Jeannette Lozano Clariond per Alda Merini 1.11.19

Jeannette Lozano Clariond (dal Messico, traduttrice in spagnolo di numerose opere di Alda Merini; la più recente Delito de vida),

Ricordando Alda Merini in questo primo decennale

 

È per me un’immensa gioia e un’inspiegabile emozione poter tornare alla Casa-Museo di Alda Merini, uno spazio che non solamente preserva il suo nome ma anche la sua memoria, il suo spirito, la sua emotività. I poeti non muoiono mai. Anzi, la loro presenza cresce con il tempo, giacché la voce è come un’enorme lingua distesa lungo la strada, piagata, viva, palpitante. Grazie a tutti gli organizzatori di quest’omaggio per concedermi l’onore di essere qui, insieme a tanti studiosi della sua opera, della sua vita, e grazie per tener viva la sua memoria nel cuore di tutti i milanesi e del mondo intero. Io vivo vicina ad Alda. Lavoro e mi nutro continuamente e appassionatamente della sua opera, poiché lei è stata per me una maestra di vita. La mia famiglia, come molte altre, ha avuto la sfortuna di essere stata esiliata dal Libano, andando a vivere in Messico. Ma è importante ricordare che il poeta è un esiliato per scelta propria. Qui a Milano ha vissuto una donna immensa, un’anima superiore, una sensibilità irripetibile e singolare. Ho avuto la fortuna di conoscerla personalmente e da quel momento la mia vita ha avuto una svolta inimmaginabile.

Provengo, come stavo dicendo, da una famiglia di esiliati, arrivata in Messico quando mia nonna aveva appena otto anni. La separazione dalle proprie radici produce una ferita impossibile da curare. È proprio questa ferita che mi ha permesso di avvicinarmi all’opera della Merini. Ho letto per la prima volta una sua poesia mentre cercavo tra gli scaffali della Libreria Rizzoli qui, a Milano. Correva l’anno 1994, una sera piovosa in piazza Duomo. Devo dire che ho voluto bene ad Alda ancor prima di conoscerla. Ricordo ancora quel piccolo libro dalla copertina bianca che mi ha attratto e mi ha catturato: Vuoto d’amore. La poesia che mi ha rapito era:

Sono nata il ventuno a primavera / ma non sapevo che nascere folle, / aprire le zolle / potesse scatenar tempesta. / Così Proserpina lieve / vede piovere sulle erbe, / sui grossi frumenti gentili / e piange sempre la sera. / Forse è la sua preghiera.

Sono stata talmente carpita da questa poesia che ho chiesto a Giorgio, il ragazzo che stava alla cassa, se poteva darmi il telefono di Alda. Mi rispose di no perché loro non erano autorizzati a dare informazioni sugli autori. Allora mi inginocchiai, lo supplicai, gli dissi che venivo dal Messico… ma lui non cedeva… finché gli dissi: «Sono una poetessa messicana» … In quel momento mi resi conto del valore che ha la poesia nella terra di Dante. Piena di felicità e di emozione, andai a trovarla il giorno dopo e dal momento in cui vidi il suo sguardo sulla soglia della porta di casa sua, sul Naviglio, in Ripa Ticinese 47, non ebbi alcun dubbio che avrei cominciato a tradurre la storia di una malinconia. L’ho amata all’istante dopo aver visto quello che c’era nei suoi occhi, dopo aver osservato le sue mani, le sue labbra asciutte e il gatto che saltava sul tavolo di cucina tra la Olivetti e un suo lavoro che avrebbe presentato all’Università di Pavia: Creatività e follia.

L’ho amata ancor di più dopo averla incontrata, con la sua amica Francesca, al Charlie’s Bar. Il primo libro che ho tradotto e pubblicato è stato La Terra Santa, poi Ballate non pagate, Corpo d’amore, Magnificat, La carne degli angeli, Francesco. Canto di una creatura, Padre mio, Fogli Bianchi, l’antologia che ho intitolato Cuerpo del dolor (Corpo del dolore), che racchiude parte della sua più recente opera poetica e che è impreziosito da immagini cedute dalla Collezione d’Arte Religiosa Moderna dei Musei Vaticani (questo grazie alla generosità della dottoressa Micol Forti), poi c’è anche l’antologia in sospeso che ho accennato prima ed infine la biografia Reato di vita, a cura di Luisella Veroli. Stranamente è il primo libro della Merini sul quale ho lavorato e volevo pubblicare ma, si vede che era destino, non ero riuscita a parlare con Luisella. Abbiamo aspettato quasi 24 anni per poter pubblicare questa personalissima autobiografia. Adesso stiamo lavorando su Ridevamo come matte, la continuazione di Reato di vita, che spero di poter pubblicare l’anno prossimo; anche per questo libro voglio ringraziare Luisella per la sua generosa disponibilità. Vorrei anche cogliere questa lieta occasione per esprimere la mia gratitudine a un’altra persona meravigliosa, Diana Battaggia, e anche a tutte le Melusine, perché ci vogliono amore, rispetto e un’esuberante umanità per poter realizzare questi lavori di memoria poetica.

