22 ottobre 2019 – ore 18.30
Inaugurazione della mostra
VISIONI INTIME E DELLA TERRA
Espongono
Laura Martucci, Angela Leopatri, Angela Petrini, Maria Lombardi, Carla Pucci Da Filicaja, Angelo Speziale e Giuseppe Morena.
A cura di Valentina Cavera.
Musica di Gabriele Losavio: “The sound of nature”.
Dal 22 al 30 ottobre, “Visioni intime e della terra” sarà visibile all’interno della Casa delle artiste (Via Magolfa 32).
ingresso libero
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Osservare un’opera del contemporaneo, cercare di comprenderla, significa un po’ addentrarsi nell’interiorità dell’artista che l’ha realizzata, nelle sue emozioni, le quali altro non sono che riflesso di ciò che si vive. Altresì, le rappresentazioni artistiche diventano porte segrete per conoscere il mondo che ci circonda attraverso le voci silenti degli interlocutori dell’arte. L’utilizzo delle colorazioni, delle forme, della scelta dei soggetti sono tutte simbologie archetipe che ci conducono nel sentiero della verità, lì dove l’uomo ascolta se stesso e traduce attraverso la materia ciò che sente. La vivida sensibilità inconsueta di ogni artista aiuta a sciogliere le barriere che spesso imprigionano l’individuo comune in un universo falsificato dalle apparenze dell’esistenza.
“Visioni intime e della terra” incoraggia il visitatore ad esplorare la propria anima osservando il lavoro sull’emotività svolto Da Laura Martucci e Angela Leopatri e nello stesso tempo ad osservare ciò che di vero traspare sul pianeta, poiché con esso scopriamo la bellezza che risiede in noi: la naturalezza, l’armonia perfetta che ci accomuna al creato. La pittura botanica di Angela Petrini, Maria Lombardi, Carla Pucci da Filicaja e quella naturalista di Angelo Speziale catturano in un lampo di eternale presente la perfezione data dalle piante, dagli insetti, dagli animali che sorreggono, come fossero basamenti architettonici, l’intera struttura della terra, l’habitat dove gli esseri umani hanno creato la storia e realizzano il futuro. Con le sculture di Giuseppe Morena tocchiamo la materia, sostiamo al confine tra l’uomo e la natura, per sentirsi un tutt’uno con essa.
Le luminose colorazioni emotive di Laura Martucci.
Con Laura Martucci (Roma ’82) ci si avventura nella propria interiorità attraverso quei ritratti che mirano all’anima. Di luce, di colore, tra quei numerosi specchi geometrici che compongono la fisicità dei personaggi. Ci sono dei momenti in cui la felicità dell’individuo si fa viva ed allora tutto il corpo partecipa, vestito dalle luci dell’emozione, dai colori di festa. Dinanzi alle sue strutture si evince che attraverso il proprio corpo l’uomo si esprime ed osservando il suo modo di esprimersi si prova un sentimento. Dopo un attento studio sulle forme e sulle tonalità che evocano la felicità, la positività, nasce questo ciclo di pitture di Laura Martucci. «I colori accesi accendono l’anima; è come se ti mostrassero la via giusta, ti trasmettessero serenità, speranza…vita. – spiega Laura – L’unione di alcuni colori crea la perfezione.» Così la donna sdraiata sulla coperta comunica il suo benessere, durante quel processo di scomposizione e combinazione di figure geometriche. Nella densità dei volumi, variopinti dalla selezione accurata di determinate colorazioni, si capta la gioia. «Sono momenti brevi ma ciò accade: quando ci sentiamo amate, quando vediamo positività nella nostra vita, nei momenti felici… – racconta Laura – quando godiamo dei piccoli momenti.»
Si nota tra la maggior parte dei lavori di natura cubista, un ‘opera dove si annida la creatività surrealista, anche se ai margini, come fosse un richiamo al filone precedentemente descritto, le impronte del medesimo stile creano un’armonia totalizzante: una testa, priva di corpo, ad occhi chiusi immerso nella luce, vive il suo momento di beatitudine. Triangoli, rettangoli, quadrati, archi, si dividono lo spazio mentre la parte figurativa predomina. Un occhio poco distante si apre alla coscienza, mentre il mare si lascia ascoltare in lontananza.
Le Pitture di Laura Martucci sottoforma di luminose apparizioni si oppongono a quelle in mostra all’interno dello Studio Mitti (Via Alzaia Naviglio Grande 4), dal 25 ottobre fino al 4 novembre, in cui l’oscurità e l’onirico sono i protagonisti.
