Mostra Personale di LUISELLA DEIANA PATETTA – Inaugurazione lunedì 30 gennaio ore 18,30

locandina Deiana Patetta

dal 30 gennaio al 15 febbraio 2017

Casa delle Arti – Spazio Alda Merini
Via Magolfa 32 Milano

orario e giorni d’apertura:
giovedì – venerdì – sabato e domenica 17-20 /
martedì – mercoledì 10-13 / lunedì 20 – 23

Luisella Deiana Patetta, nata ad Alghero, vive e lavora a Milano.
Ha studiato alle Accademie di Belle Arti con Franco Gentilini, Domenico Cantatore e Marino Marini.Ha partecipato a numerose Mostre collettive e tenuto Mostre personali in Italia e all’Estero. Dopo una fase metafisica tra figura e natura, la sua pittura si é orientata e ha svolto un processo figurativo nel senso di continuità e di sviluppo interiore di soggetti, suggestioni ed emozioni. Hanno scritto di lei: Mario De Micheli, Flavio Caroli, Raffaele De Grada, Angelo Mistrangelo, Giorgio Seveso, Gianni Prè e Chiara Vanzetto nell’attuale esposizione nella Casa delle Arti – Spazio Alda Merini a   Milano.
MOSTRE PERSONALI
Comune di Milano (1965), Galleria dell’Agrifoglio (1968), Ente del Turismo, Al- ghero (1969), Galleria Screiber a Brescia (1976), Galleria Ciovasso, Milano (1976), Galleria Selearte, Padova (1977), Biblioteca Comunale, Cesano Boscone (1977), Galleria La Firma, Riva del Garda, (1978), Galleria La Bacheca, Cagliari (1983), Galleria Ciovasso, Milano (1984), Galleria Duomo, Spoleto (1985), Galleria Gri- goletti, Pordenone (1987), Galleria Arte Europa, Bergamo (1988), Staats und Uni- versitats Bibliotek, Amburgo (1988), Centro Culturale Italiano di Zagabria (1988), Galleria La Cittadella, Torino (1989), Galleria San Paolo, Bologna (1990), Gal- leria Ipogea, Torino (1993), Museo di Milano (1993), Famiglia Artistica Milane- se (1995), Villa Simoneschi, Chianciano (1996), IULM, Milano (1998), Centro Cul- turale S. Protaso, Milano (1999), Il Labirinto, Alghero (2001), Palazzo dei Con- vegni, Jesi (2002), Centro dell’Incisione, Milano (2013), Cortina Arte, Milano (2015), Casa Alda Merini, Milano (2017).

Ha illustrato la Tecnica del Disegno a China alla Biblioteca d’Arte del Castello di Milano e ha curato con Silvio Zanella la Mostra d’Arte Sacra a Busto Arsizio. Ha partecipato a numerose Mostre collettive in Italia e all’estero, tra le quali: Roma, Palazzo delle Esposizioni, Como Villa Olmo, Milano Palazzo Reale, Premio Na- zionale di Pittura, Milano, Salon des Nations, Parigi, Arte Sacra, Desio, Ponte del- le Gabelle, Milano, ISAL, Milano, Premio Sulmona, Galleria Ciovasso, Milano, Arte Sacra, Parma, Palazzo Comunale, Todi, La Fenice, Sassari, La Permanente, Mila- no, Premi Santhià (1990-2010), Spazio Hajech, Comune di Alghero, Museo di Cam- pione d’Italia, Galleria Nuovo Aleph, Milano, Spazio Guicciardini, Milano, Bien- nale dell’Incisione, Campobasso, Politecnico di Milano, Premio Sulmona, Centro dell’Incisione, Milano (dal 2012 al 2017), La Fornace, Milano, Spazio BPL Arte, Lodi, Casa Merini, Milano.

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5.2.17 Terra di rosa – u cantu ca vi cuntu

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TERRA DI ROSA – u cantu ca vi cuntu –
di e con Tiziana Francesca Vaccaro

Casa delle Arti – Spazio Alda Merini – Via Magolfa, 32 – Milano
domenica 5 febbraio 2017 – ore 18.00

Rosa che cantava la terra. Rosa che suo padre le diceva sempre: «i fimmini non cantunu, cantunu sulu i buttani!» Rosa che la sua terra, un giorno, l’ha dovuta lasciare. Rosa tradita, da quella stessa terra. Rosa tra fame e violenza. Rosa tra dolori e abusi. Rosa disperata. Rosa grido di speranza. Rosa di ieri. Rosa di oggi.
Per ricordare Rosa Balistreri, il coraggio, l’orgoglio, la forza di una siciliana che con la sua voce ha denunciato e osannato, odiato e amato la terra di Sicilia. Per scoprire che siamo tutti un po’ Rosa. Siamo tutti un po’ terra.

