18 12 18 Ancorpiù – pensieri colorati di Giuliana Maldini

 

18 dicembre 2018 – ore 18.30

Presentazione del libro

Ancorpiù – pensieri colorati

(La Vita Felice)

di Giuliana Maldini.

Incursioni di lettura delle “api meriniane”.

In dialogo con l’autrice Diana Battaggia.

Ingresso libero.

***

Questo ultimo libro di Giovanna Maldini, Ancor più, una raccolta di forme poetiche e micro narrazioni, si presenta, ancora un volta, dopo i precedenti libri, come una tavolozza di colori e parole.
Credo che il senso dei colori, il loro agire quasi autonomo, disegni la scena del mondo per poi seguire la stessa sorte delle parole, poiché genera significati e prima ancora esso gioca, poiché da sempre sta come il senso magico, e piccolo (vero) della vita.
La curiosità insaziabile della Nostra consiste nel farli roteare assieme, in un caleidoscopio portatile, testimone fedele delle giornate, occhio vigile e divertito, o allarmato, ma sempre partecipe e innamorato della vita: questo è il valore aggiunto.
I momenti più felici sono, nel profilo poetico, quando c’è il riposo, e la stanza, o strofa intera si diverte a verticalizzarsi e non si conchiude subito nelle eleganti scatoline cinesi degli aforismi brevi. Ma la bellezza del testo appare anche nella lettura fluente di un solista, e ci sovviene la grazia e leggerezza di un nuovo genere: il comico femminile […]ma ecco apparire il retro del teatro verbale, in colore di verità e improvvisa malinconia, subito fermata, come in un bell’abito da una spilla sfolgorante.
Un occhio femminile che dissente, ma è paziente, e rovescia con ironia in dolcezza i significati, e ci gioca.

dalla prefazione di Maria Pia Quintavalla

GIULIANA MALDINI – Pittrice, scultrice, autrice di libri per bambini, ma soprattutto umorista, Giuliana Maldini è stata la prima donna in Italia, nel lontano 1978, a pubblicare un libro di vignette, ovviamente sulla condizione femminile. Da allora in poi non se ne è fatte più mancare, abituandoci vieppiù alla sua ironia, ora rivolta agli uomini ora alle donne, come per esempio in Amore… ti odio! e in Nessuna è perfetta. Poi deridendo il mondo della psicoanalisi con Nevromachia, perché del resto «chi non è nevrotico scagli la prima pietra…», o ironizzando sui rapporti sorelle-madri-figlie con Femminiglia, o sui rapporti familiari con Panni sporchi, disegnato escritto con il neuropsichiatra Donato Torelli. Per la nostra casa editrice, nel 2011, ha pubblicato Ecce Homo! Conoscerli, capirli… accettarli e numerose sono le altre pubblicazioni con protagonisti i gatti Gattonzoli: altra sua grande passione. Nel 2013 ha pubblicato Fèmina sapiens.
Ancorpiù,
con aforismi e riflessioni semiserie, è il volume che chiude la trilogia composta da Perlopiù (2014) e Supergiù (2016).

sadri

16 12 18 Anna Maria Di Brina con il libro di poesie «All’orizzonte, i fari»

domenica 16 dicembre 2018 – ore 18.30

Presentazione del libro di poesie

All’orizzonte, i fari

(La Vita Felice)

di Anna Maria Di Brina.

Con Giusi Busceti;

letture: Fabio Di Santo e Milena Conforti.

Chitarra: Leo Izzo.

Ingresso libero con calice augurale

****

L’immagine misteriosa del faro, simbolo antico di speranza e d’approdo, ma anche meta irraggiungibile, oggetto di un desiderio teso inevitabilmente all’altrove, introduce con forza iconica a questa nuova silloge di Anna Maria Di Brina. Come cogliere, con la potenza originale della parola, il tempo acceso dei sentimenti, degli slanci, di intuizioni e memorie?

