venerdì 15 marzo 2019 – ore 18.30
Presentazione del libro di poesie
“Disobbedienza”
di
Bartolomeo Smaldone.
Alessia Bronico dialoga con l’autore.
Ingresso libero.
La silloge è ispirata all’Antigone di Sofocle. C’è una figura femminile che lumeggia sulle mie nuove poesie; una figura tragica e mitica che le benedice, ella stessa ipostasi di quella disobbedienza che la portò ad opporre all’arroganza di Creonte, determinato a far valere le ragioni della legge, il suo amore devozionale e pietoso verso il corpo morto del fratello Polinice, pur consapevole che un tale affronto al potere le sarebbe costato la vita.
Ma Antigone non è solo il più affascinante emblema della sedizione all’editto irragionevole; Antigone decide, contrariamente alla sorella Ismene, di disobbedire alla prescrizione imposta dall’alto perché sente di dover portare con fierezza a compimento un destino che sino a quel momento ha dovuto sempre subire, e così facendo sceglie di essere finalmente artefice della propria sorte.
Antigone non si strappa gli occhi, come aveva fatto suo padre Edipo: decide di vedere, di riconoscere, di distinguere.
Partendo dal suo insegnamento ha avuto l’abbrivio questo libro, nel quale esistono almeno tre livelli di disobbedienza: il primo è un atto di ribellione agli scompensi causati dall’uomo alla sua stessa specie e al pianeta che lo ospita; il secondo concerne l’amore e non nella sua convenzionale corrispondenza sentimentale ma in quella dimensione intima, segreta, di condivisione della medesima malinconia e dello stesso ineluttabile stato di decadimento; il terzo è quello che in realtà comprende anche gli altri due, perché è la forma attraverso cui ogni dissenso si circostanzia e si attua, esprimendosi per tramite della solennità della poesia, intesa quale zona di contatto con il sublime cui l’uomo dovrebbe ritornare a tendere, ripudiando l’aridità e la stupidità di ciò che volgarmente e con arroganza vuole imporsi sul sublime stesso.
In tal senso, la poesia che accetti di essere sempre disobbediente deve altresì accettare di andare, proprio come Antigone, fino in fondo incontro alla propria sorte, senza scendere a compromessi che potrebbero svilire la grandiosità tutta umana della parola. Una parola che vive nella sua dimensione terrena e si confronta con il tempo, con il suo tempo, ma non smette di rielaborare il suo rapporto con la tradizione, in una sorta di flusso continuo tra mutabile e immutabile che riesce a fare della poesia quel canto sublime che domani verrà ripetuto ogni volta come si trattasse della prima, quasi fosse, essa, quella zona di contiguità e continuità tra il mondo dei vivi e quello dei morti tanto cara ad Antigone; quel paradigma umano di assoluto per tramite del quale l’uomo riesce a esorcizzare per brevi istanti il suo terrore di smettere di esistere, quando sprofonderà nel vuoto.
Nella sua capacità di vedere, riconoscere e riproporre quel paradigma, sublimando il sentimento del tempo, il poeta si fa espressione del senso più tragico di un’umanità intera, racchiudendo quella tragedia nell’involucro consolatorio della poesia.
Bartolomeo Smaldone nasce ad Altamura nel 1972. Pubblica la sua prima raccolta di poesie, “Del vento e del rovescio della medaglia”, nel 2003. A questa segue Gente nel 2009, un percorso polisensoriale che si avvale, tra gli altri, della collaborazione del cantautore Max Manfredi, vincitore del Premio Tenco. Riceve riconoscimenti in premi letterari nazionali ed internazionali.
Nell’aprile del 2010 fonda il Movimento Culturale “Spiragli”. Scrive e dirige, nel 2011, un’opera teatrale dal titolo “L’amato albero”, messa in scena, per la prima volta, ad Altamura nel giugno del 2011.
Ha al suo attivo sei pubblicazioni.