Lo spettacolo nasce dall’incontro con la Cantatrice del Sud, Rosa Balistreri, e la sua storia. Figura decisiva del folk siciliano degli anni ’70, Rosa è tra i grandi protagonisti della riscoperta della canzone popolare che, gazie a lei, è tuttora apprezzata in tutto il mondo. Povera e orgogliosa, varcò i confini in cerca di fortuna, imparò a prendere una chitarra in mano e a gridare in faccia a tutti quello che pensava. Cantava, e il marito la picchiava e gli uomini abusavano di lei. Cantava e cresceva Rosa, nella sua Licata mafiosa e fascista.
Cantava di liberazione e rivoluzione, e il suo canto risuonava per tutta la Sicilia, come un urlo. Urlo come racconto, memoria, strumento che disvela ciò che si cela dietro le consuetudini, le violenze quotidiane, la società sorda. Una vita sempre in prima linea, senza cedere mai, scontrandosi e pagando di persona, il suo tempo e le sue regole, ma credendo fermamente nell’amore, crudele ma indispensabile, motore di una vita.
Nata il 21 a primavera, come Alda Merini. Non è un caso. Come Alda, era capace di segnare una differenza, una unicità di sguardo per indagare nelle pieghe della vita e raccontarle, in profondità.

Maggiori informazioni: http://terradirosa.it/

Genere: teatro
Durata: 90 minuti
Ingresso € 10,00 – sconto 20% per i soci.


Tiziana Francesca Vaccaro
nasce a Catania nel 1984. A 17 anni inizia a muovere i primi passi in teatro e poco tempo dopo viene ammessa all’Accademia d’Arte Drammatica “Umberto Spadaro” del Teatro Stabile di Catania diretta da Lamberto Puggelli in cui si diploma come attrice professionista nel 2008.

Dopo i primi lavori in diversi teatri della Sicilia, si trasferisce a Milano.

In costante formazione e trasformazione e, spinta dal desiderio di unire le sue due grandi passioni, il teatro e il sociale, nel 2014 consegue il Master di Teatro Sociale e di Comunità presso l’Università di Torino e al momento collabora con alcuni docenti e colleghi a diversi progetti nell’ambito di teatro e promozione della salute e in diverse comunità di Milano e Torino (bambini, adolescenti, disabili, ecc.). In ambito drammaturgico scrive due testi legati ai temi dell’emigrazione e, più in generale, del viaggio. In veste di attrice e conduttrice di laboratori, collabora in équipe al progetto Teatro degli Incontri diretto da Gigi Gherzi, laboratorio d’intervento sociale e di spettacolo all’interno della zona di Via Padova di Milano, creato dalla necessità di partire dal rapporto tra migranti e abitanti italiani della città.

Lavora inoltre con la compagnia Qui e Ora Residenza Teatrale, attiva sul territorio della bergamasca, come attrice e social media manager. Collabora infine con la compagnia teatrale siciliana Sciara Progetti nella costruzione di laboratori teatrali e spettacoli nelle scuole e più in generale di progetti artistici a Fiorenzuola, sede della compagnia, a Milano e su tutto il territorio nazionale.

Nel Luglio 2011, nell’ambito del concorso “Teatri Riflessi III – Festival di corti teatrali” di Catania, vince come autrice il premio miglior drammaturgia per la sezione scritture originali a tema “Cibo” per il corto Agnus Day. Motivazione: “per come l’autrice ha saputo riflettere sul tema cibo nel nostro tempo utilizzando le corde dell’ironia e della fantasia attraverso una scrittura consapevole della propria costruzione…”. Lo stesso testo è stato finalista nel 2012 al concorso di drammaturgia “Oltre parola” di Milano.

