ecco, vorrei che questo brano potesse diventare una sorta di faro, Luca era una persona che nonostante tutti i problemi sorrideva alla vita. E’ un invito che faccio anche a me stesso in certe situazioni. Un pomeriggio a Como durante un concerto fui definito un cantautore malinconico, spesso mostro questa malinconia latente, mia madre mi diceva sempre che non ho mezze misure, o bianco o nero. O parlo di cose meravigliose, o sono un narratore delle mie malinconie”.

Il singolo è disponibile su tutte le piattaforme digitali o andando sul sito www.pachamama.it.
Il sito dell’associazione in ricordo di Luca Bassi è invece www.lucapernonperdersineltempo.it

 

GIANFRANCO CARPINE nasce nel marzo del 1944 a Castel d’Ario (MN). Trasferitosi a Milano nel dopoguerra con i genitori, rimane orfano in età giovanile e deve abbandonare gli studi di farmacia per trovare un lavoro. Lasciato un primo impiego nel servizio sanitario del Comune di Milano, inizia la carriera di informatore farmaceutico, che svolgerà fino al 2007. Da sempre accanito lettore, si cimenta come autore nel 2008, pubblicando per Wondermark Books il suo primo romanzo: Ucciderò a Settembre. Seguiranno Un incontro diabolico (BookSprint Edizioni), che riceve una menzione d’onore al concorso A.U.P.I. Milano 2013, e La misura dell’odio (OTMA Edizioni), che completano la trilogia del suo personaggio femminile: Marta.

Come poeta, nel 2013 viene premiato al concorso Villa Bernocchi del Comune di Premeno (VB) con La notte, mentre la poesia La dormiente viene inserita nell’Agenda dei Poeti. Nello stesso anno tiene una conferenza nella sala Consiliare del Comune di Milano sul tema dello scrivere e dell’importanza dei dettagli, e interviene ad un convegno in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua 2014. Con le sue poesie, l’autore continua a concorrere a eventi nazionali e internazionali e continuano i riconoscimenti (clicca qui).  È membro del Direttivo de La Casa delle Artiste – Casa Museo Alda Merini di Milano.

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10 9 19 Trame di vita in una collettiva a due piani – inaugurazione mostra

10 settembre 2019 – ore 18.30

Inaugurazione della mostra

Trame di vita in una collettiva a due piani

espongono: Loredana Caretti, Rosachiara Carletto, Germano Casone, Amos Loffreda, Marina Pozzi, Patrizia Silingardi.

Un edificio abitato da più persone, come una casa in cui si condividono le proprie storie di vita… che si specchiano, mostrandosi e raccontandosi attraverso le opere d’arte in mostra.

Termine esposizione: 22.9.19.

Ingresso libero.

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Trame di vita in una collettiva a due piani

 

Dal 10 al 22 settembre all’interno della Casa delle Artiste avrà luogo l’esposizione “Trame di vita in una collettiva a due piani”, a cura di Valentina Cavera, durante la quale Rosachiara Carletto, Germano Casone, Patrizia Silingardi, Marina Pozzi, Loredana Caretti, Amos Loffreda proporranno il loro lavoro.

Proprio come se realmente ognuno di questi artisti vi abitasse dentro, si svilupperà una relazione degli uni con gli altri, mentre le loro opere racconteranno le loro storie espresse attraverso l’arte pittorica o scultorea nel caso di Germano Casone.

 

Germano Casone [Villa Biscossi (PV), ‘47] attraverso le sue sculture di creta è come se desse voce ai bambini di tutto il mondo, partendo innanzi tutto dal bambino dentro di sé. Di cosa hanno bisogno i bambini d’oggi per crescere e diventare adulti in modo corretto? Come è fatto il loro presente? E un ipotetico paese dei bambini potrebbe esistere? I suoi bambini sono immersi nel sapere, cavalcano la fantasia su uno spicchio di luna, si affacciano dalle finestre di un borgo dove vige la semplicità.