Grazie infinite per avermi concesso l’onore di partecipare a questo importantissimo decennale! A volte mi viene conferito il privilegio di essere qui, grazie al mio lavoro di traduttrice dell’opera della Merini, ma voglio dirvi che più che un lavoro, ciò che veramente sento è un’enorme gratitudine nei confronti di questa grande poetessa e delle sue essenziali poesie. Quello che più si avvicina a ciò che si suole chiamare privilegio è l’istante dell’emotività come definivano i sufi un istante emotivo, quella scintilla che perdura nella memoria come luce di luna sulla culla del neonato, che si sospende e appare di nuovo sulle foglie secche di una lapide. Mediante questa metafora voglio dire che dal momento in cui ho conosciuto Alda, lei è stata un chiarore nel mio cammino, una scintilla che col tempo diventa torcia mentre leggo il suo linguaggio sempre sommerso nel corpo del dolore, della solitudine, dell’amore. Tre costanti della sua opera, che sono punte di una stessa stella, potremmo dire, salvifica.

Ho sempre avuto il forte desiderio di poter tradurre l’autobiografia della Merini. Ci sono riuscita grazie a Luisella e a tutto il gruppo delle Melusine; grazie a loro sono potuta diventare uno strumento affinché sempre più gente di lingua spagnola, in America Latina e in Spagna, e nel mondo intero dove si parla lo spagnolo, possa leggere questa immensa voce. Reato di vita ci parla dal fondo del cuore di Alda e di tutte coloro che sono state convolte in questo notevole progetto. L’importanza del libro rádica nella chiarezza delle parole della poetessa, delle domande a lei proposte, domande che, sebbene siano intime e personalissime, si avvicinano a una confessione che, come ben dice santa Teresa: «Le confessioni migliori non sono le più lunghe ma le più dolorose». Essere qui con queste donne che hanno dedicato gran parte della loro vita per diffondere l’opera della Merini, mi fa sentire privilegiata, ascoltata, e presa in considerazione. Grazie a Alda Merini ho potuto transitare i momenti più difficili della mia vita: non è stato un lavoro, ma una benedizione. Alda è una maestra, lei è la più importante compagna di mia vita. Luisella menziona un disordine tenace che mette in crisi la gerarchia di oggetti e persone. Questa crisi e carenza di mezzi materiali è quello che collega il divino con l’umano. Lei, Alda, colei che non fu ammessa al Liceo Manzoni, è diventata una maestra, non solo delle Melusine ma di tutto ciò che gravita sulla sua opera poetica. Io, come ha detto Alda a Luisella: «cerco di non perdere mai la mia essenza». Quel mese di gennaio del 1994, quando Alda si trasferisce all’Hotel Certosa (dove rimane fino a luglio) è il periodo in cui Luisella andava a trovarla quasi tutti i giorni e, tra altre cose, un bel giorno Alda le disse: «I soldi li troveremo, adesso scriva, le detto la mia autobiografia».

La vita della poetessa ha un interesse per tutti noi chi siamo riuniti qui oggi, per ricordarla nel suo decennale, per dirvi che la follia no è una malattia ma la mancanza degli affetti. Nonostante abbia attraversato il suo naturale inferno, credo che in lei ci sia un disordine degli affetti visto sotto la luce teorica di Spinoza. Giles Deleuze si è soffermato nell’analisi di Spinoza, nei suoi concetti di affectio, affectus, per arrivare alla conclusione che questi costituiscono “…l’elemento fondamentale dell’Etica di Spinoza, nelle dimensioni più reali, vitali e strategiche dell’esistenza umana. Lo stesso Deleuze pensava che il potere vuole che l’essere umano sia triste perché di fronte alla tristezza non c’è niente che possa fare.

Roberto Juarroz, poeta argentino, ha detto che la poesia è la più alta espressione di sincerità umana. In questa intervista straordinaria di Luisella Veroli, la Merini si apre con la più alta sincerità e lo fa con un altissimo livello di lucidità. Basta citare un frammento di «La carta della morte», in Reato di vita:

Chi si lamenta della vita non potrà mai comprendere il mistero della morte che è ancora vita. Chi teme la morte non conosce certo il principio della felicità. Malgrado mi abbiano derisa ed insultata per via del manicomio, io non farò che ringraziare questa frusta demoniaca che mi ha insegnato che le ferite esterne sono ben poca cosa rispetto alle grida laceranti del cuore.