Angela Leopatri, traduttrice d’emozioni
Angela Leopatri (Milano, ‘58) con minuziosa attenzione dispone le sue emozioni sulla tela cogliendole nel loro colorato apparire, distinguendo le sfumature che le caratterizzano attraverso la scelta delle forme in differenti composizioni di natura Kandinskiana, trasformando ciò che prova in danza di luce e musica per gli occhi.
«Spesso mi sono soffermata ad osservare lo spazio, la natura o mi sono persa nelle pagine illustrate di un libro d’arte – racconta Angela – Così ho compreso che essere artista è creare emozioni e condividerle».
Inizia a disegnare sin da bambina tra il profumo degli acrilici. Allora usava la tempera. Quel senso di appagamento e di felicità in quella sua immersione tra i colori l’ha sempre mantenuto vivo. Dopo aver terminato gli studi all’ Accademia d’Arte Cimabue di Milano in giovane età, ha sperimentato nel corso del suo percorso varie tecniche, vari stili. Focalizzandosi sui paesaggi mediterranei ha in seguito introdotto l’astratto nella sua esperienza artistica servendosi di quelle stesse tonalità che intonavano quei paesaggi. Si è imbattuta nel materico, ha unito alle colorazioni le foglie d’oro, ha lavorato con la spatola e con le mani. Sono così nate quelle opere che fanno di lei una traduttrice di emozioni, per esorcizzare i dolori, le paure ed anche allo stesso tempo per festeggiare la gioia, in quella manipolazione costante negli elementi del concreto e di conseguenza dentro se stessa. Vestire la tela del sé è lo scopo del suo lavoro. Dentro le sue opere c’è la vita, in quel gioco di forme e di colori che per un effetto ottico si muovono quasi nello spazio pur rimanendo ferme: tra le forme geometriche si sprigiona un linguaggio senza parole in cui il cerchio con la sua morbidezza visiva protegge, il triangolo con le sue punte ferisce, il quadrato impone razionalità.
Le opere che presenta in mostra hanno per titolo: “Profonda spaccatura”, “Resilienza”,” La passione, l’amore e il desiderio”.
La prima è specchio del suo rapporto difficile con il padre. Rappresenta una sfera divisa a metà con l’impossibilità di ricomporsi: sullo sfondo nero pare essere di cristallo di rocca. La sfera seppur spezzata rimane distesa con un pezzo vicino all’altro poiché un legame di sangue è e rimarrà comunque indissolubile.
La seconda, in tecnica mista, una fusione di sabbia, olio e acrilico, rappresenta la forza che risiede in ogni donna dopo aver affrontato le varie prove della vita… è allora che si diventa rocce, dure, vigili. Su di uno sfondo oscuro, delle sembianze della pietra lavica, compare un occhio dorato da veggente. Posizionato al centro del dipinto, in prospettiva disposto sotto i vari superfici di forme, come fossero strati di pelle, sembra guardare in tutte le direzioni.
In “La passione, l’amore e il desiderio” si celebrano i trionfi sentimentali, tra lune di sogni colorate a pastello.
Angela Petrini e Floraviva
Angela Petrini (Novara, ‘58) è disegnatrice e al contempo Presidente di Floraviva, associazione di pittori botanici italiani nata nel 2004. In primis, lo scopo di questa associazione è di diffondere la conoscenza dell’arte botanica come strumento attuale a sostegno della difesa del patrimonio vegetale con il quale l’essere umano convive, oltre a promuovere un atteggiamento protettivo, di salvaguardia della natura. Condividere la passione dell’espressione pittorica attraverso i disegni che contemplano ed esaltano le tracce dell’universo impresse sulla terra corrisponde ad approfondire la conoscenza del creato ed anche a godere della sua bellezza. «Il compito del Presidente, oltre a quello rappresentativo, consiste nell’indirizzare e progettare l’attività comune insieme ai componenti del Consiglio Direttivo – spiega Angela Petrini – il che si traduce nello studio di temi da sviluppare nelle esposizioni collettive e nel cercare, preferibilmente nell’ambito pubblico, collaborazione e sedi per le nostre esposizioni, le attività collaterali di insegnamento della tecnica, conferenze e relazioni attinenti all’arte botanica».