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Mostra Personale di LUIGI CEI – GIORGIO SEVESO ha presentato la monografia dell’artista

Mostra Personale di LUIGI CEI.
GIORGIO SEVESO, critico d’arte e giornalista, ha presentato la monografia dell’artista.
Malgrado io sia un critico di ambito prevalentemente “figurativo”, apprezzo comunque ogni forma di gesto creativo in senso generale, purché sia intenso e rigoroso. Mi interessa sempre, cioè, un rapporto autentico tra l’immaginario dell’artista e i mezzi con cui questo immaginario si esprime, il linguaggio, la forma e addirittura i materiali. Quando ho sfogliato la monografia di Cei, ho colto subito questo senso di nitore e di rigore esemplari, e mi è venuta in mente la vicenda del MADI internazionale. Cos’è Il MADI? Nel 1946/47 in Argentina un gruppo di artisti, ispirandosi al materialismo dialettico, da qui il nome del movimento, hanno tradotto il loro impegno politico ideale in forme estetiche e quindi hanno scelto un linguaggio, soprattutto di pittura ma anche di scultura, astratto-geometrico come scelta d’impianto espressivo, in modo da evitare il mero racconto, la sola cronaca delle cose, e di immettere invece dentro l’immagine i termini stessi di questo rigore, così come loro lo ricercavano nella storia e nella vita tramite il materialismo dialettico. Una immagine ovviamente non iconica, immagine non didascalica, priva dunque di un rapporto naturalistico con la realtà delle cose. La pittura di Cei mi ha appunto fatto tornare in mente il rigore di quel movimento, che tra l’altro non si è fermato all’America Latina ma è diventato anche europeo e si è manifestato anche da noi. Ricordo a Milano, per esempio, l’attività negli anni settanta e ottanta della Galleria ArteStruktura di Anna Canali, con il pittore Rino Sernaglia e altri.

Perché c’è rigore in queste immagini? Intanto perché sono pensate all’interno di una dinamica che non ha onde emotive, che non si lascia condurre passivamente dall’emozione, ma si affida invece alla razionalità di un impianto che, pur contenendo anche emozionalità, riesce a dominarla, non ne fa il termine più importante; la razionalità sta dietro, sta in secondo piano rispetto al lavorìo che c’è nell’immaginare queste superfici costituite da variazioni minime, dove la forma viene ripetuta, reiterata quasi a ribadire la sua presenza con differenze minimali di tono, di spessore, di densità rispetto alla superficie del quadro. Quindi il rapporto ottico con l’immagine è un rapporto interrogante, come è tipico spesso dell’arte astratto-geometrica. L’artista più che dare delle risposte apre il senso di una domanda, apre il senso di una richiesta, perché richiede attenzione per far entrare lo spettatore, se è possibile, in un meccanismo di riflessione circa i meccanismi delle sue percezioni e della conformazione dei suoi segni. Di modo che queste superfici, anche quando diventano colore, quando si fanno evidenza cromatica, sono giocate su un tono di riflessione, un tono soft… Non sono “affermative” come, per esempio, lo sarebbero superfici di colori squillanti e dominanti, che in qualche modo si imporrebbero prepotentemente all’attenzione del riguardante. Questa scelta cromatica “bassa” di Cei, invece, è una scelta che favorisce un clima interrogante, favorisce il coinvolgimento curioso e razionale dello spettatore, o almeno tende a indurlo.

Nessuna opera riassume in sé l’interezza delle idee di un artista, ma è nell’articolarsi delle varie opere che si manifesta l’impianto generale delle sue intenzionalità, cioè della poetica di un pittore o di uno scultore. In queste opere, appunto, è espressa la chiara intenzione di evocare le condizioni sentimentali e razionali in cui viviamo attraverso un discorso sulla geometria, sul rigore, sul nitore delle forme, laddove si alternano forme più geometriche a quelle più sinuose e dove si vengono a inserire – questo forse di più nella grafica che nella pittura – elementi di una sorta di cifrario, segni che alludono a una possibile scrittura, a una possibile comunicazione codificata, quindi a un linguaggio che diviene elemento plastico, diventa elemento che turba in qualche modo il rigore della composizione, lo mette in discussione, lo rende dialettico. Per ritornare appunto al MADI (materialismo dialettico), la presenza di questi segni, di questi geroglifici, pone in situazione dialettica il rigore delle forme geometriche accostate alla presenza più febbrile, più fervida, rappresentata da questo richiamo alla scrittura.