Alda Merini è mistica perché si è abbandonata al mistero del suo essere, al mistero della creazione, al mistero del divino. Per lei, gli elettroshock di Villa Fiorita non furono tanti spari di energia per farla dimenticare. Nessuno può far sì, che un essere umano dimentichi la propria infanzia, nessuno sparo di elettricità può cancellare nella memoria del poeta il suo stigma, la sua impronta nella vita, le sue esperienze vitali, quelle che hanno segnato la sua scrittura e la faránno fiorire ed incamminarsi verso le colline dell’origine, un’origine rifiorita, un albero di pesco con cui faceva l’amore. Non si tratto solo di un panteismo, un trovare dovunque la presenza della divinità. La Merini ci insegna che l’amore è uccello, filo d’erba dolce… perché: «Ogni cosa bella diventa peritura nelle mani degli uomini, / ma ogni cosa bella baciata da Dio / diventa una rosa rossa piena di sangue». Il sangue della Merini è un linguaggio pieno di pietà. Linguaggio che nasce quando si è assunto il dolore come necessario per vivere pienamente. Lei è l’inizio del nostro accesso a una voce che ci protegge. La sua forza vivifica. Ci tende la sua mano e ci guida verso il suo albero, nudo, in una notte d’inverno. In questa «La carta della morte» aggiunge:

I critici mi hanno definita una poetessa che canta i propri amori, ma non è vero. Anche quando gli amori cessano, la mia mente continua a creare perché non è il vissuto di un amore a reggerla, ma un’etica di vita, l’amore della vita. C’è qualcosa che va al di là delle comuni conoscenze del disagio psichico: la fede che esiste un Dio d’amore di cui noi tutti siamo unica, incrollabile parte.

La sua poesia è acqua cristallina che sorge dall’autoconoscenza, un torrente di forza e fragilità, di desiderio e limite.

Per concludere, vorrei dire che una poetessa esiste soltanto se ci permette di ri-conoscerci in qualcun altro, una voce che ci sprona a cercare il nostro dolore, il nostro vuoto d’amore. La letteratura è proprio questo, nient’altro: l’arte che ci insegna a leggere i nostri vuoti. Alda Merini ci ha lasciato il suo sguardo, una porta che apre un’altra porta e tante altre, per fare della nostra vita una discesa. Il suo dolore è stato anche il mio, un dolore che Alda mi ha insegnato a trasfigurare affinché la poesia non sia la vita ma bensì il modo in cui annunciamo e accogliamo la vita. E anche la morte.

Ringrazio la Casa delle Arti-Spazio Alda Merini, per l’impegno e l’amore grazie ai quali la poesia può essere testimone di ciò che succede nella nostra società, nel nostro tempo, cosicché ogni lettore possa scoprire e abbracciare un essere umano che ha donato la sua vita per fare di questo mondo un mondo più vivibile, più umano.

Grazie di cuore per permettermi di rivivere questa memoria: luce piena di saggezza.

 

 

Jeannette L. Clariond

Milano, 1° novembre 2019

 

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30 11 19 OLTRE LE GAMBE spettacolo teatrale nella rassegna contro la violenza 2019

 

Nell’ambito di SOLTANTO I DEBOLI COMMETTONO CRIMINI – Rassegna per contrastare la violenza sulle donne in collaborazione con Catlike Mood a.s.d. e con patrocinio Municipio6

30 novembre 2019 – ore 19.00

OLTRE LE GAMBE

di e con Alessandra D’Agostino.

uno spettacolo di Teatro Forum ovvero uno spettacolo su un tema sociale che va aprendosi con la partecipazione /verbale o fisica/ del pubblico presente in sala che prende la parola, finanche il posto delle attrici.