A lavoro concluso, Casone si sofferma molto sulla ricerca del titolo più appropriato, poiché in esso si svela il legame con la realtà, ovvero il concetto che cerca di esprimere nell’atto creativo, la sua filosofia di vita che traspare dalle sue opere scultoree. Lavora molto sulla natura dei bambini, sui loro passi verso il futuro. «Il futuro è loro. Gliel’abbiamo rovinato molto però noi grandi, anche se gli abbiamo dato una vita agiata – racconta Casone – è il sistema che va ricostruito per poter gioire di questa vita. L’istruzione, la cultura sono necessari. Oggi possediamo i computer ma pur essendo un grande salto evolutivo, ci si è allontanati dalla lettura. In primis i più giovani.» ”Un bimbo che legge sarà un adulto che pensa” è un lavoro che vede protagonista un bambino intento nella lettura, in cima a dei libri impilati gli uni sugli altri, mentre un adulto lo osserva con sguardo pensoso. In “La cultura va sostenuta con forza” si legge la precarietà d’essa, in quel gesto disperato di un uomo dinanzi ad una torre di testi sovrapposti che rischia di cadere, mentre alla sua sommità un bambino è preso dal suo libro. “Compagni di scuola” vede alcuni studenti sfogliare un medesimo gigantesco libro, un inno all’istruzione.

 

Il fascino derivato di Amos Loffreda

 

Le immagini femminili di Amos Loffreda (Chioggia,’62) sono una ricerca pittorica che mira alla rappresentazione della personalità del soggetto. Nel corso della sua carriera ha sperimentato la riproduzione di nature morte, ha interpretato la realtà in forma di astrazione ma la sua ricerca poi si è soffermata sul ritratto. D’altra parte Amos nasce come fotografo, quindi ha sempre lavorato con l’immagine. Successivamente, il passaggio alla pittura è stato determinato da alcune produzioni che coinvolgevano la pittura su elementi fotografici, finché l’elaborazione dei soli colori sulla tela è diventato una realtà costante.

Il pavoneggiare delle sue donne, attraverso le chiome o gli abiti multicolori, emana tutto il fascino femminile. Non è un imitare la bellezza ma i soggetti che spesso cerca su internet sono persone che gli provocano un’emozione, da cui estrapolare l’essenza che le contraddistingue. Gli studi portati avanti a Venezia e gli approfondimenti sul disegno dal vero dinanzi alle modelle hanno influenzato la sua creatività e si sono concretizzati nei disegni che propone nel contemporaneo. Il gioco di colori che si condensa in piccoli interventi riprodotti ripetutamente attorno ai volti delle donne sono il suo modo di divagare nei percorsi dell’arte, per rendere le sue opere esclusive. «Ho approfondito il discorso sul mosaico e l’ho voluto riportare sui quadri attraverso parti di carte colorate selezionate e recuperate in una stamperia a Bassano. Successivamente aggiunta una resina particolare, abbino questa tecnica al disegno vero e proprio realizzato con olio su tela.» In un suo dipinto spicca una donna con in mano un piccolo volatile, esso s’intitola “Zeus che seduce Era”, rappresenta quindi un’immagine mitologica. La leggenda vuole che Zeus nel momento in cui entrò al potere, era deciso a prendere moglie. Essendo Era, sua sorella, di venerabile bellezza pensò a lei. Purtroppo la Dea era inavvicinabile, sempre controllata dalle serve; così dovette attendere il momento giusto. Il giorno che la vide entrare nel bosco si tramutò in un uccellino e quando lei lo raccolse dal terreno, lui si rivelò nelle sembianze di un baldo giovane, come in effetti era, e così anche ella se ne innamorò. “A Prisca” è un’opera che vede per protagonista una bambina nota nel suo paese che morì in tenera età. Lui la raffigura mentre insegue un cardellino, perché quell’uccellino nell’antichità era simbolo del trapasso dell’anima.

Amos Loffreda è molto legato alla sua terra, per questo dipinge anche su un legno spiaggiato che raccoglie attorno all’isola su cui abita.

 

Le prospettive del tempo in Rosachiara Carletto

 

L’universo temporale di Rosachiara Carletto [Lonigo (VC) ‘56] si esprime attraverso i colori e la prospettiva con cui è costruita l’immagine del paesaggio. Il presente, il passato e il futuro sono impronta di cromatismi sensibili. Grazie all’uso della spatola i suoi oli su tela nascondono il dettaglio per guidare lo sguardo verso l’oggetto rappresentato affinché l’emozione, nell’impatto visivo, sia preponderante. I colori, l’armonia tra essi, il loro elaborarsi strutturalmente, in Rosachiara, sono come sogni ad occhi aperti. «A volte quando sogni vedi delle cose poco definite, intravedi qualcosa ma non si capisce cos’è – racconta Rosachiara – la mia ricerca mira a quel qualcosa di soffuso.»