Scheda libro

Anna Maria Di Brina (Roma, 1973) giornalista, vive e lavora in Svizzera. È stata redattrice per diverse case editrici italiane (Il Sole 24-Ore, Franco Angeli) e collaboratrice di varie testate in Italia e all’estero («la Repubblica Viaggi», «Week-end Viaggi», «The New Statesman», «L’Agenda»). Di versi e poeti parla volentieri nella sua Pilule poétique, rubrica radiofonica di «Radio Cité Genève». Suoi racconti e poesie sono apparsi in raccolte antologiche (tra le quali L’Arte di perdere, Algra, 2016; Aurore, Zenith, 2017; Antologia del Premio M. Yourcenar 2016 e 2017; Antologia del Premio Alda Merini 2017). Ha scritto e illustrato nel 2017 il suo primo libro di poesie Rosa come coccodrillo, Algra editore, finalista al Concorso Mario Pannunzio e al Premio Cumani Quasimodo. Ama l’arte, il mare di Sicilia e gli alberi, specialmente un immenso cedro del Libano che ha lasciato a Champel.
sadri

15 12 18 Carla Maria Russo con il romanzo «L’acquaiola»

15 dicembre 2018 – ore 18.00

Presentazione del romanzo

L’acquaiola

(Piemme, 2018)

di  Carla Maria Russo.

Una storia di povertà ed emancipazione femminile di inizio Novecento.

 

Ingresso libero.

scheda libro

Il suo nome è Maria, ma per tutti in paese è l’acquaiola. Era poco più di una ragazzina quando ha cominciato a portare l’acqua. Ogni giorno, con la pioggia o con il gelo, tre chilometri a piedi per arrivare alla fonte, caricare i barili sull’asino e portarli a Casa Grande, alla famiglia dei signori del paese. Maria, che è nata povera tra i poveri, al lavoro duro è abituata, soprattutto ora che è rimasta sola, con il padre malato e le sorelle che si sono maritate e sono andate alla “Merica”.
Non ha tempo di farsi troppe domande sul destino Maria, che accetta ogni lavoro purché onesto e non teme la fatica. E’ bella Maria, ha una grazia che va oltre le sue mani spaccate dal lavoro e i modi ruvidi da contadina, eppure non è un marito che sogna. Non si illude di poter cambiare il suo destino, né lo scambierebbe con quello di Agnese, la sua unica amica, che il matrimonio e i figli hanno seppellito in casa, o con quello di sua sorella Assuntina tormentata da un marito orco.
L’unico sguardo di tenerezza lo riserva al piccolo Luigi, il bambino più piccolo della casa Grande. Ma non può neanche fargli una carezza sui boccoli biondi perché nella Casa Grande lei resta una serva, loro i “signori”. Eppure anche Luigi adora l’acquaiola, e quando riesce a sfuggire la sorveglianza della famiglia la va a trovare, un affetto sincero li lega che resterà saldo per tutta la vita. Soprattutto dopo che la sfortuna, e la cattiveria degli uomini avranno colpito duramente Maria.

Carla Maria Russo

Sono nata a Campobasso, in Molise, dove, stando alle cronache familiari, sono vissuta solo i miei primi quindici giorni di vita. Poi ho abitato in diverse altre città seguendo i trasferimenti di mio padre, agente di pubblica sicurezza, fino a quando, all’età di tredici anni, sono approdata a Milano, da dove non mi sono più mossa e che considero la mia città. Qui ho compiuto gli studi superiori nel liceo classico A. Manzoni e quelli universitari presso L’Università degli Studi, dove mi sono laureata in Lettere Moderne con una tesi in storia del Risorgimento.

Dopo la laurea, ho insegnato Italiano e Latino nel triennio del liceo, tornando come docente nello stesso liceo classico Manzoni che avevo frequentato come studente.

Agli inizi degli anni ’90 però ho deciso di lasciare l’insegnamento e dedicarmi ad altre attività con le quali mi piaceva misurarmi. Una di queste è stata la ricerca storica, mia antica passione, un’altra la scrittura. All’inizio ho scritto per me stessa, desiderosa di mantenere traccia delle bellissime storie nelle quali mi imbattevo attraverso le mie ricerche, così intense, appassionanti e vive da annullare il tempo e parlare all’uomo di ogni epoca. Perché ogni “vera” storia è sempre contemporanea, sempre moderna.

Ho esordito nella narrativa con alcuni romanzi per ragazzi, tra i quali Il mio amico Napoleone (2003) pubblicato da Il Battello a vapore, con cui nel 2011 è uscito anche e Il segreto di Clelia.