Dicevo dunque del rigore. Cei non è certamente un pittore che badi in qualche maniera alle “mode” o alle tendenze oggi più conclamate o di successo. Non mi pare la sua una pittura che cerchi il successo commerciale, il facile consenso da parte del pubblico. Non blandisce, non cerca effetti piacevoli, e ciò conferma il rigore e la tensione di una ricerca che è tutta concentrata su se stessa e non sugli effetti seduttivi, non sul mercato, non sulle tendenze vincenti dell’ambiente artistico in cui stiamo vivendo. Dunque la sua attenzione e tensione sono assolutamente capaci di riportare un po’ di speranza proprio nella pittura, anche in quella non figurativa che è quella apparentemente più ostica, più difficile nel rapporto comunicativo con il pubblico poiché non si pone – dicevo – come risposta lirica ai problemi, ma come domanda per tutti noi, come richiesta di attenzione verso la vita, verso le cose. Ogni volta che un artista riesce a solleticare la nostra curiosità, non per dire ciò che quel tal quadro“significa” ma riuscendo a coinvolgerci nei meccanismi stessi della sua immaginazione, ecco, ogni volta che questo accade, ciò rafforza il ruolo della pittura dentro l’immaginario di oggi, dentro il nostro immaginario collettivo. Voi sapete che viviamo in un mondo in cui la comunicazione è la più abbondante e numerosa di quanto mai sia stata nella storia dell’uomo, e tanto più è copiosa questa comunicazione tanto più è bassa la sua qualità umana. Che ci arrivi dalla televisione, dal cinema, dalla musica o dalla letteratura di consumo, si tratta infatti di una sorta di immaginario in pillole privo di profondità e di vere sostanze razionali e umane, una sorta di “placebo” culturale che ci viene elargito dalla grande industria culturale e che ci rende sempre più poveri, sempre meno consapevoli rispetto a una lettura emozionale più complessa della realtà e dei suoi meccanismi. I pittori e gli scultori quando sono seri, non quando cercano solo il consenso o soltanto di piacere per vendere o per apparire, sono tra quelli che ci aiutano – così come lo fanno i poeti, gli scrittori, come lo fanno certi musicisti – a capire i veri meccanismi sentimentali, emozionali del tempo in cui viviamo. Ci suggeriscono strumenti ulteriori rispetto a quelli che abbiamo dentro di noi per capire come funziona davvero questo nostro mondo e come si manifestano le sue contraddizioni, i suoi problemi, le sue possibili speranze e utopie. E di questo possiamo ringraziare anche Cei e la sua pittura.
Giorgio Seveso

Luigi Cei è nato a Mede Lomellina (Pavia)

Di formazione autodidatta, ha maturato inizialmente il suo percorso artistico nell’ambito del linguaggio informale e dell’ astrattismo materico, prima di approdare negli anni più recenti all’ attuale ricerca nel campo della figurazione, che ha avuto compiuta manifestazione con la serie dei “Paesaggi fantastici”.
Anche grazie a questo ciclo, si sono susseguite in questi primi anni del ventesimo secolo le occasioni per esporre, attraverso mostre personali e collettive, all’ estero ed in Italia.
Ricordiamo, tra le più recenti, le esposizioni presso la galleria Il Capricorno di Vigevano (2003),alla galleria City di Lignano Sabbiadoro (2003), presso la libreria Cardano di Pavia (2004), le due partecipazioni (2003 e 2004) alla collettiva “La Marguttiana” di Forte dei Marmi; la collettiva presso “La bottega dell’arte” di Cusano Milanino (2005), la collettiva presso la “Biblioteca comunale di MIlano” (2005), la personale presso la “Camera di Commercio di Chieti” (2006) e l’esposizione presso la sala consigliare del comune di Cava Manara in occasione della manifestazione “Cav’arte” (2007).
L’ artista attualmente risiede ed opera a Torre d’ Isola (Pavia) in Via Mameli, 5

Nei locali de La Casa delle Arti – Spazio Alda Merini in via Magolfa 32 a Milano, l’esposizione è visitabile dal 9 – al 25 gennaio 2017

orario e giorni d’apertura:
giovedì – venerdì – sabato e domenica 17-20 /
martedì – mercoledì 10-13 / lunedì 20 – 23

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19 1 17 Luisa Puttini Hall (poesia)

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Luisa Puttini Hall presenta «Non è tempo di pettirossi» (la Vita Felice 2016) con prefazione di Lodovico Gierut (scheda libro)

Con la partecipazione della prof. Silvia Riva,  docente di letteratura francese all’Università di Milano

Intermezzi musicali di Giordano Dall’Armellina

Diana Battaggia conduce l’incontro.