La tematica affrontata è la discriminazione spesso subita dalle donne sul luogo di lavoro.

ideazione e drammaturgia Alessandra D’Agostino

Regia di Rossella Melis e Gian Paolo Galasi

Protagonisti Vit Gadaleta e Silvia Pierantoni Giua

 

ingresso libero – si consiglia la prenotazione a info@lacasadelleartiste.it

 

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29 11 19 Adalberto Maria Merli con «Mangereta»

29 novembre 2019 – ore 18.30

Presentazione del libro

“Mangereta”

(La Nave di Teseo) di

Adalberto Maria Merli

Mangereta è il soprannome dato al piccolo Berto dalla nonna friulana, vuol dire “mangia sempre, affamato”, perché Berto ha appunto una fame irrefrenabile, non solo di cibo, ma di gioco, di fantasia, di risate: gli servono per far fronte alla durezza della guerra, sul cui sfondo trascorre la sua infanzia. Di Mangereta – alter ego dell’autore Adalberto Maria Merli – e della sua famiglia, seguiamo infatti le vicissitudini che dalla seconda guerra mondiale ci portano fino al periodo della ricostruzione, dal 1943 al 1952. Fuggiti da una capitale segnata dal conflitto, arrivano in Friuli, a Fontanafredda, e fino sulle Dolomiti, a Cortina d’Ampezzo, per fare nuovamente ritorno a Roma, a guerra finita. Un percorso fatto di incontri, avvenimenti, scoperte, esperienze tragiche o comiche, eroi anonimi e generosi. Al suo ritorno a Trastevere, nel dopoguerra, in un quartiere immerso nella povertà e nel disagio ma anche vivace e acceso di speranze, tra conversazioni strillate da finestra a finestra, al mercato, nelle trattorie, in parrocchia, per la strada, Mangereta scoprirà i suoi primi interessi, i suoi sogni, le sue prime domande, e le sue prossime responsabilità, di giovane e adulto.)

 

Adalberto Maria Merli è nato e vive a Roma. Attore e doppiatore, è interprete di molti film e sceneggiati per la televisione e la radio. Ha lavorato in Francia, Spagna, Inghilterra. Nel 2005 è stato nominato membro della Commissione Consultiva del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per i film di interesse culturale.

 

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28 11 19 «SABAIDEE» Mostra fotografica di DINO GEROMELLA

28 novembre 2019 – ore 18.00

INAUGURAZIONE della mostra fotografica di

DINO GEROMELLA «SABAIDEE»

sul lavoro infantile nelle zone remote rurali del Vietnam e Laos.

Ospite il coro Zerosedici di Milano (cantori dai 6 ai 13 anni) che eseguirà brani espressamente scritti per voci bianche, coordinati dal direttore Aleksander Zielinski

 

Termine esposizione 1/12. Ingresso libero

SABAIDEE in Thai significa “stare bene”, “essere felice”, “sentirsi comodo”, “essere rilassati”. Anche in Laos la parola ha molteplici usi, incluso “ciao”, “come stai” e “sto bene”. Riflette la semplicità della cultura locale, a volte confusa dagli occidentali con la pigrizia. Fuori dalle località turistiche più famose, il Laos e il Vietnam rimangono in gran parte agricoli: i beni primari provengono dall’agricoltura o dalla pesca nel fiume Mekong e suoi affluenti. Gli agricoltori vanno a lavorare nei campi vestiti a festa, i bambini non hanno un iPad, ma giocano tra loro con dei sassi incontrati per strada tra le montagne. Territori sperduti, carenti di connessioni e infrastrutture, ancora profondamente segnati dalla guerra del Vietnam (le mine inesplose ricoprono una gran parte del Laos, rendendone estremamente difficile lo sviluppo). Tanto lavoro, nessun lusso, ma più sorrisi autentici per cose semplici, e tanti “sabaidee” tra sconosciuti che si incontrano per il cammino. Alcune delle foto hanno partecipato al premio World Press Photo 2019.

 

DINO GEROMELLA, Pola (Croazia) 1984

Giornalista politico e di attualità, appassionato di viaggi. Alcune delle sue foto sono state pubblicate su guide di viaggio come Lonely Planet, The Rough Guides e Michelin.

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26 11 19 ECHI DI DONNE Comp. Teatrale Maskere nella rassegna contro la violenza 2019

 

Nell’ambito di SOLTANTO I DEBOLI COMMETTONO CRIMINI – Rassegna per contrastare la violenza sulle donne in collaborazione con Catlike Mood a.s.d. e con patrocinio Municipio6

26 novembre 2019 – ore 20.30

ECHI DI DONNE

Compagnia Teatrale Maskere

– Un immaginario racconto postumo di donne vittime di femminicidio. Attraverso le parole, che ci giungono come echi, le attrici propongono in monologhi parole per raccontare la vita di quelle donne, le loro attese, le aspettative deluse, il desiderio di amare non riconoscendo l’amore malato. Un tratteggio incisivo viene riservato anche alla figura dell’uomo carnefice per cercare di comprendere, senza giustificare, quale leva possa scattare per generare un assassino.

Regia e testi di Nadia Bruno.