Angela Petrini presenta in mostra due acquerelli. Uno su cartoncino ed uno su carta. Entrambi rappresentano varietà di iris. Il primo dipinto s’intitola “Iris alba” e corrisponde a una delle varietà più appariscenti di questo fiore, mentre Il secondo ha come titolo “Iris Jacquesiana”. Quest’ultimo è il ritratto di «un ibrido creato dal francese Jean-Nicolas Lémon già prima del 1839, data in cui lo descrisse. Lémon attribuì il nome Jacquesiana a questa iris in onore di Henri Antoine Jacques – racconta Angela – il capo giardiniere della tenuta reale di Neully.»
Maria Lombardi e la sua vita legata all’arte botanica
Maria Lombardi (Australia, ’61), oggi vicedirettore di Floraviva, fin dai suoi esordi legati alla disciplina artistica ha sempre notato una predilezione interiore verso le forme e i colori del mondo naturale, in particolare dei fiori. Attraverso l’arte botanica che fonde arte e scienza ha potuto manifestare la sua personalità artistica nell’interpretare ciò che il vero manifesta e sprigiona. «Ho un bisogno fisico di essere circondato dalla natura – riferisce Maria Lombardi – mi diletto nella vista del bocciolo che sta per esplodere nella vita o nelle mutevoli tonalità di un fiore che sbiadisce nelle ultime fasi della sua vita». Rapita da ragazza dal lavoro della pittrice e tipografa australiana Margaret Preston e successivamente, una volta trasferitasi in Europa, scoperte le opere di molti pittori botanici del passato come il belga Pierre-Joseph Redouté, o l’incredibile naturalista di origine tedesca e illustratrice scientifica Maria Sybilla Merian, ha trovato il suo sentiero in cui incamminarsi per esprimere se stessa coinvolgendo quante più persone ad un sincero apprezzamento della natura ed altresì ad aumento della consapevolezza verso essa. Una delle sue opere in mostra è un acquerello intitolato “Silybum marianum, (Cardo mariano)”, che rappresenta, per l’appunto, la pianta spontanea presente nel bacino del Mediterraneo.
«Questa pregiata pianta officinale, di aspetto molto affascinante, è stata usata fin dall’antichità per le sue indiscusse proprietà fitoterapiche. – spiega Maria Lombardi – È una pianta biennale dal fusto eretto, con distintivi fiori riuniti in una infiorescenza a capolino di colore violaceo-purpureo incorniciati da una raggiera di brattee spinose che si allargano man mano che il fiore inizia ad aprirsi».
“Le storie vegetali” di Carla Pucci da Filicaja
La seduzione esotica delle piante africane perviene ai nostri occhi attraverso i disegni che Carla Pucci da Filicaja (Roma, ’61) ha realizzato durante la sua esperienza a Zanzibar durata diversi anni. “Le sue storie vegetali” s’impregnano delle tonalità di quella terra lontana, che diviene più vicina, meno sconosciuta, grazie al suo sguardo attento e alla sua passione nel viverla. Dietro alla sua pittura botanica i colori e il segno si mescolano con lo studio delle specie vegetali e l’analisi sul campo, con l’emozione nel contemplare la natura che in funzione del tempo muta il suo volto e comunica cose differenti. Poi c’è il canto della natura… «La Natura è melodia, ci sono canti per ogni ora del giorno bisogna solo saper ascoltare ed amare ciò che si fa, solo così si può trasmettere la magia dell’emozione. Questo è per me il senso della pittura botanica – racconta l’artista. – Il “canto dell’Africa” con le sue praterie, le sue piante, gli animali incontrati nel corso di tanti safari in Tanzania mi ha ammaliato, coinvolto mentalmente e fisicamente.» Tra le opere in mostra, acquerelli su carta, si troverà “Garden in Arusha”, fiore di banano, “Jozani”, dove spicca una mangrovia rossa, tra le cui fronde si nota una Junonia oenone oenone, una farfalla che propende per le ambientazioni umide e fangose e che è golosa del nettare dei fiori. Non lontano si mostra una raganella della famiglia delle Hylidae. In “Safari a Ruaha”, Carla nel rappresentare una Kigelia africana osservata dal vivo, immagina alla base di un ramo un piccolo camaleonte. Il cocco denominato Nazi dai locali, come un’omonima opera dell’artista, è ritratto su carta assieme a parte della sua pianta, la palma da cocco. «Sullo sfondo è rappresentata anche la foglia pennata della palma che i locali chiamano makuti composta da verdi foglioline lanceolate, spesso ingiallite e bruciate dal vento. In questa occasione, qualcuno salì i 30 metri dello stipite della palma e con il machete tagliò cocchi e foglie secche. – spiega la pittrice – Il cocco è stato dipinto all’ombra del patio della mia casa africana, sul tavolo da pranzo, tra granelli di sabbia impalpabili come cipria e minuscoli insetti che riposavano sul mio foglio. Il grande tetto di makuti mi riparava dal sole e dalla luce accecante.» Nella tavola “Sulla spiaggia di Kiwengwa”, Carla ritrae una palma da cocco dalla crescita insolita: «Il fusto della pianta, – scrive l’artista – durante la crescita, aveva assunto un anomalo portamento strisciante. L’evento mi consentì il tempo per il ritratto della bellissima infiorescenza a spadice, normalmente visibile solo dal basso poiché il tipo di palma da cocco presente a Zanzibar ha un’altezza di 20-30 metri». Uno dei suoi sogni si chiama Botarte, il nome di un’ipotetica possibile associazione di artisti con cui condividere la passione per l’arte e l’amore per la natura, anche se per ora risulta essere solo il logo con cui lei si firma.
