26 genaio 2019 – ore 18.00
Inaugurazione dell’esposizione
Com’eri vestita? What Were You Wearing?
Survivor Art Installation.
Mostra itinerante contro gli stereotipi che colpevolizzano le vittime di stupri, a cura dell’Associazione Libere Sinergie (termina il 3 febbraio).
All’esterno, installazione di Con-tatto: una ‘panchina rossa’ oltre le barriere, la panchina tattile su cui sono state collocate delle scarpette percepibili al tatto e una scritta in braille: «LIBERA DI SORRIDERE».
con la partecipazione di:
Diana De Marchi – Presidente Commissione Pari Opportunità e Diritti Civili Comune di Milano
Filippo Del Corno – Assessore alla Cultura Comune di Milano
Ingresso libero.
“What Were You Wearing” è una mostra promossa dall’università del Kansas da un progetto di Jen Brockman e Mary Wyandt-Hiebert, esposta per la prima volta all’Università dell’Arkansas dal 31 marzo al 4 aprile 2013, ispirata al poema «What I was Wearing» di Mary Simmerling.
L’associazione Libere Sinergie replica l’iniziativa in Italia, contestualizzandola al nostro ambiente socio-culturale.
Questo è un progetto di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne che parte da una domanda posta ricorrentemente a chi subisce molestie o violenza sessuale: “Come eri vestita?”
Video RAI 3: https://videopress.com/v/sfR2YYHu
Scopo della mostra:
Come eri vestita? è una domanda che troppo spesso viene rivolta alle donne che hanno subito una violenza sessuale. La domanda, che sottende gravi stereotipi sessisti e pregiudizi, ha delle pesanti implicazioni e un impatto negativo sulla donna che ha subito violenza, poiché presuppone l’idea che la vittima avrebbe potuto evitare lo stupro se avesse indossato abiti meno succinti o meno sexy. Questa mostra ha lo scopo di smantellare questo pregiudizio. «Occorre suscitare delle reazioni all’interno dello spazio della mostra simili a quelle riportate inducendo le visitatrici a pensare “Caspita, ho questi indumenti appesi nel mio armadio” oppure “ero vestita così questa settimana” . In questa maniera si rendono evidenti gli stereotipi che inducono a pensare che eliminando alcuni indumenti dai nostri armadi o evitando di indossarli potremmo eliminare la violenza sessuale. Ovvero, rimuovere l’idea che l’eliminazione degli stupri possa avvenire semplicemente non indossando alcuni indumenti.»
-J. Brockman
Brockman aggiunge: “Non è l’abito che si ha indosso che causa una violenza sessuale, ma è una persona che causa il danno. Essere in grado di donare serenità alle vittime e suscitare maggiore consapevolezza nel pubblico e nella comunità sono le vere motivazioni del progetto”.
Intenti di Libere Sinergie
L’associazione Libere Sinergie intende replicare tale mostra all’interno del contesto metropolitano, con lo stesso intento dei promotori della mostra negli Stati Uniti, ossia:
• smontare gli stereotipi che colpevolizzano le vittime di stupri
•sensibilizzare la comunità in merito al tema, in una società ancora troppo intrisa di violenza e di abusi sessuali
Tale mostra ha quindi come obiettivi:
•un intervento indiretto di “cura” sulle vittime, che possono realizzare e prendere consapevolezza che la violenza sessuale non è stata causata dagli abiti che indossavano
•sviluppare una maggior conoscenza del fenomeno e degli stereotipi che lo giustificano
La mostra è dedicata a Jessica Valentina Faoro , giovane ragazza di 19 anni uccisa a coltellate dall’uomo che voleva abusare di lei e al quale si era ribellata.
Jessica, scelta per rappresentare tutte le donne vittime di violenze, abusi e femminicidi, nella speranza che questo ennesimo caso di cronaca porti alla mobilitazione delle istituzioni, delle associazioni e della cittadinanza.
Bisogna trovare risposte reali nella lotta contro la violenza di genere.
sadri