Con Cristina Sgambi, Chiara Malpezzi, Floriana Sechi, Valentina Sardo, Adriana Bongermino.

ingresso libero.

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24 11 19 IL BATTITO DELLE DONNE [Catlike] nella rassegna contro la violenza 2019

Nell’ambito di SOLTANTO I DEBOLI COMMETTONO CRIMINI – Rassegna per contrastare la violenza sulle donne in collaborazione con Catlike Mood a.s.d. e con patrocinio Municipio6

24 novembre 2019 – ore 15.00

IL BATTITO DELLE DONNE

Davanti al “Wall of Dolls” – Il Muro delle Bambole contro la violenza sulle Donne, spettacolo performativo itinerante di Catlike, gruppo femminile acrobatico e musicale (percussioniste) con testi poetici sul tema delle diverse violenze (mutilazioni genitali, spose bambini, iniziazioni alla prostituzione, violenza fisica e psicologica) narrati all’interno di coreografie di danza e musica (percussioni). La proposta si snoderà dai locali a piano terra dello Spazio Alda Merini, attraverserà il giardino per giungere sotto l’adiacente tettoia, di fronte “Muro delle Bambole” in un dirompente finale con lo scopo di sensibilizzare anche il pubblico di strada.

Danzatrici percussioniste: Silvia Bani, Bruna Malcangi, Clara Scavazzini.

Testi poetici a firma Cinzia Marulli, Rita Pacilio, Alina Rizzi, Rossana Bacchella, Agnese Coppola.

Voci: Diana Battaggia, Nadia Bruno, Francesca Laquintana.

 

Ingresso libero.

sarà presente una delegazione del Wall of Dolls per “rompere il muro dell’indifferenza”

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23 11 19 LA COPERTA DELLE DONNE nell’ambito della rassegna contro la violenza

 

nell’ambito della rassegna SOLTANTO I DEBOLI COMMETTONO CRIMINI – Rassegna per contrastare la violenza sulle donne in collaborazione con Catlike Mood a.s.d. e con patrocinio Municipio6

23 novembre 2019 – ore 20.30

Presentazione de

LA COPERTA DELLE DONNE

in esposizione al piano superiore della Casa fino al 14 dicembre. Oltre 200 tessere realizzate da donne artiste, italiane e straniere, cucite a mano – dimensioni 7mtx3mt.

La Coperta delle Donne, progetto artistico ideato da Alina Rizzi, inaugurato all’inizio del 2008, nasce da un’immagine scaturita da un romanzo, intitolato Dolce come il cioccolato di Laura Esquivel. Il libro racconta una storia d’amore – riferisce l’ideatrice –  ma ciò che mi rimase in mente più a lungo fu quella lunghissima coperta colorata che la protagonista del romanzo lavora a maglia in ogni momento libero della sua vita e che quindi porta con sé per anni, fino alla vecchiaia, e fino a farla diventare un’opera “monumentale”. Trovai il progetto affascinante, adatto alla condivisione e subito immaginai di coinvolgere altre donne e artiste, che avessero voglia di contri­buire a un’opera grande, colorata e piena di pensie­ri, sensazioni, stati d’animo. Un lavoro che rappre­sentasse la femminilità, la condizione delle donne, che raccontasse le loro gioie e dolori, le violenze e le discriminazioni attraverso un’abilità antica come la manipolazione di fili e tessuti, ma fosse an­che in grado di dare voce e spazio ad abilità ben più sotterranee, divenendo un contenitore di mes­saggi ricamati, scritti, dipinti. L’adesione è stata immediata e nel tempo i contributi sono aumentati fino a raggiungere gli attuali 210 pezzi che, pazientemente cuciti a mano l’uno all’altro, hanno dato vita a una grande tela patchwork che raccoglie in sé i messaggi e le testimonianze di chi ha voluto unirsi al progetto con spirito creativo e solidale. Fotografie e notizie si trovano sul blog costruzionivariabili.blogspot.com.

Con la partecipazione dell’ideatrice Alina Rizzi. A seguire: dibattito e reading.

 

Ingresso libero

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23 11 19 La collana Z de I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno

23 novembre 2019 ore 18.00

La collana Z de I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno a cura di Nicola Vacca.

 

Con Pietro Romano, Nicola Manicardi, Giuseppe Perrone, Luisa Bolleri, Donato Di Poce.

Letture a cura di Elisa Longo.

Presenta Ottavio Rossani, giornalista Corsera.