Ingresso libero

 

il viaggio è nell’insieme la caratteristica di questa ennesima raccolta di Luisa Puttini Hall, un percorso assai simile a un fiume, che ha un preciso letto, senza il quale si avrebbe un avanzare decisamente caotico dell’acqua. Letto che, con i propri argini, è una vera traccia con l’acqua/pensiero/azione che scorre qualificando il fiume della creatività, specificata negli argini dello stesso. L’acqua altro non è che la poesia di Luisa Puttini Hall, autonoma, riflettente un pensiero libero che racconta e si racconta “dipingendo” senza reticenze ed esitazioni.

 

dalla prefazione di Lodovico Gierut

Luisa Puttini Hall è nata a Milano, ma vive a Firenze, dove si è svolta la sua attività di insegnante e ha avuto inizio la sua produzione letteraria. Legata al mondo britannico per professione e matrimonio, ha sviluppato una grande passione per il paesaggio del Nord Europa, meta di viaggi e lunghi soggiorni. Sia lo sfondo naturale sia quello culturale dei Paesi anglosassoni trovano eco nella sua poesia e nel suo romanzo.

Non è tempo di pettirossi è la terza raccolta poetica dopo Giorni d’inedia e d’abbondanza (Masso delle Fate, 2007) e Isole e Terre (Mobydick, 2011) ed è preceduta dal romanzo, di carattere ecologico fantascientifico, Allergia (Mobydick, 2013): pubblicazioni che hanno ottenuto premi e riconoscimenti, dal “Marisa Priori” 2008 al “Portone letterario di Pisa” 2011, al “Buonarroti” di Massa 2014. Le sue poesie e i suoi racconti, vincitori in vari concorsi, sono presenti anche in riviste e antologie.

 

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2016: un anno di eventi allo Spazio Alda Merini (video rassegna)

LA CANTINA DELLA POESIA – ogni lunedì microfono aperto per versi

PREMIO DI POESIA CASA MUSEO ALDA MERINI 1^ edizione

VIAGGIO NEL MONDO DI ALDA MERINI: 10 viaggi per conoscere la Poetessa dei Navigli

SLAM POETRY: 4

LABORATORI: 11

PRESENTAZIONI LIBRI: 18

SPETTACOLI: teatro, musica, reading: 30

ARTI VISIVE: 15 mostre fra personali e collettive

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Una tombola partecipata – 6 gennaio 17

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Un pomeriggio di simpatia e versi: così abbiamo trascorso l’Epifania a Casa delle Arti – Spazio Alda Merini.

Divertimento, voglia di condivisione del tempo e di un tè, e voci poetiche per dar vita a una tombola originale diventata collante tra l’associazione e il territorio: estraendo numeri e leggendo brevi poesie, hanno partecipato infatti famiglie intere, adulti e bambini, passanti occasionali, persone venute in visita alla Casa Museo e, ovviamente, le nostre volontarie. Ognuno è tornato a casa con un piccolo dono ma, soprattutto, con il calore dell’incontro.

Ecco qualche immagine dell’iniziativa.

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MOSTRE D’ARTE 2016

 

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Il Programma gennaio 2017 su Milano weekend

A gennaio reading di poesie, tombolate e mostre personali allo Spazio Alda Merini

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Investi nell’arte e scopri come pagare meno tasse.

 

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Investire in cultura significa investire nella crescita economico-sociale del Paese attraverso una azione comune di risorse pubbliche e private. Un contributo molto importante è costituito dalle erogazioni liberali effettuate da imprese, persone fisiche e enti non commerciali che decidono di destinare una parte delle proprie risorse all’arte.

Erogazioni liberali destinate ai beni culturali e allo spettacolo

Le erogazioni liberali sono liberalità in denaro a favore del settore pubblico o del settore privato no profit che possono costituire fiscalmente, a secondo della tipologia del soggetto erogatore oneri deducibili dal reddito (imprese) o oneri detraibili dall’imposta sul reddito (persone fisiche e enti non commerciali).

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica. Tutela e valorizza il patrimonio storico e artistico della nazione”. (Art. 9 della Costituzione della Repubblica Italiana)

Il decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici convertito in legge in data 22 dicembre 2011, con n. 214 pubblicata sulla G.U. n. 300 del 27.12.2011 – Supp. Ordinario n. 276, ha introdotto significativi cambiamenti relativi alle erogazioni culturali a favore della cultura.

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