Nel 2005 è uscito il mio primo romanzo per adulti, dal titolo La sposa Normanna, che ha suscitato fin da subito molta attenzione e si è trasformato oggi un long seller di grande successo, vincitore del premio Città di Cuneo Primo Romanzo e del premio Feudo di Maida. Una sorte molto simile è toccata a tutti i romanzi successivi: Il Cavaliere del Giglio, L’amante del Doge, Lola nascerà a diciott’anni, vincitore del premio letterario Fenice Europa, La Regina Irriverente e La Bastarda degli Sforza.

Il 15 marzo 2016 è uscito il mio nuovo romanzo, I giorni dell’amore e della guerra, che è il seguito de La Bastarda degli Sforza.

Ma il premio più gratificante in questo mio ruolo di scrittrice è il rapporto con i miei lettori, che mi scrivono numerosi e mi arricchiscono molto con il loro entusiasmo e considerazioni.

Proprio per realizzare un contatto più diretto con loro, ho deciso di aprirmi al mondo dei social network, sebbene non sia una grande esperta. Potete trovarmi su facebook e su twitter, piattaforme che utilizzerò per creare un canale preferenziale con chi mi segue da sempre, per dialogare, per scambiarci consigli e per diffondere dei contenuti esclusivi.

 

sadri

14 12 18 Roskaccio con «Sigarette – 20 poesie per smettere domani» spettacolo poetico teatrale

 

14 dicembre 2018 – ore 18.30

Spettacolo poetico teatrale

Sigarette, venti poesie per smettere domani.

Tratto dall’omonima silloge di

Roskaccio.

Con l’autore, Barbara Tonon e Federica Toti.

 

Aperitivo solidale € 8,00.

 

C’è una sottile linea che unisce una poesia ad una sigaretta, ovvero svelare chi, oppure cosa, dall’altra parte si cela. Ogni sigaretta racconta la storia del momento in cui viene fumata e, “in egual modo”, ogni poesia racconta dell’istante in cui essa viene scritta.

Matteo Rusconi, in arte Roskaccio, flash di conoscenza:

Sono nato nella provincia di Lodi, circondato dal silenzio della campagna e dal rumore delle fabbriche. Odio la matematica ma ho studiato metalmeccanica, amo la letteratura ma ho poco tempo per leggere. Vivo di contraddizioni e sogno contraddizioni.

Per me scrivere è un atto di coraggio, è darsi in pasto agli squali per cercare una carezza.

Leggo principalmente poesie. Mi piacciono molti autori, conosciuti e sconosciuti, contemporanei e non. Se dovessi sceglierne uno, senza dubbio Jacques Prévert.

sadri

13 12 18 «Catalogo dell’Arte Moderna» (n.54)

13 dicembre 2018 – ore 18.30

Presentazione dello storico annuario di riferimento per artisti, galleristi, associazioni, operatori del settore e appassionati

CATALOGO DELL’ARTE MODERNA n. 54

(Mondadori)

sadri

12 12 18 Inaugurazione mostra di Silvano Bulgari – Quelle come te: omaggio ad Alda

 

12 dicembre 2018 – ore 19.00

Inaugurazione della mostra dello scultore

Silvano Bulgari

Quelle come te – Omaggio ad Alda.

La mostra termina il 22 dicembre.

Letture poetiche di Agnese Coppola, Vincenza Pezzuto, Rossana Bacchella, Susan Moore, Barbara Bonazzi, Giuliana Panzeri con propri testi composti per l’occasione.

Ingresso libero.

***

Lo scultore SILVANO BULGARI arriva alla Casa delle Arti – Spazio Alda Merini con una mostra di scultura epoesia.

“QUELLE COME TE”. OMAGGIO AD ALDA.

Dal 12 al 22 dicembre 2018 La Casa delle Arti – Spazio Alda Merini, ospita l’esposizione personale delloscultore Silvano Bulgari, dal titolo “Quelle come te”, in omaggio ad Alda Merini, la poetessa dei Navigli.
L’esposizione, patrocinata dal Municipio 6 di Milano, si articola attraverso due linguaggi, quello scultoreo e quello poetico, mettendo in rilievo le affinità tematiche tra l’opera dei due artisti milanesi che, tra l’altro, si conoscevano. Punto di partenza, dunque, il comune interesse, sia estetico che concettuale, per alcuni temi esistenziali: l’amore, la maternità, il dolore, la violenza, la follia.
Le opere scelte da Bulgari per realizzare questo omaggio, sondano la parte più profonda dell’animo femminile, addentrandosi nei luoghi intimi dell’introspezione, ed esplorando il nesso tra pensiero, parola e forma. La mostra propone un percorso “semantico” che abbina i versi della poetessa alla scultura. Ed ecco un interessante microcosmo che contiene l’apporto dei due artisti, dove convergono presente, passato, bellezza, armonia e
urgenza.

