14 settembre 2018 – ore 18.30
Nell’ambito dell’esposizione fotografica LE MADRI COSTITUENTI, incontro con le esponenti del Comitato Territoriale SNOQ Lodi, di Toponomastica Femminile e della Fondazione Elio Quercioli.
A seguire, lettura di citazioni estratte da interventi o scritti delle Madri Costituenti e di parti degli articoli della Costituzione che trattano i diritti delle donne (a cura di Maskere) con accompagnamento musicale.
In chiusura, commento dell’avv. Luigi Lia – costituzionalista civilista– sulla Costituzione e i diritti delle donne.
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Le donne dell’Assemblea Costituente
Bei Adele (Pci)
Bianchi Bianca (Psi)
Bianchini Laura (Dc)
Conci Elisabetta (Elsa)(Dc)
Delli Castelli Filomena (Dc)
De Unterrichter Maria (Dc)
Federici Maria (Dc) *
Gallico Nadia (Pci)
Gotelli Angela (Dc) *
Guidi Angela Maria (Dc)
Iotti Leonilde (Nilde) (Pci) *
Mattei Teresa (Pci)
Merlin Angela Livia (Lina) (Psi) *
Minella Angiola (Pci)
Montagnana Rita (Pci)
Nicotra Maria (Dc)
Noce Teresa (Pci) *
Penna Ottavia (Uomo Qualunque)
Pollastrini Elettra (Pci)
Rossi Maria Maddalena (Pci)
Titomanlio Vittoria (Dc)
* queste deputate entreranno nella “commissione dei 75″, incaricata di scrivere la Carta Costituzionale
È proprio negli articoli della nostra Costituzione, che affermano la parità delle donne nei confronti dell’uomo, che si riconferma la sua attualità e modernità in un momento difficile per il nostro Paese.
Le 21 donne della Costituente hanno lavorato con passione, superando gli steccati ideologici che le dividevano, per trovare un senso comune nella battaglia per l’affermazione dei diritti universali, senza distinzione di sesso, di razza e di religione.
A loro dobbiamo gratitudine e riconoscenza per aver impresso in modo indelebile il segno di genere che permea tutto il testo della Costituzione italiana.
Senza il loro impegno politico, sindacale e sociale non avremmo avuto le leggi sul diritto di voto, all’istruzione, sul divorzio, sull’aborto, sulla maternità e sulla tutela dei minori, sui diritti delle lavoratrici che, nei decenni successivi all’entrata in vigore della Costituzione, hanno segnato il cammino della nostra storia repubblicana.
Ma il percorso da loro intrapreso non si è ancora concluso: molti sono i principi rimasti sulla carta che hanno bisogno di un nuovo impulso delle donne perché siano tradotti in modo corretto e giusto nelle leggi di questo Stato.
Riprendere in mano la Costituzione, a distanza di settant’anni, è un atto di coraggio necessario, perché i diritti conquistati non sono per sempre, ma vanno continuamente difesi e ribaditi, perché è da lì che è cominciato il cammino per la democrazia e per l’emancipazione della donna.
Ventuno donne nel mondo più maschile che si possa immaginare, quello del potere. Ventuno donne con idee politiche diverse, che misero assieme le energie per combattere le discriminazioni e far sentire la voce delle donne a partire dal famoso primo intervento in aula della democristiana Angela Cingolani, la quale pronunciò la memorabile frase: «Peggio di quel che nel passato hanno saputo fare gli uomini noi certo non riusciremo mai a fare».
Leggendo i resoconti della Costituente, e soffermandosi sui contributi delle deputate, si potrebbe pensare che esse si siano occupate spesso di temi allora considerati come prettamente femminili: la famiglia, la condizione e il ruolo della donna nella società.
Ma il loro lavoro non è stato legato solo ai temi della condizione femminile. Sullo sfondo dei loro interventi è ben chiara e ampia una visione dell’ordine democratico e della necessità del carattere inclusivo dello Stato che esse contribuirono a progettare. In definitiva da quegli interventi traspare una visione preveggente di quello che sarebbe stato il ruolo che oggi le donne hanno nella società e nelle istituzioni. Questo ruolo non sarebbe stato possibile in mancanza dei presupposti costituzionali che le Madri costituenti hanno voluto che fossero inseriti nella Carta fondamentale.
Ad esempio, si deve a Marisa Merlin: l’inserimento nell’articolo 3, dell’inciso “di sesso”, che esplicita il divieto di discriminazione di genere; l’abolizione della dicitura “figlio di N.N.” che veniva apposta sugli atti anagrafici dei trovatelli; l’equiparazione dei figli naturali ai figli legittimi in materia fiscale; la Legge sulle adozioni che eliminava le disparità di legge tra figli adottivi e figli propri; la soppressione definitiva della cosiddetta “clausola di nubilato” nei contratti di lavoro, che imponeva il licenziamento alle lavoratrici che si sposavano; la chiusura delle “case di tolleranza”.
Si deve a Teresa Mattei: l’introduzione nell’art. 3, del riferimento alle “situazioni di fatto” che rendono diverso per ogni soggetto il cammino verso condizioni effettive di parità.
Si deve a Maria Maddalena Rossi: il testo dell’art. 29 che stabilisce l’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi.
Si deve a Maria Federici: il testo finale dell’art. 37, per cui la donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore e che le condizioni di lavoro devono consentire l’adempimento della sua essenziale funzione familiare e materna; il testo finale dell’art. 51 sulla parità per l’accesso agli uffici pubblici e gli incarichi elettivi; la proposta di legge sulla «vigilanza e controllo della stampa destinata all’infanzia ed alla prima adolescenza e sulla disciplina dell’apprendistato.