Interverrà l’editore Stefano Donno

 

Ingresso libero

 

vedi collana Z

I LIBRI

L’ora del buio di Giuseppe Perrone

“Il poeta davanti alla realtà deve avere uno sguardo disincantato. In uno stato di vigilanza, il suo compito è quello di attraversare l’esistenza senza mai chiudere gli occhi e soprattutto raccontando quello che vede Giuseppe Perrone ne  L’ora del buio si fa poeta civile e con le spalle al muro scrive poesie prendendosi cura delle parole per mettere nero su bianco tutta la precarietà di noi esseri umani davanti alla decadenza in cui siamo precipitati. Poesia che guarda in faccia lo sgomento, l’indifferenza di questo lungo e interminabile viaggio al termine della notte che noi come umanità disumana abbiamo scelto di intraprendere da incoscienti senza preoccuparci delle conseguenze che ci porteranno all’estinzione. «L’uomo è il cancro della terra» scrive Emil Cioran. Giuseppe Perrone, come uomo e come poeta, ha preso coscienza di questa pericolosa e irreversibile deriva. Come poeta, che prima di tutto è uomo, scrive nel solco di una consapevolezza. L’ora del buio è il libro di un poeta e di un uomo che ha gli occhi aperti sulle macerie.” (dalla postfazione di Nicola Vacca)

Giuseppe Perrone è nato a Taranto nel 1959 e svolge l’attività di medico. Nel 2013 pubblica Tra i passi e le strade (Manni editori), il suo libro d’esordio. Nel 2017 esce La carità delle parole (Luoghi interiori).

 

Lampi di verità di Donato Di Poce

“Con l’immagine dei lampi il poeta esprime una misura e delinea una via di accesso. Nella notte sempre buia del nostro vivere politico e civile, le folgori squarciano il tessuto omogeneo del reale e sfaldano la trama compatta delle banalità e dei pregiudizi, aprendo per pochi attimi, nel battito di ciglia di un’epifania, fenditure e crepe, oltre le quali intravedere sentieri di sopravvivenza. ‘Lampi di verità’ è una raccolta articolata in due parti; la prima consegna il titolo a tutta l’opera, la seconda è declinata su un versante di ‘bellezza’. Una biforcazione? No, piuttosto, due attributi della stessa sostanza. Già il pensiero greco ci richiama alla sintonia di ‘bellezza e verità’ […] . Il poeta ha in tasca una fragile matita da cui sgorga la lacrima dell’oppresso. Il poeta spezza la matita come spezza il pane, offre al prossimo un’intuizione, una scheggia di vita estratta dalla carne, e, se riceve in cambio sputi anziché sorrisi, sa che questo è l’inconveniente di ogni dono. La poesia soffierà, comunque, sulle braci del sacrificio.” (dalla Prefazione di Alessandro Vergari)

Donato Di Poce info link

http://www.donatodipoce.net/

 

Fra mani rifiutate di Pietro Romano

“La poesia è la casa delle parole e il poeta cerca la porta per potere abitare le sue stanze. “Fra mani rifiutate” è il libro di Pietro Romano, un poeta che scava nelle stanze delle poesia con l’intenzione di stabilire un contatto con le parole. I suoi versi indicano attraversamenti, scorticano la realtà fino a cogliere della sua forma tutta la scarnificazione che è necessaria a stabilire un contatto con l’esistenza.La sua poesia, in questo senso, è colma di varianti infinite che esplorano l’esistenza e i suoi campi minati. Il poeta prende tra le mani la parola e con gli occhi vigili sul mondo, quasi a voler lasciare una testimonianza, si insinua tra le pagine di quel “sentimento dell’esserci”, perché quello che conta nell’insensatezza di tutto è lasciare una traccia. Fra mani rifiutate è il libro di un poeta consapevole dell’importanza delle parole e del fatto che non ci sono parole all’altezza del presente che ci inghiotte. Davanti alle ustioni del mondo il poeta ha il dovere di inventare una lingua che brucia.Pietro Romano nelle sue poesie incendia le parole, chiama lo spavento in cui siamo finiti con il suo nome e non fa sconti al disincanto che ci assedia.” (Nicola Vacca)

Pietro Romano (Palermo 1994) è laureato in Lettere. È autore di due raccolte di poesie, dal titolo Il sentimento dell’esserci (Rupe Mutevole, 2015) e Fra mani rifiutate (I Quaderni del Bardo, 2018). Suoi scritti compaiono in diverse antologie cartacee e riviste, fra cui Nel nome di Alda (Ursini Edizioni, 2015) e Repertorio di Arte e Poesia (Ursini Edizioni, 2016), In Verbis Lingue Letterature Culture anno VI, n 1, 2016 Ridersela della cultura. Comicità e sovversione delle idee dominanti tra XV e XVIII secolo (Carocci, 2016), Scrittura e utopia in Giuliana Saladino, Dialoghi Mediterranei, n°28, novembre 2017. Attualmente, frequenta il corso di Laurea Magistrale in Italianistica presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna.