Le tematiche che affronta nei suoi dipinti ruotano attorno a elementi fissi da cui si originano versioni differenti di un argomento. Uno di essi è l’atmosfera o l’estate che vengono personificati sempre da un soggetto paesaggistico. Spesso è un paesaggio solitario dove sorgono isole, tra virgolette, in cui rifugiarsi, come nel caso di “isolotti come smeraldo”, “le atmosfere”, “la luna bussò”; altre volte quando sembra che l’artista ingrandisca il soggetto paesaggistico come con una lente di ingrandimento, le tonalità danno il senso di un’emozione più concreata, quasi tangibile. La realtà del particolare infatti rappresentata nell’”Estate” sembra quasi esserci vicina, nel presente. I suoi lavori si intrecciano con la temporalità dell’essere umano: quando coglie il soggetto da lontano dà un’impronta al tempo nel suo perdersi tra i giorni del quotidiano in vista di un futuro sperato, quando lo svela da vicino ci fa toccare il presente, frutto, nel suo caso, di un passato felice. «I soggetti che io dipingo passano sicuramente attraverso il mio vissuto, la natura in genere mi ha sempre affascinato. Ho sempre vissuto in paesini di campagna dove lo sguardo si perde nel verde, dove il rumore del vento è come una melodia e dove io spesso mi ritrovo assorta, con gli occhi socchiusi per cogliere le sfumature di uno scorcio e ad ascoltare il silenzio. – ci confida Rosachiara – Le mie marine “Atmosfere” sono nate un po’ dalla mia passione per la laguna, per il delta del po’, un po’ per la ricerca di qualcosa di infinito».

 

Le monocromatiche personalità di Marina Pozzi

 

Marina Pozzi [Limbiate, (Mi) ’60] conduce gli ospiti dinanzi a differenti soggetti che abitano nella sua interiorità, essendo parti di una sua biografia personale, legata a desideri, all’infanzia, all’ inconscio, al suo voler rivoluzionare la società che la circonda. Ogni persona è vestita di colore, in un gioco monocromatico che fa risaltare simbolicamente il proprio carattere. Il colore in Marina Pozzi è emozione, presenza attiva, potere d’essere. Utilizzando vari materiali e numerose tecniche pittoriche realizza questi ritratti. Ognuno di essi si esprime attraverso il colore, il segno, con cui traspare dalla materia e mediante una simbologia di elementi con cui viene presentato dall’artista. “Maternità”, in acrilico su cartoncino blu, raffigura una madre che allatta uno dei suoi due piccoli, entrambi vicini. I tratti dei loro corpi e dei loro visi sono decisi: la purezza del bianco si mescola al blu, ovvero alla profondità della vita. «Ho tracciato la maternità – spiega Marina – quella maternità tanto sognata, un passaggio quasi obbligatorio nella nostra società, che non potrà mai essere una condizione possibile per me a causa di un problema intimo. Un passaggio importante è stato trasferire l’atto creativo dai figli che avrei voluto ai miei dipinti, alla creatività artistica.» Quella bambina con il cappello, di colori scuri in acquerello, rappresenta lei stessa da piccina che nel corso del tempo le è rimasta dentro nonostante la durezza della vita l’abbia costretta a crearsi una spessa corazza e l’abbia schiacciata dal peso delle difficoltà. “La donna con l’orecchino di perla” rappresenta la gentilezza, l’eleganza, quelle qualità che lei possiede e che si aspetta di vedere anche nelle altre sue simili ma che, oggi come oggi, nota invece quanto si siano affievolite vorticosamente per quella pazza corsa di omologazione all’uomo… E poi compare “L’indiano” d’ acrilico rosso, avvolto da una nuvola di una tonalità più intensa, per esaltarne maggiormente la grinta. Una grinta che Marina Pozzi ha e che incarna la sua mascolinità: «L’indiano è la forza del guerriero.»

 

Il disegno libero di Patrizia Silingardi

 

Il segno distintivo di Patrizia Silingardi (Modena, ’59) si concretizza da una parte nelle sue proposte di rappresentazione oggettuale su differenti piani materici, dall’altro nel suo muoversi agilmente tra tecniche artistiche anche distanti tra loro, come la pittura e il ricamo: acquerello giapponese su veline giapponesi oppure su tele di lino antiche, tecniche miste con acquerello giapponese dipinto su pannelli lavorati a scrostature, simili a vecchi muri… acquerello giapponese dipinto su tele con colori per stoffe. La femminilità, la delicatezza, la pulizia del gesto creativo dona alle sue opere, colte nella loro essenzialità, una purezza di significato. Questo suo modo di fare e intendere l’arte la lega sicuramente all’oriente, alla filosofia che caratterizza questo paese lontano: una scoperta avvenuta a posteriori, lungo il suo percorso di ricerca.