L’opera Nuova Luna (dimensioni cm 150x50x220, anno 2009) è il segno di una narrativa simbolica che bene interpreta i versi di Alda Merini: « Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso». Come madre dell’universo, la donna azzurra incinta della luna piena è sospesa nell’etere come una dea. La gravidanza, un soggetto ricorrente nelle sculture del Bulgari, colloca immediatamente la donna in un contesto superiore. Il suo viso trasmette dolcezza, sicurezza. La scultura è realizzata in modo che la figura poggi a terra soltanto su un tallone; sembra quasi fluttuare, sposando le caratteristiche della divinità. È il frutto dell’urgenza ineludibile di dare un “corpo” alle emozioni, fatto di metallo, di immagini, ma anche di pensieri che, per dirla con la Merini, si fanno “sentire dentro la carne”.

 

Silvano Bulgari cresce e si forma nella Milano del dopoguerra nel laboratorio di famiglia, dove apprende l’amore per l’arte, per la cultura orafa e la scultura. Inizia la sua attività artistica nel 1973 utilizzando la tecnica della cera persa, tecnica tradizionale delle botteghe rinascimentali. Nelle sue sculture in bronzo, né propriamente classiche né totalmente moderne, Bulgari ottiene raffinati cromatismi accostando materiali differenti come cristallo di rocca, meteoriti, lava e pietre dure. In oltre trent’anni di attività, ha esposto le sue opere in numerose mostre personali in Italia e all’estero, dalla Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi di Firenze, o al Parlamento Europeo di Strasburgo.

 

www.silvanobulgari.it
silvano.bulgari@me.com -­ Mobile 393 3327520

sadri

5 12 18 Per Antonia Pozzi: le sue poesie più belle a cura di Milo De Angelis, con Viviana Nicodemo

 

5 dicembre 2018 – ore 18.30

Per Antonia Pozzi. Le sue poesie più belle

 

a cura di Milo De Angelis, lette da Viviana Nicodemo. Musiche di Bianca Brecce.

Ingresso libero. Calice di commiato € 5,00.

A 80 anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 3 dicembre 1938, il ricordo di una poetessa tra le più amate.

 

dal sito www.antoniapozzi.it – Biografia

 

Quando Antonia Pozzi nasce è martedì 13 febbraio 1912: bionda, minuta, delicatissima, tanto da rischiare di non farcela a durare sulla scena del mondo; ma la vita ha le sue rivincite e … … Antonia cresce: è una bella bambina, come la ritraggono molte fotografie, dalle quali sembra trasudare tutto l’amore e la gioia dei genitori, l’avvocato Roberto Pozzi, originario di Laveno, e la contessa Lina, figlia del conte Antonio Cavagna Sangiuliani di Gualdana e di Maria Gramignola, proprietari di una vasta tenuta terriera, detta La Zelata, a, Bereguardo. Il 3 marzo la piccola viene battezzata in San Babila ed eredita il nome del nonno, primo di una serie di nomi parentali (Rosa, Elisa, Maria,Giovanna, Emma), che indicherà per sempre la sua identità. Antonia cresce, dunque, in un ambiente colto e raffinato: il padre avvocato, già noto a Milano; la madre, educata nel Collegio Bianconi di Monza, conosce bene il francese e l’inglese e legge molto, soprattutto autori stranieri, suona il pianoforte e ama la musica classica, frequenta la Scala, dove poi la seguirà anche Antonia; ha mani particolarmente abili al disegno e al ricamo. Il nonno Antonio è persona coltissima, storico noto e apprezzato del Pavese, amante dell’arte, versato nel disegno e nell’acquerello. La nonna, Maria, vivacissima e sensibilissima, figlia di Elisa Grossi, a sua volta figlia del più famoso Tommaso, che Antonia chiamerà “Nena” e con la quale avrà fin da bambina un rapporto di tenerissimo affetto e di profonda intesa. Bisogna, poi, aggiungere la zia Ida, sorella del padre, maestra, che sarà la compagna di Antonia in molti suoi viaggi; le tre zie materne, presso le quali Antonia trascorrerà brevi periodi di vacanza tra l’infanzia e la prima adolescenza; la nonna paterna, Rosa, anch’essa maestra, che muore però quando Antonia è ancora bambina. Nel 1917 inizia per Antonia l’esperienza scolastica: l’assenza, tra i documenti, della pagella della prima elementare, fa supporre che la bimba frequenti come uditrice, non avendo ancora compiuto i sei anni, la scuola delle Suore Marcelline, di Piazzale Tommaseo, o venga preparata privatamente per essere poi ammessa alla seconda classe nella stessa scuola, come attesta la pagella; dalla terza elementare, invece, fino alla quinta frequenta una scuola statale di Via Ruffini. Si trova, così, nel 1922, non ancora undicenne, ad affrontare il ginnasio, presso il Liceo-ginnasio “Manzoni”, da dove, nel 1930, esce diplomata per avventurarsi negli studi universitari, alla Statale di Milano.