 

Non so di Nicola Manicardi

“Manicardi coglie occasioni: alternativamente un polemico satirista, un lirico trattenuto, un poeta ‘tentato’ dal pensiero: ‘Come ci si sente/ essere il quadrato nero/ di una settimana enigmistica?’. Manicardi non tanto cattura il giorno, la giornata che passa ma la sovverte: ‘scrivo cercando di raccontare il giorno/ e finisco per esserne mangiato’. Questo libro si compone di poesie all’attacco e di poesie di meditazione di un autore sempre all’erta. Qui ci troviamo di fronte a un caso particolare. Un poeta educato che cerca la diseducazione. Per il quale ogni ora ogni diversa luce può essere un indizio di un percorso che può portare davvero molto ‘altrove’ rispetto al suo inizio”. (Dalla prefazione di Pier Damiano Ori)

Nicola Manicardi è nato a Modena dove risiede e lavora in ambito sanitario. Appassionato di letteratura in particolare modo di poesia. Ha pubblicato nel 2015 per la casa editrice Rupe Mutevole di Parma il suo primo volume intitolato “Periplo”. Successivamente è stato inserito nell’antologia dedicata al mito di Marilyn Monroe dal titolo “Umana troppo Umana” di Alessandro Fo e Fabrizio Cavallaro edito da Aragno anno 2016. Nel 2018 pubblica il secondo volume di poesia intitolato “Non so” per la casa editrice I Quaderni del Bardo di Stefano Donno, Collana Zeta diretta da Nicola Vacca. Nel luglio 2018 ha partecipato in veste alla trasmissione “il Sabbatico” mandata in onda su Rai news. In questi anni la poesia di Nicola Manicardi è stata tradotta in: greco, spagnolo, rumeno, russo, francese ed inserita in prestigiose riviste nazionali ed internazionali.

 

Di me e degli altri di Lucia Iovino

(Martino Ciano) “Una mano vi accarezza il viso, vi rilassate, vi piace, sorridete; improvvisamente quella mano vi dà uno schiaffo che vi stordisce, mai riuscirete a spiegarvi il perché di quel gesto. La poesia di Lucia Iovino è così: una carezza e una sberla, un’illusione che diventa improvvisamente disillusione, o meglio, consapevolezza della realtà. I versi sono composti di parole semplici. Poesia nostalgica, poiesi di uno spirito che si sofferma sull’esperienza, e in questa ricerca del senso del passato si comprende il viaggio linguistico dell’autrice. Il suo pellegrinaggio nella vita la porta a riscoprire l’esistenza, a regredire per un attimo allo status di Alice, la quale dopo aver attraversato il paese delle meraviglie ritorna alla realtà abbacinata da una luce che rende meno spaventose le ombre della vita. Siamo di fronte a versi stoici, in cui la tranquillità e l’equilibrio delle parole riescono a conferire un sentimento di soddisfazione in chi legge; soddisfazione per aver vinto o perso con onore, con pazienza e perseveranza.”

Info link

http://www.gliamantideilibri.it/di-me-e-degli-altri-lucia-iovino/

Lucia Iovino è nata a Torre Annunziata. Ha lavorato nella scuola ma la poesia è da sempre la sua passione. Questo è il suo primo libro.

 

Jorge di Sotirios Pastakas

“‘Jorge’ è un libro singolare […]. È la storia di un’amicizia tra un poeta e un gatto che con ironia si avventurano insieme nel dedalo dell’esistenza, guardando sempre in faccia e a volto scoperto la realtà che hanno davanti”. (Nicola Vacca)