Contraria ai gesti ripetitivi, alla monotonia dettata dalla pittura convenzionale, come quella realizzata con l’olio, la tempera su tela o il classico acquerello, ha cominciato ad appassionarsi, una volta conosciuto, all’acquerello giapponese. «Il fatto di non disegnare niente, di andare assolutamente a mano libera, di lasciare che l’acqua e il colore facciano un po’ da padroni, anche se in verità è poi sempre l’artista artefice del prodotto finale, mi ha fatto pensare “ecco questa è la mia pittura”.» La libertà totale di essere nella materia, l’armonia tra il pennello e l’oggetto che si nasconde nell’elemento sul quale il colore si adopera, in Patrizia è come uno svelare il già nato! I suoi fiori navigano in colori d’emozione ed al contempo diventano decorazioni attraverso l’ago e il filo, un esercizio di precisione, che diventa quasi una meditazione, dove i pensieri si perdono tra un petalo e l’altro.

 

Sperimentazioni di Loredana Caretti

 

Loredana Caretti (Milano, ’50) inizialmente attraversa i sentieri dell’arte per mano di un pittore lombardo, Aldo Sterchele, grazie al quale sperimenta differenti tecniche. Successivamente, interiorizzando il linguaggio di rappresentazione si muove su diversi piani di ricerca: dal paesaggio alle nature morte fino ad arrivare al ritratto, ad ambientazioni abitate. Da una parte, tratta la natura morta con allegria, usando colori che rendono la tavola felice, di buona compagnia, mentre quando sceglie altri tipi di soggetti li capta in atmosfere particolari… silenziose, raccolte, intime, in colori malinconici, slavati o perfino oscuri.

La sua meta è forse cogliere gli individui intenti in dialoghi quasi segreti e nello stesso tempo svelare il rapporto che vive dentro noi stessi, in quell’incessante evoluzione interiore, come nell’opera che raffigura due donne con i capelli neri. Ritraggono rispettivamente il pudore e la vanità ed in realtà sono la stessa persona ma rappresentata in due momenti diversi della crescita.

Osservando i suoi lavori, si respira un’atmosfera di intimità tra persone affini sotto degli ombrelli o all’interno di una sala tra donne…e poi nasce quel paesaggio con i rami spogli: dove tutto sembra spogliato dell’avere fa intravedere l’essere. Nell’apparire di questa nudità paesaggistica s’intravede l’anima del mondo.

Il mare appare vivace, testimone di un trascorso felice. «Ho introdotto nel dipinto una rete vera e propria, me l’ha data un pescatore del mare di Cesenatico. Esce dalla barca disegnata. L’opera l’ho realizzata pensando ai miei due nipoti. Infatti i nomi incisi sulla barca, sono proprio i loro, Marco e Michelle. Noi ci divertiamo nell’acqua. Ho cominciato a colorarla con la tempera e poi con la spatola ho agito sulla tempera e così sono nati dei riflessi che non potevo immaginare. L’ho coperta con la damar e l’ho ripassata infine con i colori ad olio, però quei riflessi nati per caso sono rimasti.»

 

Esposizione Collettiva

Casa delle artiste

Via Magolfa 32, 20143 Milano MI

Dal 10 al 22 settembre 2019

Inaugurazione 10 settembre, dalle 18.30

A cura di Valentina Cavera

 

 

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l’evento Trame di Vita in una Collettiva a Due Piani è stato censito nel portale italive.it e ammesso alle votazioni per il “Premio Italive 2019”.

ITALIVE.IT, progetto patrocinato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (promosso da CODACONS e COMITAS con la partecipazione di AUTOSTRADE PER L’ITALIA e la collaborazione di COLDIRETTI) informa gli automobilisti su quello che accade nel territorio che attraversano e presenta un calendario aggiornato dei migliori eventi organizzati, anche alla scoperta di eccellenze enogastronomiche.

Per visualizzare la scheda dell’evento cliccare sul seguente link.

Le votazioni espresse dai visitatori, che saranno raccolte fino a fine anno e giudicate da una commissione di esperti, determineranno il vincitore del Premio di quest’anno.
Notizie sul Premio Italive e regolamento reperibili dal sito clicca qui.

Ringraziamo per l’attenzione, con i migliori saluti.

Francesco Tamburella
Coordinatore ITALIVE

 

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