Gli anni del liceo segnano per sempre la vita di Antonia: in questi anni stringe intense e profonde relazioni amicali con Lucia Bozzi ed Elvira Gandini, le sorelle elettive, già in terza liceo quando lei si affaccia alla prima; incomincia a dedicarsi con assiduità alla poesia, ma, soprattutto, fa l’esperienza esaltante e al tempo stesso dolorosa dell’amore. È il 1927: Antonia frequenta la prima liceo ed è subito affascinata dal professore di greco e latino, Antonio Maria Cervi; non dal suo aspetto fisico, ché nulla ha di appariscente, ma dalla cultura eccezionale, dalla passione con cui insegna, dalla moralità che traspare dalle sue parole e dai suoi atti, dalla dedizione con cui segue i suoi allievi, per i quali non risparmia tempo ed ai quali elargisce libri perché possano ampliare e approfondire la loro cultura. La giovanissima allieva non fatica a scoprire dietro l’ardore e la serietà, nonché la severità del docente, molte affinità: l’amore per il sapere, per l’arte, per la cultura, per la poesia, per il bello, per il bene, è il suo stesso ideale; inoltre il professore, ha qualcosa negli occhi che parla di dolore profondo, anche se cerca di nasconderlo, e Antonia ha un animo troppo sensibile per non coglierlo: il fascino diventa ben presto amore e sarà un amore tanto intenso quanto tragico, perché ostacolato con tutti i mezzi dal padre e che vedrà la rinuncia alla “vita sognata” nel 1933, “non secondo il cuore, ma secondo il bene”, scriverà Antonia, riferendosi ad essa. In realtà questo amore resterà incancellabile dalla sua anima anche quando, forse per colmare il terribile vuoto, si illuderà di altri amori, di altri progetti , nella sua breve e tormentata vita.
Nel 1930 Antonia entra all’Università nella facoltà di lettere e filosofia; vi trova maestri illustri e nuove grandi amicizie: Vittorio Sereni, Remo Cantoni, Dino Formaggio, per citarne alcune; frequentando il Corso di Estetica, tenuto da Antonio Banfi, decide di laurearsi con lui e prepara la tesi sulla formazione letteraria di Flaubert, laureandosi con lode il 19 novembre 1935. In tutti questi anni di liceo e di università Antonia sembra condurre una vita normalissima, almeno per una giovane come lei, di rango alto-borghese, colta, piena di curiosità intelligente, desta ad ogni emozione che il bello o il tragico o l’umile suscitano nel suo spirito: l’amore per la montagna, coltivato fin dal 1918, quando ha incominciato a trascorrere le vacanze a Pasturo, paesino ai piedi della Grigna, la conduce spesso sulle rocce alpine, dove si avventura in molte passeggiate e anche in qualche scalata, vivendo esperienze intensissime, che si traducono in poesia o in pagine di prosa che mettono i brividi, per lo splendore della narrazione e delle immagini; nel 1931 è in Inghilterra, ufficialmente per apprendere bene l’inglese, mentre, vi è stata quasi costretta dal padre, che intendeva così allontanarla da Cervi; nel 1934 compie una crociera, visitando la Sicilia, la Grecia, l’Africa mediterranea e scoprendo, così, da vicino, quel mondo di civiltà tanto amato e studiato dal suo professore e il mondo ancora non condizionato dalla civiltà europea, dove la primitività fa rima, per lei, con umanità; fra il 1935 e il 1937 è in Austria e in Germania, per approfondire la conoscenza della lingua e della letteratura tedesca, che ha imparato ad amare all’Università, seguendo le lezioni di Vincenzo Errante, lingua che tanto l’affascina e che la porta a tradurre in italiano alcuni capitoli di “Lampioon”, di M. Hausmann. Intanto è divenuta “maestra” in fotografia: non tanto per un desiderio di apprenderne la tecnica, aridamente, quanto perché le cose, le persone, la natura hanno un loro sentimento nascosto che l’obiettivo deve cercare di cogliere, per dar loro quell’eternità che la realtà effimera del tempo non lascia neppure intravedere. Si vanno così componendo i suoi album, vere pagine di poesia in immagini. Questa normalità, si diceva, è, però, solamente parvenza. In realtà Antonia Pozzi vive dentro di sé un incessante dramma esistenziale, che nessuna attività riesce a placare: né l’insegnamento presso l’Istituto Tecnico Schiaparelli, iniziato nel ‘37 e ripreso nel ’38; né l’impegno sociale a favore dei poveri, in compagnia dell’amica Lucia; né il progetto di un romanzo sulla storia della Lombardia a partire dalla seconda metà dell’Ottocento; né la poesia, che rimane, con la fotografia, il luogo più vero della sua vocazione artistica. La mancanza di una fede, rispetto alla quale Antonia, pur avendo uno spirito profondamente religioso, rimase sempre sulla soglia, contribuisce all’epilogo: è il 3 dicembre del 1938.