Sotirios Pastakas è nato nel 1954 a Larissa in Tessaglia. Ha studiato medicina a Napoli e Roma. Per trent’ anni ha lavorato come psichiatra ad Atene. Oltre a psichiatra e poeta e inventore di riviste on line (Poiein, Thraka, Ftera Xinas, Exitirion), produttore radiofonico e maestro del corso di scrittura vissuta. Ha pubblicato quindici raccolte di poesie, un monologo teatrale, un libro di saggi e traduzioni di poeti italiani (Sereni, Penna, Saba, Pasolini, Gatto, de Angelis, Magrelli ecc). Collabora con varie riviste letterarie con saggi e traduzioni dall’italiano. Dal 1994 è membro della Società degli Scrittori Greci (Greek Writers Society). È stato tradotto in quindici lingue e ha partecipato a vari festival mondiali di poesia. Nel Settembre 2001 è stato ospite onorario al Hawthodern Castle International retreat for Writers, presso Edimburgo. Il suo libro “Trilogia” (ed. Parousia, 2012) è stato pubblicato negli Stati Uniti nel 2015, col titolo «Food Line», tradotto da Jack Hirschman e Angelos Sakkis. Il suo primo libro di racconti “Il Dott Ψ e I suoi pazienti” è stato pubblicato nel 2015, da “Melani” editore, Atene. Nel 2016 e stata edita da Multimedia Edizioni un’antologia della sua poe sia, “Corpo a corpo” suo primo libro “italiano”., Nel 2018 e uscito “Jorge” dai Quaderni del Bardo, di lecce, e la sua “Guida di sopravivenza per giovani autori”, Apopeira ediz., Atene, piu una sua aricchita antologia personale “Corpo a frizione”, Romi ediz, Salonico. A Sotirios Pastakas viene assegnato il 4 dicembre il Premio Annibale Ruccello per la Poesia dello STABIA TEATRO FESTIVAL.Ha vinto il Concorso “Ritratti di Poesia.140”, seconda sezione (Europa) per il 2016

 

Involuzione della specie di Luisa Bolleri

Nelle sue narrazioni, l’autrice affronta temi di grande impatto emotivo, quali il disagio mentale, lo stalking, l’abbandono di un figlio, la pedofilia, la violenza sulle donne, il rapporto tra vivi e morti.  Anche le sue poesie ricalcano i temi del disagio e della spersonalizzazione dell’individuo, smarrito in una società sempre più ostile.

 

Luisa Bolleri vive a Empoli con la sua famiglia. Scrive romanzi, racconti e poesie, collaborando con alcune riviste letterarie. È membro di giuria in premi letterari.

Ha pubblicato i romanzi:

Quella notte, Ibiskos Ed.Risolo, 2011.

L’incubo, Leonida Edizioni, 2013.

Il tunnel, Ibiskos Ed.Risolo, 2013.

Pioggia, Leonida Edizioni, 2015.

Il vento e il silenzio, Ibiskos Ed.Risolo, 2015.

Il presagio, Leonida Edizioni, 2016.

Recentemente è uscita la raccolta di racconti “Precipitare”, Leonida Edizioni, 2019.

 

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22 11 19 GASLIGHT spettacolo teatrale nella rassegna contro la violenza 2019

nell’ambito della rassegna SOLTANTO I DEBOLI COMMETTONO CRIMINI – Rassegna per contrastare la violenza sulle donne in collaborazione con Catlike Mood a.s.d. e con patrocinio Municipio6

22 novembre 2019 – ore 18.30

GASLIGHT

della Compagnia Retropalco con Laura Bertoli, Luca Volonteri, Veronica Marelli, Davide Papasidero;

Scenografia: Francesca Pezzini;

Musiche: Lidia Parazzoli e Alberto Maruzzelli;

Regia Compagnia Retropalco.

Ingresso libero – consigliata prenotazione a info@lacasadelleartiste.it

 

NOTE DI REGIA

L’idea di mettere in scena questo spettacolo/evento nasce da due esigenze. Da una parte la necessità di trovare in una storia, allo stesso tempo realistica e metaforica, il modo per parlare del rapporto tra individui, relazioni che possono svilupparsi in sentimenti solidali oppure diventare morbose fino ad essere tossiche. Dall’altra parte c’è la voglia di far riflettere, di usare una storia dalle tinte nere per accendere una lampadina su una forma di violenza spesso invisibile all’occhio esterno, in quanto sottile e strisciante.

Nb: Il gaslighting è una forma di violenza psicologica nella quale vengono presentate alla vittima false informazioni con l’intento di farla dubitare della sua stessa memoria e percezione.

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17 11 19 #BCM19 «Madri, custodi d’ogni confine» con Rossana Oriele Bacchella

17 novembre 2019 – ore 19.00

BOOKCITY MILANO 2019

TITOLO EVENTO: Madri, custodi d’ogni confine

PROTAGONISTI: Rossana Oriele Bacchella (autrice)- Relatori: Cinzia Marulli, Ada Crippa, Agnese Coppola – coordina Diana Battaggia

DESCRIZIONE DELL’EVENTO: Parole poetiche per descrivere il legame di amore e conflitto con la madre in cui riconoscersi, liberarsi e librarsi verso un’affermazione di identità autonoma e nuova.

LIBRI DI CUI SI PARLA: «Nella carne e nel sangue rugge una madre» (La Vita Felice, 2019)

TIPOLOGIA DELL’EVENTO incontro, reading,

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