Le meraviglie della natura con Angelo Speziale
Con Angelo Speziale [Foligno (PG), ’59] pittore naturalista di professione dal 1988, attraversiamo le meraviglie del creato, tra piante, insetti ed uccelli. Un universo da scoprire che con lui risulterà maggiormente penetrabile.
Sulle sue tavole si muove la vita: si sente crescere, evolversi, tra i colori e profumi, suoni ed ambientazioni. Osservare con gli occhi di un naturalista d’altra parte significa questo, perché oltre al disegno ci sono i suoi racconti a rendere maggiormente suggestivo il percorso. Osservare con i suoi occhi vuol dire attraversare la luce tra i petali e le foglie, giocando con lo sguardo tra le trasparenze per poter definire la carnosità dei soggetti vegetali; attendere con pazienza che la luminosità tocchi in un certo modo l’immagine, produrre schizzi a matita, raccogliendo delle note di colore ed eternizzare ciò che si è visto su una diapositiva sono i punti determinanti verso la realizzazione delle sue creazioni…. Altresì, studiare il comportamento di certi insetti, rimanerne colpiti, carpire il loro linguaggio attraverso segni e movimenti… ascoltare il suono degli uccelli, registrandolo dentro di sé per riconoscerlo successivamente, di volta in volta, sono i passi ulteriori verso una libera progettualità e una veritiera narrazione estetica di un artista di successo.
«Ciò che m’interessa è riprodurre un racconto; tutte le mie tavole le ambiento. Non ho l’abitudine di riprodurre un soggetto estrapolato dal contesto perché mi piace raccontare anche ciò che c’è intorno; quindi ci possono essere anche altri soggetti di contorno, che di contorno non sono, ma sono magari ausiliari, complementari; oltre al soggetto animale anche il contesto ambientale è importante… la vegetazione… per dare nozione di dove vivono questi animali, che sia un uccello o un insetto. Riprodurre un po’ del loro ambiente è interessante anche dal punto di vista pittorico. Così la tavola sarà più dinamica, meno fissa».
Sin da bambino s’interessa al disegno, dapprima dipingendo casette sulle colline che con disinvoltura dinanzi agli occhi stupiti del suo maestro comparivano già in prospettiva, poi raffigurando precocemente i primi insetti, i bruchi. Dopo la parentesi avuta con immagini oniriche di entità raffigurate dietro alle sbarre, specchio di un’adolescenza introspettiva, ricompare il suo interesse verso gli insetti che poi s’incanala verso la natura tutta. Affina le tecniche pittoriche da autodidatta e approfondisce la sua cultura scientifica sull’argomento, attraverso libri ed escursioni. Sicuramente furono i suoi studi in scienze biologiche la chiave di volta che lo ha iniziato alla professione ma sono state varie le esperienze all’interno delle Università nel corso del tempo che lo hanno reso un esperto nel settore, oltre alla sua accesa passione in materia.
In mostra presenta due differenti libellule realizzate in acquerello su cartone, una gialla e nera (ONYCHOGOMPHUS sp), ed un’altra verdastra (SOMATOCHLORA sp). Tra gli insetti le libellule hanno sempre mosso il suo interesse, non solo per la loro bellezza ma per lo specifico comportamento peculiare che dimostrano. «Sono particolari nel mondo della natura perché sono costruite quasi come delle macchine da predazione. – spiega Speziale – Io le paragono a delle piccole tigri. Ci sono libellule che fanno predazioni d’agguato come farebbe un leopardo, oppure corrono come se fossero ghepardi».
