Genocidio Armeno. 1915, il canto spezzato con la soprano Ani Balian

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Il 17 febbraio, alle 18.00 la prof. Maria Ferrone terrà una conferenza sulla “Questione” armena ieri e oggi e a seguire, alle 19.00 “1915, Il canto spezzato”, spettacolo multimediale ideato dal soprano armeno Ani Balian che interpreterà i canti della tradizione armena raccolti dall’etnomusicologo Gomidàs, accompagnata al pianoforte da Eleonora Ravasi. L’esibizione vedrà intermezzi lirici con la lettura di brani e poesie dei grandi testimoni del genocidio.

 

Ingresso € 7,00 – Gratuito per i soci E’ gradita la prenotazione a info@lacasadelleartiste.it

 

«I massacri della popolazione armena, avvenuti in Turchia tra il 1915 e il 1917, sono la messa in atto del progetto dei “giovani turchi” per “risolvere” la questione armena. Le uccisioni cominciarono nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915, quando iniziò il rastrellamento e furono eseguiti gli arresti tra l’élite armena di Costantinopoli di circa 600 persone, delle quali 250 non sono arrivate a vedere l’alba, essendo state eliminate subito. L’operazione continuò nei giorni successivi. In un mese più di mille intellettuali Armeni, tra cui giornalisti, scrittori, poeti e parlamentari furono deportati verso l’interno dell’Anatolia e trucidati.
Secondo lo storico e giurista  polacco Raphael Lemkin (che ha coniato il termine genocidio) si è trattato del primo episodio in cui uno stato ha pianificato ed eseguito sistematicamente lo sterminio di un popolo. La Turchia però non ha mai accettato la definizione di genocidio, sostenendo che le uccisioni erano una risposta all’insurrezione degli Armeni e alla necessità di difendere le sue frontiere, sottolineando che anche migliaia di turchi erano morti nel conflitto. Anche altre popolazioni cristiane come i siro cattolici, siro ortodossi, assiri, caldei e greci sono stati uccisi dai  turchi a migliaia.

Il numero degli Armeni morti in questo secondo massacro (altre stragi erano state commesse nel 1894 e 1896) è controverso. Fonti turche fermano il numero dei morti a trecentomila, mentre quelle armene arrivano a 2 milioni. Gli storici stimano che la cifra vari tra gli 800mila e 2 milioni di morti, ma il bilancio di 1,5 milioni è il più diffuso.»


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