Lo sguardo di Antonia Pozzi, che si era allargato quasi all’infinito, per cogliere l’essenza del mondo e della vita, si spegne per sempre mentre cala la notte con le sue ombre viola.

Onorina Dino

Biografia tratta da Antonia Pozzi. Nelle immagini l’anima: antologia fotografica,
a cura di Ludovica Pellegatta e Onorina Dino, Ancora, Milano 2007

sadri

3 12 18 I bambini e le donne meritano di più

 

3 dicembre 2018 – ore 18.30

I bambini e le donne meritano di più.

Evento promosso in collaborazione con l’Ass.ne Federico nel cuore onlus.

Presentazione dei libri Crimini contro le donne scritto dal Magistrato Fabio Roia

e I bambini meritano di più scritto dal Pediatra Medico Legale Maria Serenella Pignotti,

con la partecipazione degli autori, di Antonella Penati (Presidente Ass. Federico nel cuore onlus – madre di Federico, vittima di figlicidio e vittima di Pas), Diana De Marchi (Presidente Commissione pari opportunità e diritti civili – Comune di Milano), Fabrizia Castagna (Avvocata Unione donne in Italia). Ingresso libero.

 Si prega di confermare la vostra partecipazione: tel. 345.0066295 e.mail: presidente@federiconelcuore.org

PER COMBATTERE LA VIOLENZA BISOGNA SAPERE RICONOSCERLA.!!

 

Una serata di approfondimento e presentazione di fondamentali testi di informazione e formazione per:

magistrati,

avvocati,

assistenti sociali,

polizia giudiziaria,

operatrici dei centri anti violenza,

giornalisti,

 

e per  tutti i cittadini/ associazioni che si

battano contro la violenza su donne e bambini

sadri

2 12 18 Pietruccio Montalbetti – Pietruccio dei Dik Dik da rock star a esploratore della foresta pluviale

2 dicembre 2018 – ore 20.45

Incontro con

Pietruccio Montalbetti.

Pietruccio dei Dik Dik da rock star a esploratore della foresta pluviale.

Racconti di avventure autentiche tratte dal libro Amazzonia io mi fermo qui, diapositive e brani di repertorio per viaggiare nella natura e nel tempo del ricordo con la chitarra di un gruppo indimenticabile.

 

Contributo all’ingresso € 5,00 con calice di vino augurale.

sadri