Un’altra libellula, a matita colorata su carta, si nota in uno dei suoi disegni più complessi, adagiata su una ninfea gialla, nelle vicinanze di una rana verde; poi si susseguono, tra le raffigurazioni più articolate, “Funghi Coprini con Fringuelli” in matita di grafite su carta e “Cappero”, un acquerello su carta. Tra le più semplici, invece, sboccia “Boccioli di rosa graham thomas”, a matita colorata su carta e si manifesta “Ramo di pero Williams max red barlett”, un acquerello su cartone, che colti nella loro semplicità e limpida perfezione sono paragonabili a poesie visive.
Pino Morena, lo scultore cacciatore di anime nella materia
Pino Morena, (Reggio Calabria, ’59), con le sue sculture lignee dà una seconda vita a quei materiali naufraghi, destinati a morire che provengono dai fiumi, dai torrenti, dal mare. Recuperati sulle spiagge, già levigati dalla forza dell’acqua, dalle onde, vengono ulteriormente lavorati dallo scultore che usando differenti tecniche ne stilizza la forma e ne contraddistingue la colorazione. In quanto cacciatore di anime nella materia, Morena sceglie i pezzi da lavorare in base ad una sua ricerca, che lo spinge attraverso la sua sensibilità a portare alla luce ciò che già respira nell’elemento selezionato. Ogni pezzo di legno porta con sé una determinata storia che l’occhio esterno ha modo di risvegliare con l’attenzione nel dettaglio; pare si possa scorgere l’anima dell’oggetto nei segni inferti sulla materia. Ogni suo lavoro sembra diventare confine tra uomo e natura, dove l’uomo una volta arrivato a questo confine, toccando il corpo in questione ed abbracciandolo si senta parte di essa… le sue creazioni sembrano volti in cui l’uomo ha impresso il suo passaggio dentro quel confine per annullare la distanza tra la natura e lui medesimo.
«La scultura in se stessa è la dimostrazione che io raccolgo un materiale che è destinato e a non essere utile; facendo una scultura gli dò vita… – Racconta Morena – un risvegliare la natura che sta morendo: se t’imbatti in legni e in radici che non sono più al loro posto originario, come accade in conseguenza di incendi o alluvioni, allora in un certo senso faccio rivivere ciò che è già disperso, slegato dalla sua fonte. Tutto questo dà un’emozione a chi la vede che fa riflettere su ciò che sta accadendo attorno a noi».
Lavorate con le sgorbie, scalpellini dalle varie forme, di varie misure, concave o a rondine, le sue sculture vengono trattate successivamente con delle cere o degli impregnanti, i quali regalan loro una vita più longeva e danno risalto alle venature. Scolpisce i suoi legni fino a sentirli vivi, duri, privi di alghe o residui inopportuni; legni che variano per tipologia… da quello di vite a quello di ulivo, alle radici stesse… fino ad accompagnarli con altri materiali, se è il caso, come la pietra quando, per esempio, è già incastonata nell’elemento prescelto. Con una tecnica personale, utilizzando le candele o i timbri a fuoco, riesce a dare un colore differente al pezzo concreto, dando delle sensazioni chiaro-scure. Il prodotto poi ulteriormente strofinato con carta vetrata o spazzole metalliche appare quasi un materiale differente dal legno.
Orari di apertura:
Martedì: dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00
Mercoledì: dalle 10.00 alle 22.00
Giovedì: dalle 13.00 alle 20.00
Venerdì: dalle 17.00 alle 20.00
Sabato, Domenica: dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 17.00 alle 20.00
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Visioni Intime e della Terra è stato censito nel portale italive.it e ammesso alle votazioni per il “Premio Italive 2019”.
ITALIVE.IT, progetto patrocinato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (promosso da CODACONS e COMITAS con la partecipazione di AUTOSTRADE PER L’ITALIA e la collaborazione di COLDIRETTI) informa gli automobilisti su quello che accade nel territorio che attraversano e presenta un calendario aggiornato dei migliori eventi organizzati, anche alla scoperta di eccellenze enogastronomiche.
Per visualizzare la scheda dell’evento cliccare sul seguente link.
Le votazioni espresse dai visitatori, che saranno raccolte fino a fine anno e giudicate da una commissione di esperti, determineranno il vincitore del Premio di quest’anno.
Notizie sul Premio Italive e regolamento reperibili dal sito clicca qui.
sadri